
Prof. Enrico Nistri, editorialista del Corriere Fiorentino e saggista, in Italia nelle Europee si sono affermate forze come Lega e M5S che criticano l’impianto dell’Ue. Che peso avranno nelle dinamiche del sovrastato europeo?
“Credo che potranno porre molti problemi, non so fino a che punto potranno risolverli. Le forze critiche nei confronti dell’impianto dell’Unione rimangono minoritarie nel Parlamento di Strasburgo e l’euroburocrazia, gelosa delle sue prerogative e dei suoi mille privilegi, manifesterà, per usare un termine alla moda, una notevole resilienza. Pensi solo a quanto costa al contribuente europeo la persistenza di una doppia capitale, Strasburgo e Bruxelles. Sarebbe come se al tempo dell’unità d’Italia governo e Parlamento si fossero divisi fra Torino e Roma, con la reggia magari a Firenze…”.
Il successo della Lega. Il partito di Matteo Salvini, ormai nazionale, è incasellabile nelle categorie della destra italiana?
“Non spetta a me giudicarlo. Ci hanno già pensato gli attivisti dei centri sociali, che si comportano nei confronti di Salvini come gli extraparlamentari si comportavano nei confronti di Almirante. La sinistra è molto più abile della destra nell’individuare “il nemico principale””.

Che spazio resta per gli eredi di An, ovvero per Fratelli d’Italia della Meloni?
“Se si andasse a nuove elezioni, vinte dal centrodestra, potrebbe godere di una buona rendita di posizione, “cannibalizzando”, almeno in parte, Forza Italia. A Giorgia Meloni, che pure è brava e combattiva, azzardo un consiglio: prenda i voti, non i notabili, del Cavaliere. Ha già abbastanza generali senza truppe nel suo partito. Ad ogni modo, non credo che Fratelli dìItalia possa replicare le fortune di Alleanza Nazionale, che beneficiò nel ’94 di una congiuntura storico-politica oggi irripetibile: la storicizzazione del fascismo ad opera soprattutto di De Felice, la caduta del comunismo, Tangentopoli. E anche, lo dico con una punta di malizia, il fatto di non avere mai governato fino ad allora…”.
Nel panorama europeo c’è un modello di destra sovranista e patriottica di governo a cui le forze politiche italiane dovrebbero guardare?
“L’Ungheria costituisce senz’altro un modello di destra di governo realizzato e credo che Orban goda di un largo consenso non solo per le pressioni esercitate sulla stampa. Aggiungerei però che per un partito di destra nazionalista sia più facile mietere consensi in una nazione che ha subito la dittatura comunista e l’oppressione sovietica che in uno dove il partito comunista non ha mai potuto governare, mentre è ancora vivo il ricordo delle stragi naziste e della guerra civile. Comunque penso che la destra italiana dovrebbe evitare di guardare a modelli esterni. Farlo, negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, non le ha portato fortuna”.

Come giudica il dato di Marine Le Pen in Francia? E il lancio della giovane stella sovranista Bardella, capolista supervotato?
“Quello di Marine Le Pen non è stato un exploit: ha raccolto meno europarlamentari di cinque anni fa. Ha confermato anche in questa occasione di riscuotere un consenso inferiore al padre, di cui ha ereditato il partito ma non i talenti istrionici. Eppure le condizioni erano favorevoli, con Macron messo in difficoltà dai gilets jaunes e dall’affaire Benalla. L’esautorazione di Jean-Marie, che pareva si divertisse con le sue sparate a pregiudicare l’accesso del suo partito nell’area di governo, un po’ come fece Almirante con i discorsi dell’Apollo e del Lirico, è stata un atto necessario ma poco remunerativo in termini elettorali: la destra non ama i parricidi. Il successo di Bardella potrebbe invece significare la premessa per la trasformazione dell’ex Front National da partito-famiglia dominato dalla dialettica fra padre-padrone, zia e nipotina in un normale partito di massa”.
Il governo giallo-verde è in fibrillazione. Se dovesse trovare la quadra potrà indicare un commissario europeo e arrivare in posizione di forza all’elezione del prossimo presidente della Repubblica. E’ una buona ragione per auspicare che prosegua l’esperienza di governo?
