EFFEMERIDI – 4 Luglio 2003. A Monaco di Baviera muore lo svizzero Armin Mohler, storico delle idee, filosofo e storico dell’arte. Era nato a Basilea nel 1920 e, ai tempi del liceo, fu militante comunista e pacifista, il suo primo impegno politico. Nel 1938 si iscrisse all’Università di Basilea, Facoltà di Filosofia.
Durante la Seconda guerra mondiale, nel 1942 (le sue idee politiche nel frattempo erano cambiate, influenzato dalle letture di Ernst Jünger e Oswald Spengler in particolare, e da un periodo trascorso come studente di Storia dell’arte a Berlino), anziché rispondere al bando di arruolamento nell’esercito svizzero, attraversò illegalmente la frontiera e come altre centinaia di giovani svizzeri attratti dal nazionalsocialismo, che abbandonarono la tranquillità del loro Paese neutrale, chiese l’arruolamento nei corpi militari del Reich.
Fu quindi inviato in un castello nella Germania del Nord, lo Schloss Kalkhorst, uno dei luoghi dove veniva curata la formazione di stranieri volontari futuri ufficiali del corpo militare d’élite. Ne uscì con il grado di Sottotenente delle Waffen-SS combattenti.
Al termine della guerra, rientrato in patria fu arrestato per diserzione e scontò un periodo di un anno di detenzione al termine del quale riprese gli studi universitari. Stabilitosi quindi in Germania, Mohler visse quattro anni, dal 1949 al 1953, nella casa di Ernst Jünger a Wilflingen facendogli da segretario. Nella preparazione della tesi di laurea si avvalse del prezioso aiuto di Carl Schmitt il quale gli raccomandò di non insistere troppo sul suo pensiero a causa dell’accerchiamento ideologico nel quale era stato – a quel tempo – ristretto il suo nome. Per il tramite dell’economista Edgard Salin quindi Mohler arrivò al filosofo Karl Jaspers che gli fece da relatore nella sua laurea in Filosofia.
La sua tesi di dottorato ampliata (“Die Konservative Revolution in Deutschland”) fu stampata nel 1950 a Stoccarda.
Chi scrive questa nota ne ebbe notizia da un riferimento bibliografico nelle prime pagine de”Gli uomini e le rovine” di Julius Evola per poi imbattersi in un piccolo saggio di Stefano Mangiante (“La cultura di destra in Germania”) nella prima metà degli anni ’60, nel quale l’approccio con il lavoro di Mohler era approfondito e ne venivano fornite le coordinate essenziali.
Passarono gli anni, durante i quali solo ciò che arrivava dal mondo francofono e da quello di lingua tedesca, citava i lavori di Mohler, l’Italia dimostrava ulteriormente in questo caso il suo provincialismo. Si dovette attendere il 1990 perché arrivasse l’edizione italiana del suo lavoro più noto: “La Rivoluzione Conservatrice in Germania, 1918-1932” (nella versione ulteriormente ampliata del 1972) grazie all’unione degli intenti delle edizioni Akropolis di Napoli e della Cooperativa La Roccia di Erec di Firenze. Edizione purtroppo priva delle 80 pagine della preziosa bibliografia ragionata.
Mohler fu editorialista di alcune tra le più importanti testate giornalistiche europee, fu anche corrispondente da Parigi per “Die Welt”. Dal 1961 al 1964 in Germania fu direttore della importante Fondazione Carl Friedrich von Siemens, la struttura culturale collegata all’omonimo colosso industriale. Dal 1967 insegnò nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Innsbruck avendo tra i suoi allievi anche il belga Robert Steuckers. In Italia ebbe rapporti con Julius Evola e nel 1974 partecipò al convegno internazionale degli intellettuali di destra a Nizza.