Dalle elezioni politiche ad Atene alla crisi delle destre radicali, passando per il rapporto Lega-Ue e per le difficoltà dei sovranisti nelle grandi città. Con un passaggio anche sulla spy-story del Metropol su Carroccio e Russia. Dalle pagine di Barbadillo, Marcello De Angelis, giornalista e scrittore, offre una lettura controcorrente del quadro politico nazionale e internazionale.
Marcello De Angelis, che novità emergono dal voto politico in Grecia? Tornano i popolari al governo e tramonta la stella di Tsipras (con il 31% la sinistra più forte d’Europa)…
“Non credo che la Grecia sia fuori dal tunnel. Ma comunque purtroppo oggi il suo destino è ininfluente per gli equilibri europei”.
Dopo le sconfitte per Casapound e Forza Nuova alle Europee, in Grecia sparisce dal parlamento Alba dorata. Il vento populista riduce ai minimi termini la destra radicale in Europa?
“Per Alba Dorata non saprei dire. Credo sia logico che quando c’è uno come Salvini che sembra dare risposte concrete su temi come l’immigrazione e sulla sovranità nazionale, è inevitabile che assorba i voti di chi mette queste istanze in cima alla lista. Paradossalmente è il solito meccanismo del “voto utile”. Tra l’altro gli elettori sono attratti da chi appare vincente”.
Dall’Europa all’Italia: le destre, i populisti e i sovranisti hanno più consensi alle elezioni politiche che alle amministrative. Nelle grandi città le difficoltà di Lega e Fdi sono croniche. Da Milano a Bari. Perché queste forze sono poco attrezzate nelle metropoli, o almeno in alcune?
“Non sono totalmente d’accordo con questa analisi. La Lega e Fratelli d’Italia amministrano regioni e città importanti. Il voto alle ammiistrative è legato a logiche diverse da quelle, più legate al consenso personale e alla simpatia ideologica, delle politiche. A Milano ci sono dei blocchi sociali e delle reti che, malgrado la Lega domini a livello regionale e nazionale, tengono la città nelle mani di cordate che hanno strategie e visioni opposte al trend nazionale”.
La Lega sta rimediando batoste in Ue: i suoi europarlamentari sono esclusi dalle presidenze delle commissioni. Che commissario europeo nominerà Salvini: un tecnico o un leghista in grado di piacere agli europeisti?
“Che ci fosse un’alleanza trasversale per impedire alla Lega e ai suoi alleati di modificare la rotta dell’Unione europea era evidente e anche che l’area vasta antisovranista avesse i numeri per farlo. L’aspirazione di Salvini di cambiare le cose in Italia partendo dall’Europa non si realizzerà certo ora. Forse non ci si rende conto di quali forze (e quanto potenti) siano in campo per impedire il cambiamento in Italia. Ci siamo già passati al tempo di Berlusconi. Salvini avrà moltissimi ostacoli sul suo cammino, senza esclusione di colpi”.
Il futuro di Fdi?
“Credo che ancora non abbia una personalità definita. Fdi è un partito ancora in elaborazione. Con le ultime europee si sono verificati ingressi di cordate molto diverse per origine e visioni. Il partito per ora è ancora identificato con la persona di Giorgia Meloni, con quello che dice e con le posizioni che esprime. Se Fdi continuerà a crescere immagino che le espressioni diventeranno plurali e allora sarà necessario un certo impegno per creare una identità comune di sintesi. Io come sempre spererei di veder crescere e affermarsi un modello italiano, piuttosto di cercare fuori un modello a cui uniformarsi”.
Che impressione si è fatto sul caso Russia-Lega?
“Il modo in cui è stata lanciata fa chiaramente capire che c’è una manovra studiata. Quali siano gli elementi reali della vicenda forse non si saprà mai. Le espressioni di finto scandalo di alcuni esponenti politici mi hanno fatto francamente sorridere. In particolare da parte di rappresentanti di una famiglia politica che ha preso rubli fino al ’92 per poi passare ai dollari. Se si volesse far arrivare finanziamenti stranieri a un partito ci sarebbero mille modi non tracciabili”.
Non sarebbe meglio una sintesi di identità? Giacchè le identità sono varie?