Silvio Berlusconi torna in campo e Forza Italia celebra i venticinque anni dalla sua fondazione: storia ed attualità si sovrappongono nell’invito a valutare, sia in chiave politica che metapolitica, il duplice “avvenimento”. Celebrare propagandisticamente la data della prima “discesa in campo” del Cavaliere serve a poco, se non si guarda a quell’esperienza con il dovuto distacco critico, sia in rapporto all’attuale contesto politico sia al quarto di secolo trascorso.
Qual è stato il merito del fondatore di Forza Italia ? A Berlusconi va riconosciuto di avere colto, venticinque anni fa, il senso del passaggio epocale (il tramonto dei partiti protagonisti della storia italiana dal 1945), la nuova domanda politica (seguente a Tangentopoli), la fine delle vecchie logiche discriminatorie (soprattutto verso destra), il rischio di vittoria da parte di una sinistra ancora comunista.
L’inaspettato successo elettorale, seguito alla discesa in campo del gennaio 1994, fu effimera non solo per il “ribaltone” della Lega, quanto soprattutto per l’incapacità di Berlusconi e più in generale del centrodestra di trasformare il consenso raccolto nelle urne in un più strutturato progetto politico. Non bastò insomma sventolare l’idea della “Rivoluzione liberale” per costruire una prospettiva di lunga durata. Oltre uno stanco anticomunismo non si andò, mentre si fece poco o nulla per radicare culturalmente l’onda lunga del voto.
Pesò certamente la gracilità strutturale di Forza Italia, costruita con una parte degli spezzoni dei vecchi partiti di centrosinistra e dall’altra la visione “aziendalistica” dei suoi quadri, provenienti dalle reti del Cavaliere. Lo spirito pionieristico della prima stagione berlusconiana si spense perché – in buona sostanza – dalle parole (e dalle aspettative della vigilia) non si passò ai fatti (pur avendo spesso ampi consensi elettorali, in particolare nel 2001 e nel 2008), mentre la “narrazione” veniva travolta dagli scandali e dalla sostanziale disillusione degli elettori.
La ridiscesa in campo di Berlusconi, a venticinque anni dalla prima, non sembra tenere conto del percorso compiuto e degli errori fatti. Non basta evocare nuovi “pericoli” (ieri i comunisti, oggi i pentastellati) sperando così di chiamare nuovamente a raccolta i “moderati”. Oggi ad emergere è un antimoderatismo di massa, incarnato dal quel populismo dietro cui si agitano, ancora confuse, nuove domande di cambiamento, lucidamente sintetizzate da Marco Tarchi sull’ultimo numero di “Diorama Letterario”: “…la difesa delle identità collettive contro la loro diluizione in funzione degli interessi di una capitalismo cosmopolita, la riscossa dei ceti popolari contro le oligarchie che da lungo tempo li dominano, la tutela delle specificità culturali contro l’ideologia dell’inevitabile e proficua omologazione, il richiamo ad un ordine naturale olistico contro il relativismo dei diritti esclusivamente individuali”.
Rispetto a questi temi, all’ordine del giorno non solo dell’Italia ma dell’intera Europa, ha un senso ripercorrere le strade già battute del “moderatismo” e del “partito liberale di massa” ? E’ questa la domanda di fondo che rimane sospesa sul venticinquennale della nascita di Forza Italia e sulla nuova discesa in campo di Berlusconi. Nel quarto di secolo trascorso, volenti o nolenti, è cambiato il lessico della politica e le modalità stesse della comunicazione. Non comprenderlo significa essersi fermati culturalmente al tubo catodico laddove invece è la Rete a dettare i tempi ed i temi della nuova Politica. Ben oltre l’età dei protagonisti in campo e degli anni inutilmente passati è ancora il medium ad essere il messaggio, con tutto quello che questo comporta.
Berlusconi o non Berlusconi (magari ci fosse un altro leader) il moderatismo esiste e deve essere politicamente ed elettoralmente rappresentato. Piaccia o non piaccia, per il bene di tutti.