“Montanelli diceva che le crisi di governo sono come le mestruazioni: quando vengono sono fastidiose, ma quando non vengono possono esserlo ancora di più. Il problema del dicastero giallo-verde è che non esistono alternative praticabili. La rottura del “contratto” aprirebbe la strada a una crisi al buio, che potrebbe concludersi con un ribaltone e con l’alleanza fra i Cinque Stelle legati a Fico e il Pd di Zingaretti. O, peggio ancora, con un governo tecnico guidato dal Monti o dal Dini di turno. Al termine di esso il risultato delle elezioni sarebbe tutt’altro che scontato, anche perché Zingaretti non è un Demostene, ma è un abile manovratore e sta ricompattando i dispersi frammenti della sinistra post-renzista. Potrebbe ripetersi quanto accadde nel 1996 dopo la caduta del governo Dini: tutti credevamo che il centrodestra avrebbe vinto, e invece… Penso quindi che il governo debba andare avanti: la sfida con Bruxelles potrebbe accrescere il consenso per la coalizione, come fecero le “inique sanzioni” col regime fascista. Quanto all’elezione del futuro presidente della Repubblica, non credo sarà un’impresa facile. Pensi che anche nella Prima Repubblica, quando esistevano maggioranze con un consenso molto più coeso, i veti incrociati giocavano brutti scherzi. I cavalli di razza della Dc e del Psi, da Fanfani ad Andreotti a Craxi, sono rimasti fuori”.

Destre e cultura. Il fiorire di case editrici non allineate segna una maggiore attenzione dei cosiddetti riferimenti politici per le nuove elaborazioni culturali?
“Aprire una casa editrice oggi è relativamente semplice. L’informatica azzera i costi di composizione e c’è la possibilità di stampare “on demand” e di vendere per corrispondenza aggirando il parassitismo della distribuzione, che è uno dei grandi mali del mercato librario italiano. Ma non è con tirature di cinquecento o mille copie che si influisce sull’opinione pubblica. Ricordo gli anni compresi fra il ’94 e il 2005. Anche allora nacquero molte aziende editoriali e riviste di cultura, da “Percorsi” a “Nova Historica”, fino a “Imperi”, una sorta di “Limes” di destra, dell’ottimo Aldo Di Lello. Ci fu persino un tentativo di influire sull’editoria scolastica, col manuale di storia di cui fui coautore con Roberto De Mattei e Massimo Viglione. Ma che cosa è rimasto di tutto questo? Abbiamo il paradosso di una Fondazione Alleanza Nazionale che, nonostante le sue notevoli risorse economiche, rinuncia a promuovere la cultura e del presidente di Forza Italia che è proprietario di un impero editoriale, ma pubblica libri e autori dichiaratamente di sinistra. Il panorama è desolante, se penso che quando ero ragazzo esistevano almeno tre case editrici importanti schierate a destra: Volpe, che sapeva diffondere male gli ottimi libri che pubblicava, le Edizioni del Borghese, con un notevole fatturato, e la Rusconi Libri diretta da Alfredo Cattabiani. È onesto però aggiungere un piccolo dettaglio: il pubblico di destra non legge. E anche allora non leggeva. Ricordo tanti tipografi comunisti che impaginavano un giornale che curavo e che compravano a rate la Storia d’Italia Einaudi col loro magro salario e tanti professionisti di destra che invece dei libri di Volpe compravano per mezzo milione di allora certe pubblicazioni un po’ kitsch dell’editore Dino, con un Mussolini dalla faccia di rospo scolpito in bronzo in copertina”.

Nel panorama Rai c’è l’eccezione virtuosa del Tg2 di Gennaro Sangiuliano che spicca per pluralismo e attenzione per le culture non conformi. Il resto della programmazione?
“Ammiro molto Sangiuliano perché unisce l’anticonformismo, l’intelligenza e la capacità di lavoro di un Prezzolini alla finezza politica di un Tatarella. Ma al di là del suo ottimo TG2 non scorgo per ora in Rai le grandi novità che l’elezione di un presidente dichiaratamente sovranista avrebbe potuto annunciare. E invece il centro-destra dovrebbe guardare oltre i talk-show e i Tg e preoccuparsi di contrastare l’egemonia del politicamente corretto negli sceneggiati e nelle ricostruzioni storiche. Pensi che nella “fiction” su papa Roncalli si ignorò totalmente il fatto che aveva fatto prima il soldato di sanità, poi il cappellano nella grande guerra e che era orgoglioso del suo servizio militare, o che nel suo diario riconoscesse dopo il 25 luglio che Mussolini aveva fatto “tante cose buone”. Il santino sarebbe stato sciupato.
