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Nazzareno Mollicone, scrittore e giornalista, classe 1939, sindacalista della Cisnal-Ugl, Maestro del Lavoro, è stato iscritto, militante e dirigente del Movimento Sociale Italiano fin dall’età di quindici anni. Ha collaborato attivamente a tutte le attività del movimento politico e culturale guidata da Pino Rauti – ispirato dal pensiero di Julius Evola – nel partito e nel Centro Studi Ordine Nuovo. Ora ha curato per le edizioni de Il Borghese l’interessante saggio “Italia sovrana? Breve storia geopolitica del ruolo internazionale dell’Italia”. Qui l’intellettuale della migliore destra sociale dialoga con Barbadillo su sovranità e visione strategica della nazione italiana.
Mollicone, da dove ha iniziato il suo percorso di ricerca storica sul tema della sovranità italiana?
“La mia ricerca storica sul tema della sovranità italiana è iniziata agli inizi del 2018, quando questo tema è diventato di attualità nel dibattito politico. Allora ho pensato di fare un’analisi retrospettiva della storia recente d’Italia per constatare come si è manifestata nei diversi periodi la sua sovranità”.
Già nel Risorgimento ci furono interferenze straniere. Che ruolo svolse l’Inghilterra nel percorso unitario?
“Ritengo, dalle mie ricerche, che l’Inghilterra abbia svolto un’azione tesa a eliminare il Regno delle Due Sicilie il quale – essendo proiettato sul Mediterraneo – stava sviluppando una politica di maggiore presenza nei Paesi rivieraschi e anche una certa amicizia con la Russia che anch’essa voleva entrare nel Mediterraneo. Ricordiamo che la spedizione militare italiana in Crimea, a sostegno dell’Inghilterra, era rivolta proprio contro la Russia ed avvenne prima della spedizione dei “Mille”. Questo spiega l’appoggio dato dall’Inghilterra alla spedizione garibaldina, sia prima con la propaganda (dipingendo il governo borbonico come “la negazione di Dio”) sia successivamente agevolando lo sbarco a Marsala, che era una specie di “enclave” inglese. L’Inghilterra non aveva timore dello Stato unitario italiano, perché era guidato dal Piemonte che aveva scarsissimo interesse marittimo e per il Mediterraneo ed era più vicino alla Francia”.
L’Italia fascista come si posizionava nello scacchiere internazionale fino alla guerra e dopo?
“L’Italia fascista ha seguito una politica estera seguendo due direzioni: la prima, che era temporanea, per la revisione dei Trattati di pace di Versailles sia nei suoi confronti (la questione fiumana e il protettorato sull’Albania) sia nei confronti della Germania; la seconda, più strategica, che sviluppava la tendenza geopolitica verso una maggiore influenza nel Mediterraneo già stata fatta propria da Crispi e da altri politici risorgimentali, peraltro di origini meridionali e quindi consci dell’importanza del Mediterraneo. Da queste tensioni, e dagli ostacoli posti da Francia e Inghilterra (si pensi che una delle richieste italiane non soddisfatte era quella di avere propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione del Canale di Suez!), sorse la necessità della guerra contro Francia e Inghilterra”.
Il dopoguerra. Per alcuni osservatori l’Italia diventa una colonia…
“E’ vero che nel dopoguerra l’Italia divenne assai limitata nella sua politica estera per effetto del Trattato di pace, delle limitazioni costituzionali e dall’adesione alla Nato (e poi dai vincoli dell’Unione Europea). Tuttavia nel corso dei decenni successivi agli anni quaranta/cinquanta si sviluppò lentamente e silenziosamente una politica estera che ripercorreva la strada della presenza attiva nel Mediterraneo. Attori di questa politica furono Enrico Mattei, Moro, Craxi e Berlusconi (con l’accordo con Gheddafi e le intese con Putin). Guarda caso, però, quei personaggi sono stati uccisi o perseguitati… Ma dal 2011 in poi, dalla guerra contro Gheddafi, anche questa politica è cessata e si tenta al massimo di conservare le posizioni esistenti in Libia, in Egitto e in altri Paesi”.
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Dai primi anni novanta si registra una progressiva cessione di sovranità all’Ue, come denunciato da Giano Accame nella sua Storia d’Italia. perché le classi dirigenti italiane non hanno mai provato ad invertire la rotta?
