Dall’inizio del prossimo novembre la tedesca Ursula von der Leyen sarà la prima donna presidente della Commissione europea. Dopo la nomina del greco Margaritas Schinas a commissario con il portafoglio all’immigrazione e alla “protezione dello stile di vita europeo”, la presidente in pectore ha dovuto spiegare cosa intendesse con questa espressione. Così si è espressa il 15 settembre scorso sulle pagine de “la Repubblica”: “Libertà, uguaglianza, democrazia, rispetto della dignità umana, dello Stato di diritto e dei diritti umani, oltre ad essere i valori comuni dell’Ue e costituire le nostre stesse fondamenta, racchiudono il significato autentico dell’Unione”. Ha inoltre aggiunto che “dovremmo essere fieri del nostro stile di vita europeo in tutte le sue forme e dimensioni e dovremmo costantemente preservarlo, proteggerlo e coltivarlo”, per precisare poi che “la migliore descrizione dello stile di vita europeo è racchiusa nell’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea” e che, “indipendentemente da dove veniamo e da dove viviamo nell’Ue, questo evoca un diritto ed un dovere per tutti noi”. Ha poi concluso ricordando come lo stile europeo “si è affermato a caro prezzo a fronte di grandi sacrifici e non dovrebbe mai essere dato per scontato, perché non è né immutabile, né garantito per sempre”.
Quest’ultima sottolineatura ci ricorda che non c’è futuro senza passato. È pertanto con apprezzamento da autentici europeisti che si dovrebbe accogliere la risoluzione approvata lo scorso 19 settembre ad ampia maggioranza (535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti) dal Parlamento europeo di Strasburgo. La risoluzione reca il seguente titolo: “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”. E subito sono scoppiate polemiche, ma perché?
Nel testo della risoluzione si parla del “riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo”. E più avanti prosegue sottolineando come “i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità”. Nel testo si legge anche che il “patto Molotov-Ribbentrop, e i suoi protocolli segreti, dividendo l’Europa e i territori di Stati indipendenti tra i due regimi totalitari e raggruppandoli in sfere di interesse, ha spianato la strada allo scoppio della Seconda guerra mondiale”. La risoluzione, inoltre, “invita tutti gli Stati membri dell’Ue a formulare una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista”.
Dunque, ad essere oggetto di polemiche e contestazioni è il fatto che questo voto dell’Europarlamento in sostanza equipara il comunismo al nazifascismo. Qualcuno, felicemente ignaro di storiografia, ha parlato di revisionismo storico e politico. Ma tant’è. Un ultimo dato va aggiunto: si sono espressi a favore in particolare il gruppo del PPE, di cui fa parte Forza Italia, il gruppo Identità e Democrazia a cui aderisce la Lega, il gruppo dei Conservatori e Riformisti di cui fa parte Fratelli d’Italia e anche quello dei Socialisti e Democratici di cui è membro il PD. Tutti i parlamentari italiani di tali gruppi presenti in aula ieri, risultano aver votato a favore.
Stupisce che ci si possa stupire. Quell’unione europea a parole tanto invocata e osannata, agitata talora strumentalmente contro il sovranista e populista di turno, si costruisce proprio così come ha inteso fare questa risoluzione, di cui originariamente esistevano quattro versioni e che, alla fine, si è tradotta in un testo legittimamente e fisiologicamente frutto di un compromesso tra le diverse sensibilità e storie delle nazioni d’Europa, dell’Ovest, del Centro, dell’Est. Si costruisce, cioè, con un memoria che può in questo caso davvero essere condivisa in nome della libertà, il cui rovescio antagonistico è il totalitarismo. L’Europa o è antitotalitaria, ovvero tanto antinazista (e antifascista) quanto anticomunista, oppure non è. Ossia non si darebbe la definizione di un’Europa terra di libertà, di tutela e promozione della persona umana.