Una buona lettura da consigliare ai nostri lettori per l’estate, un testo per comprendere il nostro tempo?

“Il Tramonto dell’Occidente di Spengler. È uscito un secolo fa ma è più attuale che mai. Purtroppo”.
Concordo praticamente in toto con l’analisi di Nistri,il consiglio di lettura è più attuale che mai, ne stavo rileggendo alcuni passaggi proprio in questi giorni… A proposito di cultura invece, non credo sia totalmente vero che a destra non si legge, forse una volta era vero, invece da un pò di anni io trovo che ci sia una vivacità culturale, un dibattito qui a destra ed un pluralismo di idee che a sinistra si sognano, e lo ravvisano anche alcuni miei conoscenti che vengono dalla sinistra come estrazione culturale(ma che da tempo provano solo vergogna per questa sinistra odierna)… Molti ormai si rendono conto di come ci sia più apertura mentale qui da noi, di come la vera cultura ormai si faccia più a destra che a sinistra, di come un confronto di idee anche diverse sia più possibile a destra che a sinistra, dove vigono solo censure, schemi obsoleti, pregiudizio e menate radical-chic… Un Pasolini per dire è oggi più letto a destra che a sinistra giusto per fare un esempio paradossale, ma poi quali intellettuali veri esprime oggi la sinistra? Solo opinionisti, lacchè di regime, buonisti d’accatto, non c’è nemmeno più quell’intellighenzia colta degli anni 60/70, i Franco Fortini, i Moravia etc… invece di intellettuali acuti ed attuali a destra io credo che ce ne siano, il problema semmai è che non incidono abbastanza perchè appunto non hanno spazi, non hanno quell’egemonia che invece avevano ed hanno quelli di sinistra e non hanno un grande partito “leninista” alle spalle, anche se oggi la Lega è in effetti il partito più “leninista” di tutto l’arco politico… Un esempio a proposito di spazi intellettuali e chiudo: in questi giorni Alexander Dugin sta facendo un lungo tour italiano che copre tutta la penisola, un tour che sta vedendo la partecipazione di tante persone, che ha coinvolto associazioni e anche il partito di governo leghista che ha offerto ai propri giovani la possibilità di partecipare a questo confronto con il professore, ebbene i giornali ne hanno parlato solo per dire che a Messina l’università si è rifiutata di accogliere il “nazista” Dugin, che quindi ha subito come sempre una censura alle idee da persone che forse nemmeno hanno letto i suoi libri(o forse lo hanno fatto e ne capiscono la pericolosità per loro), a Udine doveva esserci anche Noam Chomsky che invece attraverso una lettera ha disdetto per il motivo di aver ricevuto pressioni internazionali addirittura… Insomma la censura neo-illuminista si abbatte anche su un autore chiaramente di sinistra(Chomsky) però la sua colpa è di essere critico del mondialismo e delle dinamiche occidentaliste, questo è il punto di tutto, la mancanza di spazi per veicolare la pluralità di intelligenze dissidenti, però tutto ciò è anche il segno che si sta giungendo al capolinea, che i padroni del discorso vacillano ed hanno paura come si vede dal nervosismo e dalle uscite sopra le righe che sempre più spesso manifestano e che la strada di una dissidenza trasversale al di là dei vecchi schemi ideologici è la strada giusta…
Stefano, il problema grosso è che manca organicità una weltaunschauung comune alle varie anime della nostra comunità. Anche laddove siamo al Governo non esiste una politica culturale degna di questo nome. Il perchè è una annosa questione di cui tutti conosciamo le cause ma che produce risibili risultati a nostro favore . Sarebbe lungo , ma mortificante , l’elenco a supporto di quello che vado dicendo. a parte le lodevoli iniziative personali nulla si muove con un respiro più ampio. Se poi la via stia cambiando lo speriamo tutti quanti
Condivido il consiglio che Nistri dà alla Meloni sul non “raccattare” elementi di Forza Italia e di sottrargli i consensi, ma qualora questo partito sparisse, possiamo star certi che la gran parte dei suoi iscritti troverà collocazione nel PD, con cui FI dimostra di assomigliarsi sempre più. Diciamo che solo chi fa riferimento a Toti potrebbe confluire verso Lega o FdI. Per quanto riguarda la destra che legge oppure no, sarà pure vero che non legge, ma la sinistra invece legge molto e pure cose schifose.
