
Il giorno in cui Mishima ha scelto il suo destino è il bel film di Koji Wakamatsu, in gara per la sezione «Un Certain Regard». Jakuza da ragazzo, e per questo finito in carcere, poi autore di B-movies erotici e gangsteristici, Wakamatsu è dagli anni Settanta un regista sempre più interessante, politicamente legato ai temi della ribellione giovanile e del malessere sociale. Quattro anni fa con United Army, che raccontava il terrorismo internazionale dell’Armata rossa giapponese, fece scalpore al Festival di Berlino.
Nel film su Mishima, l’interesse sta nella contestualizzazione del suo gesto, la fine degli anni Sessanta sempre più segnati in Giappone dalla contestazione politica e nell’assoluta mancanza di demonizzazione. Come i militanti di estrema sinistra, anche Mishima voleva trasformare il Giappone per salvarlo. Significativo, in questo senso, è la ricostruzione del dibattito che oppose lo scrittore agli studenti occupanti l’università di Tokyo, il suo aderire alle cause della protesta, il suo schierarsi contro chi non voleva riconoscere che il sistema andava modificato con un ritorno al passato, la divinizzazione del potere imperiale come sola possibilità di opporsi ai valori occidentali. «Perché gli studenti si battevano? Chi era il loro vero nemico? Perché Mishima decise quel gesto estremo? Come si deve morire? E per quale causa? Ogni domanda ne solleva un’altra e per cercare di rispondere ho deciso di fare questo film». Da Il Giornale, 30 maggio 2012