Stupisce che alcuni, compresi storiografi e intellettuali di professione, abbiano avuto da ridire su un’equiparazione che già Hannah Arendt formulò nel 1951. Anzi no, non stupisce. Va solo ricordata la storia degli anni Cinquanta e Sessanta, di come durante la Guerra Fredda per tutti i simpatizzanti occidentali del comunismo, e tra essi schiere innumerevoli di accademici e giornalisti, l’equiparazione era solo una distorsione orchestrata dalla CIA in nome dell’antisovietismo americano. E sulla faziosità e non scientificità della categoria di totalitarismo che accomunava Hitler a Stalin, il Terzo Reich all’Urss, continuano tuttora a scrivere nostalgici mal camuffati da imparzialissimi esegeti.
Ci limitiamo ad un paio di citazioni, quanto lo spazio di un articolo consente. Citazioni che parlano da sé. La prima dal fondatore del comunismo realizzato, Lenin, il quale si diceva convinto che «la vittoria del proletariato sulla borghesia era impossibile senza una guerra lunga, tenace, spietata, per la vita e per la morte» (L’estremismo, malattia infantile del comunismo, trad. it. 1957, p. 14). Per tale motivo, la prassi rivoluzionaria doveva avere sempre ben presente l’esempio del Terrore giacobino:
«Giacobinismo non significa lotta in guanti bianchi, ma lotta senza sentimentalismi, senza paura di usare la ghigliottina, significa lottare senza scoraggiarsi di fronte ai fallimenti. Certo, non saprebbero essere giacobini Bernstein e compagni, che attribuiscono una validità assolta ai principi democratici. L’ostilità verso i metodi di lotta dei giacobini ingenera inevitabilmente l’ostilità verso il concetto di dittatura del proletariato, ossia la violenza, da cui non si può prescindere, se si vuole il trionfo della rivoluzione socialista e l’annientamento dei nemici del proletariato. Se le purghe giacobine sono indispensabili, al buon esito della rivoluzione borghese, a maggior ragione si può instaurare la dittatura del proletariato. Questo è il punto essenziale: la dittatura del proletariato può essere fondata soltanto sulla violenza giacobina» (da un colloquio col bolscevico NiKolaj Valentinov; vedi I miei colloqui con Lenin, trad. it. 1969, pp. 125-126).
La seconda citazione da Hannah Arendt:
«Le Weltanschauungen del XIX secolo non erano di per sé totalitarie. E il razzismo e il comunismo non lo erano in linea di massima più delle altre; se sono diventati le ideologie determinanti del XX secolo, è stato perché gli elementi dell’esperienza su cui erano originariamente basati (la lotta fra le razze per il dominio del mondo, la lotta fra le classi per il potere nei vari paesi) si sono rivelati politicamente più importanti di quelli delle altre ideologie. In tal senso, la vittoria ideologica del razzismo e del comunismo su tutti gli altri ismi è stata decisa prima che i movimenti totalitari se ne impadronissero. D’altronde, benché tutte le ideologie contengano elementi totalitari, questi sono pienamente sviluppati soltanto da tali movimenti, e ciò suscita l’impressione erronea che soltanto il razzismo e il comunismo abbiano un carattere totalitario. La verità è piuttosto che l’autentica natura di ogni ideologia si è rivelata esclusivamente nel ruolo da essa svolta nell’apparato del totalitarismo» (Le origini del totalitarismo, trad. it. 1999, p. 644).
In sintesi: senza antitotalitarismo ogni affermazione di libertà, come di eguaglianza, sarà sospetta. Né fascisti, né nazisti, né comunisti, ma nuovi europei. Gli europei del XXI secolo.
Il comunismo stalinista è il male assoluto. Il nazismo un suo figlioletto ed imitatore…
Guidobono,credo che tu sia uno storico non soltanto dell’auto ma anche della complessità politica sociale del passato,bene cosa ne pensi delle tesi documentatissimedi PIERO BARONI????