Vero è sicuramente l’ampio respiro che manca, e poi ci sarebbe pure la questione di un certo settarismo dannoso… Però il fatto è anche che con la cultura non si prendono voti, se Salvini facesse cultura invece di comizi pieni di slogan e frasi a effetto forse non avrebbe mai preso tutti quei voti, insomma quel tipo di becerume paga perchè evidentemente si muove su quel piano irrazionale tipico dei movimenti di massa moderni, ed allora si dovrebbero distinguere due o più piani, uno più esterno e per tutti ed uno più interno per la formazione di classi dirigenti e quadri consapevoli, per la massa si dovrebbe agire più a livello metapolitico e anche sull’industria dell’intrattenimento e sulle produzioni mediatiche in generale, come anche diceva Nistri riguardo sceneggiati etc che possono veicolare anche messaggi complessi ma in modo semplice e comprensibile per tutti, ad un livello di utenza intermedia si può fare la stessa cosa ma ovviamente un pochino più elaborata, mentre nella dialettica interna ci si può occupare del livello più complesso e profondo, geo-politica, economia, indirizzi filosofici e strategici etc… da quello che si può osservare in generale solo la Lega sta provando un pochino ad orientarsi in questo modo, anche perchè è l’unica ad avere un radicamento ed una struttura tale da poterselo permettere, se all’esterno noi vediamo il tipo di messaggio salviniano come in effetti è, rozzo, paesano semplicista etc è perchè in effetti è così che deve essere ed è chiaramente studiato a tavolino frutto di contrastanti spunti filosofici, ma all’interno la formazione quadri è molto più alta di quella degli altri partiti, da anni ormai vengono organizzati incontri di formazione con De Benoist e Dugin (ma anche Fusaro e Buttafuoco per dire due italiani), insomma un pensiero politico che nasce dalle elaborazioni della “nuova destra” per poi unire anche altre anime diverse fra loro per andare “al di là della destra e della sinistra”, il tutto però in un partito che è oggettivamente monolitico al contrario dei 5* che invece fanno un operazione di tipo sincretico piuttosto che sintetica come quella della Lega… Io spero e penso che qualcosa possa cambiare questo è un inizio https://www.youtube.com/watch?v=mOOlS-BHh3A&t=1238s
Questa invece una breve intervista a Rainaldo Graziani proprio a proposito di “Guerra Culturale” come la definisce lui stesso…
https://www.ereticamente.net/2019/06/aleksandr-dugin-in-italia-la-nostra-conversazione-con-rainaldo-graziani.html
il buongoverno non può prescindere da una politica culturale a monte. Senza, in una società fluida e liquida come l’attuale, anche il consenso è fluido e volubile. Per battuta ci sarà sempre quello più rozzo di te…
Certamente ma la cultura deve essere somministrata per così dire in maniera leggera e fruibile da ogni persona, non si può pretendere che da un giorno all’altro siano tutti messi sullo stesso piano… Poi che a monte di un governo ci debba essere una politica culturale seria siamo daccordissimo, ma bisogna vedere poi come si dipana al livello della realtà del paese, ripeto secondo me bisogna agire su piani differenti ma interconnessi, con direzione unica ma tramite mezzi diversi: “Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni” per parafrasare il tizio con la barba…
Secondo alcuni storici ci fu una spartizione: alla DC il potere, al PCI la cultura, intendendo con “cultura” anche i vari mass media. Beh, direi che di tempo ne è passato, direi che è l’ora di reagire con forza all’occupazione gramsciana della cultura e di tutto ciò che vi è collegato. I vari epigoni del PCI (al cui centro non hanno più l’operaio ma l’omosessuale multicolore) hanno in mano i media ma sono scollegati dalla gente e dalla realtà in generale, questo deve darci forza. Non bisogna guardare in faccia a nessuno, usiamo gli stessi metodi vigliacchi che usano loro. Occorre prendersi una parte dei media, con le buone o con le cattive. Non abbiamo di fronte un nemico leale ma degli esseri che vogliono cancellare italiani e indoeuropei: la posta è troppo grande e l’avversario è troppo spregevole. Quindi diamoci da fare, ognuno nel suo piccolo.
