Fino all’8 marzo 2020 il Palazzo Ducale di Genova ospita una mostra dedicata a “Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures”. Curata da Gianni Canova e prodotta e organizzata da ViDi, a centoventi anni dalla nascita del grande regista (13 agosto 1899), Genova rende omaggio alla sua arte attraverso un percorso tra fotografie e video che consente al visitatore di capire cosa si nasconde nel backstage dei suoi più importanti film: dal dietro le quinte del metafisico Motel Bates, con i particolari della scena della doccia, di “Psycho”, agli effetti speciali de “Gli Uccelli”, dalle riprese di spessore della città di San Francisco del film “La donna che visse due volte”, alla musica utilizzata nei film di Hitchcock , essenziale corollario delle immagini visto il pathos che generava nello spettatore. Infine, una sezione voluta per affrontare il rapporto tra i film di Alfred Hitchcock e Genova, dove venne girata, alla Stazione Marittima, una scena del film “The pleasure garden”.
La genialità di Hitchcock si è sempre ravvisata nelle trame avvincenti e nella grande abilità nel tenere alta la tensione, ma anche nella gestione della camera da presa. Proprio per questo motivo il materiale fotografico esposto, proveniente anche dagli archivi della Universal Pictures, consente un passaggio su altri celebri film oltre a quelli già citati. La memoria va a “L’ombra del dubbio”, “La congiura degli innocenti”, “L’uomo che sapeva troppo”, tanto per citarne solo alcuni.
Da parte nostra una sottolineatura: il sostanziale impegno anticomunista di Hitchcock durante la “Guerra fredda”, con alcuni film-simbolo come “Il sipario strappato” (1966) e “Topaz” (1969), dei quali vale la pena ricordare la trama.
“Il sipario strappato”: In piena Guerra Fredda, un fisico atomico americano, Michael Armstrong, decide di fuggire nella Germania Orientale per collaborare con gli scienziati comunisti, destando grande sorpresa. La scelta spiazzante di Armstrong nasconde in realtà uno scopo ben preciso: quello di impossessarsi di una formula scientifica elaborata dal professor Gustav Lindt. Memorabile la scena dell’uccisione di Gromek, l’agente della polizia politica, incaricato di pedinare Armstrong, e la fuga dalla Germania Orientale, grazie all’impegno di alcuni membri di Pi-greco, un’organizzazione anticomunista.
“Topaz”: nel 1962, su incarico della Cia, l’agente francese André Devereaux vola a Cuba per raccogliere informazioni sull’installazione di missili sovietici nell’isola. Juanita, vedova anticastrista di un eroe della Rivoluzione che gli fornisce notizie decisive, viene scoperta e uccisa, ma la missione di Devereux è comunque compiuta. Ora, nel suo Paese, lo attende un altro incarico: infiltrarsi e smantellare un’organizzazione spionistica al servizio di Mosca, denominata “Topaz”, di cui fanno parte insospettabili funzionari francesi.
Quella di Genova è una piacevole riscoperta: una mostra che propone un personaggio come Hitchcock che è comunque entrato più volte nelle nostre case. Forse sovente lo si è dato per scontato, ma focalizzare l’attenzione sulla mole e la qualità di lavoro che c’è dietro al risultato finale serve allo spettatore per non dare tutto per scontato e per immergersi in un mondo tanto affascinante quanto sconosciuto dal grande pubblico.