Il fatto che il Comunismo venga equiparato al Nazionalsocialismo, è da considerarsi una cosa buona. Per decenni ci hanno detto che quello comunista è stato un totalitarismo “buono” mentre quelli nazista, fascista, franchista, ecc. erano “cattivi”. Per non parlare poi dei militanti del PCI, che prima che il loro partito diventasse PDS, sostenevano che l’URSS fosse un “paradiso in terra”. Cosa poteva esserci di così paradisiaco in una dittatura che restringeva tutte le libertà personali esistenti, a partire da quelle alla proprietà privata e di professare una religione, proprio non capisco. Almeno queste due libertà i tanto temuti e vituperati fascismi non le toccavano.
Fernando. Non l’ho letto. Ma chi ha disarmato l’Italia è chi ha tentato, fallendo, di armarla. Il problema è che pensavano già di averla armata, mentre avevamo un esercito che era tutto da costruire… Si è visto contro la Grecia ecc. Eroismi individuali e di alcuni reparti? Certamente, ma non bastò… Gli italiani riescono bene in tante cose, ma nella guerra, pura organizzazione e forza di carattere di massa, purtroppo no…
Così per “provocazione”
“Se si abituano i ragazzi a non pensare a Dio, essi diventeranno fascisti o comunisti per il bisogno di darsi a qualcosa”
S.Weil La prima radice
Un testo del ’43 che prevede, racchiude e organizza in maniera organica tutte le problematiche europee in tempi non sospetti.Una grande pensatrice che si definiva comunista senza partito e cristiana senza Chiesa e tanto altro ancora
Se non fossero totalitaristi anch’essi, non parlerebbero di totalitarismi.
S.Weil eroina del sionismo??,Non sapevo che fosse cristiana,credevo che fosse divenuta buddista..
Gli ebrei, questo manipolo di sradicati, hanno causato lo sradicamento di tutto il globo terrestre… attraverso la menzogna del progresso. E l’Europa sradicata ha sradicato il resto del mondo con la conquista coloniale. Il capitalismo, il totalitarismo fanno parte di questa progressione nello sradicamento; gli antisemiti naturalmente propagano l’influenza giudaica. Gli ebrei sono il veleno dello sradicamento».
Il fardello dell’identità
S.Weil
Difficile potesse essere stata eroina del sionismo…
“La menzogna del progresso” non è giudaica, checchè ne pensasse la Weil, ma illuministica.
Anche se per me è un’idea positiva, non negativa. Altrimenti staremmo ancora nelle caverne dei nostri bisavoli…
Non c’entra, certo che il FPÖ autriaco in due anni passato dal 31,5 al 10% dei suffragi la dice lunga sul ‘radicamento’ del voto di destra…
Molto bello e denso “La prima radice”, sicuramente la Weil fu un eretica in tutti i sensi, politicamente fu vicina a socialisti e anarchici ma sempre in modo eterodosso e divergente rispetto le grandi correnti del marxismo, da ebrea fu mistica e cristiana senza però giungere al battesimo(o forse si in punto di morte), grande studiosa e appassionata del mondo pre-cristiano in particolare quello greco su cui scrisse pagine molto importanti… Conobbi questa pensatrice grazie alla lettura di Vittoria Guerrini alias Cristina Campo, fu una bella scoperta. Ottima citazione Valter.
