Immaginate che il fratello del vostro socio in affari si presenti a casa vostra e vi riveli che proprio chi dovrebbe esservi amico in realtà trama contro di voi. Immaginate che vi chieda di aiutarlo, perché il vostro socio potrebbe reagire in malo modo e fargliela pagare. A questo punto, immaginate anche di rispondergli: no, guarda, se ti aiutassi scontenterei il mio socio. In un mondo normale, sarebbe una cosa da manicomio. In Europa, invece, è la normalità.
Certo, gli Stati non sono uomini e l’intelligence è cosa diversa dai rapporti interpersonali. In un’ottica di realismo politico, è addirittura prevedibile che anche tra alleati ci si sorvegli. Dunque, nessuno dovrebbe scandalizzarsi troppo per le rivelazioni di Snowden sul c.d. Datagate. Bene ha fatto la nostra ministra degli Esteri Bonino a minimizzare: spiare gli alleati non è carino ma, insomma, è sempre accaduto e non bisogna farla troppo lunga.
C’è, però, “qualcosa che stona in questo ragionamento”, per citare la Compagnia dell’Anello. Il punto è che non solo gli europei si sono limitati a minimizzare, a fare spallucce, a negare asilo a Snowden perché, come ha detto la stessa Bonino, “non ci sono le condizioni politiche”. Non si sono limitati a questo, ma si stanno anche attivamente adoperando per dare la caccia alla “talpa”, limitarne la libertà e consentire alle autorità statunitensi di mettere le mani su di lui. Lo hanno fatto nei giorni scorsi, impedendo il sorvolo sui propri cieli all’aereo del presidente boliviano Morales, nel timore che potesse ospitare a bordo l’ospite indesiderato. E questa è veramente roba da pazzi, oppure da servi.
Si può comprendere, come detto, che tra alleati ci si faccia qualche sgambetto, ma la cosa almeno dovrebbe essere reciproca. Non speravamo certo che Letta e la Bonino avessero la tempra di un Andreotti o di un Craxi, che salvò la vita al colonnello Gheddafi avvisandolo degli intenti bellicosi di Reagan e fu protagonista del sempre citato e mai imitato episodio di Sigonella, ma un minimo di dignità ce la saremmo aspettata. Se non dall’Italia, quantomeno dai francesi, che sulla questione dello spionaggio hanno pateticamente alzato la vocina, minacciando di sospendere i negoziati sul trattato di libero scambio USA-UE per la bellezza di quindici giorni.
Invece no. Francia, Spagna, Portogallo: tutti si sono piegati agli ordini di scuderia, macchiandosi di un atto infame e sprezzante, bloccando per 14 ore a Vienna l’aereo del presidente di uno Stato sovrano. Un vulnus inferto alle regole della diplomazia internazionale, una dimostrazione di palese inciviltà e dell’abbandono delle norme elementari di quello ius publicum europaeum che, come ci ha insegnato Carl Schmitt, aveva regolato in passato, quando l’Europa non era solo un’espressione geografica, i rapporti interstatali. Maldestramente la Bonino ha tentato di chiamarsi fuori dalle responsabilità, accampando ragioni formali per le quali la richiesta di sorvolo presentata all’Italia sarebbe decaduta a seguito dell’atterraggio in territorio austriaco. La cosa non ha evidentemente convinto le autorità boliviane, che hanno convocato anche il nostro ambasciatore per avere spiegazioni sul vergognoso episodio.
Cornuti e mazziati, dunque. Non solo spiati, ma anche costretti a esporsi al ludibrio del mondo civile – e a eventuali conseguenze politico-diplomatiche – per tutelare gli interessi dell’alleato spione. Questo è il destino dei servi, di un Paese e di un continente a sovranità limitata, privati dell’indipendenza politica da quasi settant’anni. Ci si evitino, dunque, gli ipocriti piagnistei sul Datagate da parte di chi ci ha fatto ingoiare di buon grado il Cermis, il caso Calipari, i “nostri ragazzi” mandati a morire per guerre che non ci appartengono, l’umiliazione della guerricciola libica. La franchezza della cameriera Bonino è decisamente più apprezzabile: inutile scandalizzarsi, siamo una colonia.