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Racconti d’Estate. Sui passi di Federico II puer Apuliae

by Sandro Marano
8 Agosto 2019
in Cultura
0
Castel del Monte
Castel del Monte

“Quando la natura e l’umanità non si sopraffanno a vicenda, danno origine a uomini veri” (Chuan-Tzu)

Meditavo su quel che mi aveva detto il mio amico Ezra, sull’idea imperiale di Federico II, il puer Apuliae, qualcosa di antico, anzi di nuovo mi verrebbe da dire, un’unità che vive nella varietà delle culture e dei popoli,  non certo l’unificazione delle monete e dei modi di vivere, l’Europa insomma, non gli Stati Uniti d’Europa… Tutt’intorno una gran frescura, gli odori del bosco, i primi timidi richiami degli uccelli all’alba, il verde cupo e torbido dei fragni, dei quercioli dei pini silvestri. E sul poggio, splendido, isolato, austero, il castello ottagonale di Federico sembrava una fanciulla accigliata destata anzi tempo… Federico l’imperatore, che amava la nostra terra, lottò strenuamente contro il potere temporale dei Papi, la pensava grosso modo come quell’altro Federico, il filosofo, che pure amava i colori del Sud, la civiltà moresca, i grandi spiriti e combatté pure lui, filosofando col martello, contro la morale borghese e cristiana, la maga Circe di tanti pensatori… Ma chi è quel viandante dall’andatura cauta e le spalle appena piegate, che mi precede di pochi passi? Lo raggiungo. Toh! Non è possibile! I lineamenti pacati, i capelli lisci e castani tirati indietro, la bocca nascosta da grossi baffi pettinati in avanti, gli occhi che rivelano insieme profondità e solitudine e grandi tesori… l’occasione è troppo ghiotta, non posso lasciarmela sfuggire, mi faccio animo e…

  • Maestro, qual è il segreto del pensatore?
  • Una volta che si sia trovato sé stesso, bisogna essere capaci di perdersi e poi di ritrovarsi.
  • Ti definisci uno spirito libero. Che vuol dire?
  • Si chiama spirito libero colui che pensa diversamente da come in base alla sua origine, al suo ambiente, al suo stato o in base alle opinioni dominanti del tempo ci si aspetterebbe che pensasse… egli avrà dalla sua parte la verità o almeno lo spirito di ricerca della verità…
  • C’è una bussola in questa ricerca?
  • Tutto ciò che viene fatto per amore, accade sempre al di là del bene e del male.
  • Che cosa rimprovera ai filosofi?
  • La mancanza di senso storico è il difetto ereditario di tutti i filosofi. Non vogliono capire che tutto è divenuto…
  • E agli uomini d’oggi?
  • Il lavoro senza respiro, il vizio peculiare del nuovo mondo… Si pensa con l’orologio alla mano, come si mangia a mezzogiorno appuntando l’occhio sul bollettino di Borsa; si vive come uno che continuamente potrebbe farsi sfuggire qualcosa…
  • Già! Gli uomini d’oggi si sentono vuoti, annoiati, ansiosi…
  • Quando sull’orizzonte della propria vita non si hanno linee fisse e serene simili a linee di monti e di boschi, la stessa intima volontà dell’uomo diventa inquieta, distratta e bramosa come la natura del cittadino: egli non ha felicità, non dà felicità.
  • Perché non sei cristiano?

Federico, che finora aveva parlato in modo disteso, distaccato, si anima, nei suoi occhi brilla una luce commovente, come se infermità e guarigione procedessero di pari passo, le sue mani incomparabilmente belle si congiungono sulla fronte, nascondendo il viso. Poi.

  • Quando in una mattina di domenica sentiamo rimbombare le vecchie campane, ci chiediamo: ma è mai possibile?… Un Dio che genera figli con una donna mortale; una giustizia che accetta l’innocente come vittima vicaria; qualcuno che comanda ai suoi discepoli di bere il suo sangue; peccati commessi contro un Dio espiati da un Dio… Chi crederebbe che una cosa simile viene ancora creduta?
  • Dio è morto?
  • Dio è morto! Non è troppo grande per noi la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi divenire déi per apparire almeno degni di essa? Non è il nostro un eterno precipitare? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?
  • In che cosa credi allora?
  • In questo: che i pesi di tutte le cose devono di nuovo essere determinati.
  • Che cosa ami negli altri?
  • Le mie speranze.
  • Qual è il tuo imperativo?
  • Divieni ciò che sei.
  • Tu e tuoi discepoli non vi considerate né progressisti né conservatori. Qual è dunque il vostro credo politico?
  • Meditiamo sulla necessità di nuovi ordinamenti, ci rallegriamo di tutti coloro che come noi amano il pericolo, la guerra, l’avventura, che non si lasciano appagare, accalappiare, rappacificare e castrare… non siamo umanitari, nessuno di noi è abbastanza commediante per questo… e d’altro canto siamo ben lontani dall’essere “tedeschi” abbastanza per metterci dalla parte del nazionalismo e dell’odio di razza… Noi siamo in una parola, buoni europei, gli eredi dell’Europa…
  • Maestro, una domanda ancora… Maestro, dove vai?…maestro!…

Federico accelera, non riesco più a tenere il passo con lui, un raggio di sole mi colpisce attraverso le fronde. E la sua figura si fa diafana, non è più che un’ombra, il fumo di un falò, una nube fuggevole…

  • Maeeestro!…

Un’upupa mi guarda ilare.

Sandro Marano 

(da Novelle per Gaia) 

@barbadilloit

   

Sandro Marano

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Tags: Barbadilloestatefederico iiracocntisandro marano

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