La UE segue semplicemente le linee guida di Popper e dei suoi attuali epigoni, le linee della “società aperta” che deve combattere “i suoi nemici”, ovvero qualsiasi teorizzazione politica della “società chiusa”, facendo fronte unico per il liberismo assoluto sbarazzandosi della seconda e terza teoria politica(comunismi e fascismi) per legittimare la vittoria della prima teoria politica(il liberismo) uscita vincitrice dal secolo scorso come unica erede dell’illuminismo e della “revolution”, liberismo che dopo “la fine della storia” annunciata da Fukuyama si erge come unica e trasversale dottrina di governo nell’unipolarismo venutosi a creare, ma oggi sappiamo che questo unipolarismo occidentale è messo in discussione dall’avanzata delle nuove “civiltà-stato” in un ottica multipolare e di riequilibrio dei rapporti geo-politici, un superamento che avviene anche grazie a nuove formulazioni “illiberali” da cui il liberalismo assoluto(al di là di destra e sinistra) si sente minacciato, da qui l’esigenza di dividere e frazionare il campo avversario creando false contrapposizioni che non hanno più motivo d’essere nella liquidità post-ideologia odierna,la “fine della storia” non c’è stata e la “Società aperta” lo sa bene, rientra semplicemente in questo quadro la “reductio ad nazium” del comunismo o di qualsiasi altra dottrina politica che mette in discussione i principi demo-liberali, equiparandole cosi tutte fra di loro per l’affermazione dell’unico reale totalitarismo esistente, il liberismo assoluto da cui l’ordo-liberismo della UE, in fondo un unione sovietica franco-tedesca con anche una spruzzata di hitlerismo magari, le sue divisioni sono composte da banchieri e mercati,lo spread e l’austerity le loro armi, al posto dell’odio di classe e del razzismo biologico abbiamo gretinismo , genderismo e immigrazionismo come fondamenta ideologiche incontestabili, l’unica religione è quella del nomadismo universale apolide senza frontiere e dello sradicamento di ogni civiltà con annessa cancellazione di identità, cultura e tradizione.
Mistero..S.Weil,mistica ebrea,cristiana
Intellettuale finissima..Ma come faceva ad essere dalla parte degli anarcoidi rossi protagonisti delle barbarie nella guerra civile spagnola..Mistero..
Fernando certo è vero hai ragione, ma devi considerare la giovane età e l’infatuazione per degli ideali utopistici che però ben presto la delusero, nonchè la grande conflittualità vissuta sempre dalla Weil che tra l’altro morì giovanissima di tubercolosi fra grandi privazioni materiali. Per capire meglio ti invito a leggere una lettera che due anni dopo la guerra civile spagnola, quindi nel 1938, la Weil scrisse a Georges Bernanos proprio riguardo all’esperienza spagnola, denunciando molte azioni ignobili commesse da rossi e anche anarchici e alla fine dichiarando di sentirsi più vicino a lui, al monarchico Bernanos, che a quei compagni miliziani… Qui trovi il testo della lettera: https://www.massimoborghesi.com/non-amo-la-guerra-la-lettera-di-simone-weil-a-bernanos/ p.s. tra le altre cose fu fra i pochi intellettuali ebrei ad essere sempre stata in totale opposizione al sionismo, arrivò a dichiararsi addirittura “antisemita” nel senso di essere contraria al fanatismo settario dello “spirito del ghetto” di certi ebrei, sostiene di aver imparato a leggere su Pascal e che il suo patrimonio è nella tradizione cattolica, ellenica, francese e di non avere alcuna appartenenza ebraica(“la tradizione ebraica mi è estranea” dice) , insomma parliamo di una figura controversa difficilmente inquadrabile in schemi convenzionali.
Ed aggiungo 3 nomi che con percorsi , idealità differenti partirono per la Spagna a combattere il fascismo e tornarono schifati del comunismo:
Randolfo Pacciardi, André Malraux e George Orwell
Stefano,in quegli anni erano veramente tanti gli ebrei che erano culturalmente più vicini alle radici dei propri paesi europei di riferimento che a quelle giudaiche :Hofmannstahl(tra l’altro di religione cattolica…),Joseph Roth,Kantorowicz,Perutz,Schoeps,etc.
Non dimentichiamo che tanti ebrei furono fascisti,prima delle leggi razziali del’38 ;ad esempio Margherita Sarfatti scrisse,la biografia agiografica “Dux”dedicata a Mussolini….