@paleolibertario
La DC è stata il Male Assoluto dell’Italia repubblicana. Prendeva voti a destra e faceva politica a sinistra, come appunto dimostrato dalla cessione al PCI della cultura del nostro paese.
@paleolibertario. Scusa, ma siamo realistici. Ti vedi lo stato maggiore DC dire allo stato maggiore PCI, tutti schierati: a noi il potere, a voi la cultura e la stampa?! Ognuno si è preso quanto ha potuto. Se poi i DC son stati gonzi, questo è un altro affare. Ma loro erano una Armata Brancaleone, da sempre, che solo, e in parte, Pio XII e poi la paura del comunismo han fatto vincere per tanti anni. Crollato il Muro, diluitasi la fede superficiale ma fervorosa del dopoguerra, è crollata la DC, che peraltro faceva vergogna, per tanti motivi…Ed a Torino quando rapirono Moro molti brindavano, perchè lui era il símbolo della resa ai comunisti, lamentando, obviamente, la morte di 5 innocenti servitori dello Stato…
Prendersi una parte dei media? Certo, ma per scriverci che cosa? Le panzane della cosiddetta destra sovranista, in buona parte sospesa tra il fantasma di Evola, De Benoist e Dugin? Meglio di no, tutto sommato…
Se Jean-Marie da anni è stato accantonato e viene supervotato il faccino di un 23enne verginello (della politica) come Jordan Bardella, ex studente di geografia(!)…vuol solo dire che l’ex FN francese si è contagiato con i virus pentastallatici…Insomma più o meno come vendere bibite allo stadio…Ma quale sovranismo dei miei stivali! Questi non sanno nulla e sono il nulla, ora et semper…In sæcula sæculorum …
Il problema non è il fatto che a destra si legga poco o tanto,ma il fatto che la cultura progressista sia egemone ovunque ; così quando leggi libri o riviste scientifiche,trovi esposti come verità assolute robbaccia come l'”out of Africa”,pur essendo screditata dai fatti(leggere gli splendidi articoli di Fabio Calabrese su “Ereticamente”per maggiori informazioni); testi storici che(lasciando perdere ,per amor di patria,ogni questione riguardante l’età moderna e contemporanea in generale) negano qualsiasi legame etnico tra i popoli indoeuropei,ponendolo solo su un piano prettamente linguistico dovuto agli scambi commerciali ; infine è in corso un piano di vera e propria “colonizzazione dell’immaginario”,operazione raffinatissima,con libri ponenti sotto una luce politicamente corretta(in salsa liberal progressista)autori come,ad esempio,Tolkien o Howard,ma anche con allegre interpretazioni del patrimonio culturale greco-romano(non bastando più strumentalizzare i Vangeli…) in chiave sinistrorsa e pro migrazioni selvagge(basti vedere il recente libro di Maurizio Bettini, va detto studioso per altri versi straordinario ,”Homo sum” ,o a diversi testi circolanti su Enea assimilato ai migranti di oggi…).
Purtroppo non è solo un problema italiano,il controllo della cultura è esercitato dai progressisti in chiave globale(sempre parlando di Occidente).
La risposta non credo possano essere solo articoli illuminanti,comunque benvenuti(molto bello quello di Socci contro le cattive interpretazioni dell'”Eneide”),serve una produzione saggistica(cartacea) che contrasti passo per passo ogni stupidaggine proveniente dal laboratorio progressista
Bill Haley ed il suo “Rock around the clock”
Egemonia culturale tramite soft power. Vale più di 1 miliardo di convegni o di tg
Condivido totalmente l’intervento di Wolf e anche la giusta osservazione di Valter sul soft power, ma rimango dell’idea che se non si arriva alla casalinga di Voghera , se non c’è una produzione culturale prima di tutto “nazional-popolare” è difficile poter parlare di egemonia che si fonda proprio su questo concetto… certo poi tutto è connesso,dagli studi accademici ai media mainstream, passando per pubblicità, serie tv etc basta vedere le influenze che al giorno d’oggi veicola Netflix per capirlo… per costruire un certo “frame” si usano vari espedienti e manipolazioni, finestre di Overton etc etc quindi la missione non è nemmeno ascrivibile solo al piano nazionale ma riguarda come detto tutto l’occidente, anche se ritengo che già sarebbe tanto fornire degli strumenti di resistenza culturale al pensiero unico, e su questo mi pare che qualche passo avanti è stato fatto soprattutto grazie ad internet, ai vari blog e riviste online non conformi.