“I primi anni novanta significano soprattutto il 1992-1993, e la fine dell’Unione Sovietica. A mio parere, vi era il fondato timore che l’Italia – ormai cessata la guerra fredda – avrebbe potuto svolgere senza condizionamenti la sua politica estera nei confronti della Russia (con cui peraltro aveva avuto dei rapporti economici anche negli anni della guerra fredda) e nei confronti dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo, e in genere nel Medio oriente. Ciò preoccupava gli USA, che rischiavano di perdere una posizione strategica, come pure le altre Potenze europee (Francia e Germania, soprattutto: l’Inghilterra in questa fase era più attenta a diventare una piazza finanziaria internazionale). Così nel 1992 abbiamo avuto, nel giro di pochi mesi: il Trattato di Maastricht; l’incontro sul panfilo “Britannia” per privatizzare l’immenso patrimonio industriale e finanziario delle Partecipazioni Statali; l’attentato di Capaci le cui motivazioni appaiono ancora misteriose; l’intervento della magistratura con “mani pulite” che ha decapitato, e poi fatto dissolvere, i partiti storici italiani come la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista i quali – bene o male – avevano portato avanti una linea di politica estera nazionale. Il PCI, da parte sua, si è sciolto convertendosi immediatamente alle idee del libero mercato. Eliminata una classe dirigente esperta, è stato poi difficile averne un’altra all’altezza della situazione: gli esponenti politici venuti dopo, molto improvvisati, erano più preoccupati solo della conservazione del potere parlamentare da un’elezione ad un’altra senza avere la capacità, ma anche il tempo, per sviluppare una strategia di politica estera autonoma e, appunto, “sovrana”. Problema che permane tuttora, però!”.
Crescono in Europa negli ultimi anni i movimenti sovranisti: che prospettive possono avere per dare una impronta differente al sovrastato continentale.
“La crescita dei movimenti sovranisti in Europa è indubbiamente consistente e degna di rilievo. A mio parere però manca ad essi una visione strategica sull’Europa, sulle alleanze da rivedere (USA-NATO) e da quelle da porre in essere, come ad esempio con la Russia. In realtà i movimenti sovranisti sono sorti e si stanno sviluppando soprattutto come forma di protesta e di difesa contro i meccanismi autoritari e centralisti dell’Unione Europea basati esclusivamente sul sistema monetario e bancario senza tener conto delle politiche sociali e senza attuare iniziative attive in politica estera sugli scenari mondiali (ad esempio, tre vicende vicine come i conflitti nei Balcani, la guerra civile nel Donbass in Ucraina, l’aggressione islamista in Siria sono state decise o assistite o decise dagli Usa e dalla Russia, con l’Europa totalmente assente). Bisogna però anche dire che su queste vicende anche i movimenti sovranisti europei non hanno una visione comune. L’obiettivo dovrebbe essere quindi quello di sviluppare rapporti e approfondire queste tematiche con tutti i movimenti”.
Domanda per Mollicone la guerra Gheddafi chi l’ha fatta se non Ignazio La Russae Silvio Berlusconi ? Comunque paragonare Mattei a Berlusconi è vergognoso.
‘A mio parere però manca ad essi una visione strategica sull’Europa, sulle alleanze da rivedere (USA-NATO) e da quelle da porre in essere, come ad esempio con la Russia’. E no, qui non ci siamo proprio! Ma chi vuole mai convertire una sovranità limitata con gli USA ad una sovranità limitata con un russofilo, neosovietico, poststalinista (anche senza post), protettore di tutti i dittatori liberticidi rimasti al mondo come la Russia di Putin?
Tanta dietrologia, tanto scaricabarile, ma manca la verità: che noi abbiamo sbagliato politica estera dal 1914 al 1940, che abbiamo perso rovinosamente una guerra nella quale potevamo tenerci fuori, che i guai dell’Italia dopo la Caduta del Muro si devono essenzialmente a sciagurate iniziative italiane, non a complotti della ‘perfida Albione’! Ma vi ricordate, ad esempio, degli applausi scroscianti dei deputati MSI al pool di Milano e a Di Pietro? E adesso lacrime di coccodrillo per Craxi? Ecc. Ecc.
Gallarò non c’è nulla di cui vergognarsi delle opinioni di chi viene intervistato da Barbadillo. Dispiace rilevare che i toni dei tuoi commenti sono sempre sgarbati. Berlusconi pre-guerra in Libia ha provato a declinare una politica estera con una visione di interesse nazionale. Ci ha provato. Altri nemmeno l’hanno ipotizzato. Sulla guerra in Libia ci sarebbe tanto da dire: facciamo solo notare, che per le leggi italiane, il consiglio di difesa è presieduto dal presidente della Repubblica. Al tempo Giorgio Napolitano. Sottovalutare questo particolare dovrebbe fare arrossire chi discetta di politica internazionale con troppo sensazionalismo.
A Mollicone dissi direttamente in faccia quello che gli dovevo dire quando venne a Parma a presentare il Libro ‘L’Aquila e la Fiamma’ (un ultrarautiano che naturalmente seguì Fini ai tempi di Fiuggi ). Sulla guerra in Libia basta leggere Wikileaks (La Russa nostra grande amico cit.ambasciata Usa) e ricordarsi il patto di non aggressione firmato qualche mese prima dal berlusca prima di concedere le basi agli Usa.
LIBIA: L’UNICA COSA BUONA FU LA SODOMIZZAZIONE E MORTE DI QUELL’ASSASSINO E TERRORISTA PSICOPATICO, QUEL MAIALE ANTITALIANO CHE ESPULSE ANCHE I NOSTRI MORTI.IMPARIAMO AD ODIARE.
Il centrodestra in Parlamento votò a favore della guerra in Libia , qualcuno lo dica a Mollicone.comunque paragonare Mattei a berlusconi è una bestemmia.