Simone Weil,personalità veramente notevole ;in particolare il suo saggio sull'”Iliade” è di grande interesse,oltre a testimoniare(come ben detto da Stefano)la sua passione per la cultura greca antica.
Esatto Wolf infatti la Weil parla dell’ origine della sua famiglia definendola completamente alsaziana per parte di padre e slava per parte di madre senza soluzione di continuità,famiglia che la cresce in una cultura tipicamente mitteleuropea (“non sono mai entrata in una sinagoga” dice la Weil) fatta di libri di Racine e Pascal, dei Grimm e dei classici greci spiegando il suo anti-sionismo anche con il fatto che nessun ebreo europeo possa far risalire la propria origine alle popolazioni giudaico-palestinesi, è chiaro come infatti tutti gli aschenaziti siano pienamente europei a livello etnico ma poi molti anche a livello culturale pur conservando come per esempio nel caso di Walter Benjamin(altro autore che ho sempre molto apprezzato, anche lui morto giovane in quegli stessi anni) quell’indole alla riscoperta di una certa mistica ebraica nella propria tradizione ancestrale e nelle proprie strutture di pensiero… In questo l’opera di Gershom Scholem soprattutto ed in parte anche di Martin Buber sono fondamentali per capire il peso delle “correnti della mistica ebraica” negli autori europei di questo tipo, che vivevano questa ambivalenza fra il loro sentirsi in tutto e per tutto europei e l’emergere di pulsioni a volte soffocate di quello che Weil definisce “spirito del ghetto” ma che poi no è altro che quel retroterra folkloristico, medievale delle tradizioni degli europei di religione ebraica, perchè di questo per me si tratta, retroterra che attraversa anche autori come per esempio Gustav Meyrink(fra gli scrittori preferiti di Evola che lo pubblicò in Italia) ma anche lo stesso Heinrich Heine forse secondo solo a Goethe come simbolo della letteratura tedesca, poi c’è anche Stefan Zweig, altro austriaco…Poi non dimentichiamo che molti tedeschi di religione ebraica avevano combattuto nella Prima guerra mondiale per la propria Patria e anche per la propria “Kultur”, la Allgemeine Zeitung des Judentums rivendicava con orgoglio che il più giovane volontario fosse un ebreo quattordicenne… Certo questa è solo una parte della storia e riguarda soprattutto le generazioni post ’89 e post ’48, già i loro genitori invece si ritraevano con allarme da questo “sradicamento” o “esilio volontario” come lo ha definito qualcuno…
Stefano,mi fai venire in mente molti anni fa,dialogando con un prete il quale mi diceva peste e corna degli Ebrei,mi venne spontaneo di dirgli..Gli Ebrei non ebbero combinato nulla di buono in vita loro, fintantoche’ebbero inventato ilCristianesimo,e d’allora che cominciarono la scalata ad alti ranghi della vita sociale.Non ti dico come il prete si incavolo’.LA Weil per quanto ne so io lascio l’ideologia Trotzkista hegeliana e si immerse nella mistica cristiana totalmente nel 38 e nel 43 mori’. Il sionismo che ha creato Israele non e’ praticante,non va in Sinagoga,almeno fino agli anni 80 era la maggioranza,ed era pro peace now con i Palestinesi.L’Ebraismo e’ molto complesso ed emblematico ed in genere non lo si spiega nella sua molteplicita’ e complicanza.Pero rimane il fatto che sono molto affratellati anche nella diversita’,basta vedere come curano i loro anziani,scuole ed ospedali,per la loro comunita’etc.etc.Mi fa piacere di aver menzionato Blaise Pascal,anch’egli convertitosi al cristianesimo,un mio prediletto del tempo andato insieme a Soren KierKegaard nato luterano,ma gran martellatore del profondo senso del vivere che non puo che essere ricercato nell’assolutismo che da senso al nostro tragitto..