Per Werner – Certo che la DC era il male assoluto! Per Guidobono – Più realista di cosi? Sto dicendo di usare tutte le armi che usano loro! Te cosa proponi? Poi, oh, a me va bene anche il golpe nazi-motociclista, sia chiaro, ma basta chiacchiere, è un momento storico in cui il popolo sembra dalla nostra, se non si fa qualcosa ora… (La spartizione ci fu, lo sai bene, il compromesso storico consisteva anche in questo).
Il ‘compromesso storico’ fu tante cose. In termini italiani fu il tentativo DC di mantenere una quota consistente di potere non avendo quasi più nulla di originale (se non clientelismo ed assistenzialismo di bassa lega) da offrire ad un elettorato – giovani e donne in primo luogo – che aveva in modi diversi recepito il ’68 e che, conclusa la ricostruzione, reclamava più diritti e partecipazione agli utili dell’economia… Ma fu il golpe cileno del ’73 a convincere Berlinguer che il ‘socialismo reale di matrice sovietica’ non aveva possibilità di realizzare alcuna rivoluzione in Occidente se non sulla base di ampie alleanze con i ‘partiti borghesi’ di centro. Sulla base di programmi riformisti che avrebbero, come in effetti poi fu, rafforzato, nella peggiore delle ipotesi per loro, la presenza gramsciana del PCI nella società…Fu in parte un equivoco che si trascinò fino all’80 almeno, che vide la DC alla difensiva, con una gamma diversa di posizioni, ma sostanzialmente incapace di elaborare un’alternativa alla proposta di Berlinguer. Sarà Craxi ad abbattere le ultime ipocrisie del ‘Compromesso Storico’ e dell’annesso ‘Arco Costituzionale’- durato appena 7 anni, pur se l’ombra lunga del cattocomunismo politico giunge sino a noi – dopo l’assassinio Moro… aspettando la Caduta del Muro…La forza della DC era stata l’Azione Cattolica, le organizzazioni cattoliche nella società, a tutti i livelli. Entrate esse in crisi, il suo credo antiliberale non aveva più strumenti da opporre alla marea crescente comunisteggiante… Per questo trovo ridicola ed assurda la polemica antiliberale di ‘destra’: il liberalismo (non le fanfaluche corporativiste) è l’unica vera arma, da usare bene, ovviamente, contro le degenerazioni di sinistra, antiautoritarie, anarcoidi, liberticide ecc…
E comunque non si può analizzare il ‘Compromesso Storico’ prescindendo da qualche cenno alla situazione internazionale a metà degli anni ’70. L’epoca dell”Eurocomunismo’…Gli USA han lasciato vergognosamente il Vietnam, poi sono arrivate la caduta di Nixon e la debole presidenza di Carter. In Europa son caduti i colonnelli in Gracia, è caduto il salazarismo, è finito il franchismo, i successori di De Gaulle in Francia balbettano, la RAF sconvolge la Germania Ovest ed il terrorismo di sinistra terrorizza l’Italia…Per parte dell’establishment dominante (gli Agnelli ad esempio, i Caracciolo, i borghesi milanesi del Corriere, dai Crespi ai Cederna, ai Bassetti ecc.) imbarcare i comunisti al governo pare un prezzo ragionevole, in termini gattopardeschi… In questo quadro la destra italiana non sa offrire nulla, se non nostalgie ed appoggio alle istanze più retrive del rimanente filoclericalismo italico, purtroppo…
Guidobono, in materia economica con me sfondi una porta aperta (mi riferisco all’intervento delle 20:15 e ad altri tuoi interventi che trovo condivisibili). Con la quasi totalità delle persone della cosiddetta “area” mi scontro quotidianamente in economia, pur essendo filosoficamente d’accordo sul resto. Sul cosiddetto “clericalismo”, come lo chiami tu, abbiamo idee diverse, ma è una tematica troppo complessa, inesauribile in questa sede. NB – Mi riservo di ritornare sulla questione di una possibile occupazione gramsciana di destra della cultura, magari in appendice ad altri articoli.