Felice,ma come si fa’ ad essere moderati con la realtà sociale Italiana odierna.Continuarlo ad esserlo vuol dire non aver futuro.Il BERLUSCA indubbiamente nel 94 aveva indubbie qualità,ora sono gli avversari politici che cercano di manipolarlo in vari modi per condizionare o screditare la nuova onda politica.purtroppo per l’inesorablita’del tempo è fuori gioco.Non dovrebbe usare la politica come diversivo, è la figlia che cerca di posizionarlo al centro strategicamente per salvare i loro privilegi per il futuro che sarà sicuramente burrascoso..
Servono ammortizzatori. La guerra di tutti contro tutti sarebbe catastrofica. E la destra la perderebbe.
Ai sostenitore del Coniglio Bianco Gumido in Venezuela …
https://it.businessinsider.com/le-speculazioni-di-goldman-sachs-dietro-il-sostegno-di-trump-al-cambio-di-regime-in-venezuela/
La “Rivoluzione liberale”, famoso slogan con cui Berlusconi fece la sua discesa in campo in politica, non l’ha fatta lui, ma l’ha fatta la sinistra. L’ha fatta con il Sessantotto sul piano culturale e dei costumi, imponendo il proprio monopolio ideologico nella società attraverso i mass-media e la scuola, e con leggi quali il divorzio, l’aborto e la cattiva riforma del diritto di famiglia, tutto questo grazie alla DC che cedette su questi campi al PCI; poi l’ha fatta negli anni novanta in economia, quando, completata la sua transizione dal marxismo alla liberaldemocrazia di stampo anglosassone dopo la Caduta del Muro del 1989, ha sposato il dogma liberista, come dimostrato dalle privatizzazioni selvagge fatte soprattutto dai governi Prodi e D’Alema, come quelle di Alitalia e Telecom, che quando erano pubbliche erano all’avanguardia, poi una volta privatizzate sono andate in malora.
Fatta questa precisazione, è indubbio che Berlusconi è stato l’unico a mandare più volte la sinistra all’opposizione, ma è altrettanto indubbio che quando nel 1995, 2001 e 2008, è stato al governo, non ha mai contrastato seriamente l’egemonia culturale e ideologica della sinistra, di fatto padrona da 50 anni della RAI e di tutto ciò che è statale, a partire dalla scuola, dove i ragazzi non vengono formati, ma indottrinati. A parte che cacciare Biagi, Santoro e Luttazzi dalla RAI (il famoso “Editto bulgaro”), cosa avrebbe fatto di rilevante? Un bel nulla. Ma è normale che sia così, perché Berlusconi, capo del centrodestra per lunghi anni, non è mai stato di destra.
L’unica cosa che mi importa è la caduta di Maduro e dello squallido bolivarismo. Se facessero fuori lui e tutti suoi familiari e seguaci tanto meglio.
Al BERLUSCA nel 94 gli è mancato un Fini con gli Attributi che sapesse usarlo guidarlo… Bisognerebbe scoprire anche quali clausole sono state firmate nella vergognosa resa del. 43.. Tutt’ora segrete.. ed implimentate. È inutile girarci sopra.
Un quarto di secolo che ha costruito “il Nulla” , il Vuoto, l’Oblio, fagocitato da quella stessa cultura radical-liberale denunciata a piena voce da Pasolini, Evola da Del Noce ( … il vero Marxismo omologante avrebbe vinto in Occidente grazie al Capital-Liberalismo di massa …. ).
25 anni di controrivoluzione culturale ed ideologica “a destra”, di profonda mutazione antropologica nei ” fondamentali ” di stile, atteggiamento, valori, dottrina, ideologia, portamento …
Di certo non tutta colpa di Berlusconi , ma di chi era già “Berlusconizzato dentro” ben prima che Lui stesso arrivasse sulla scena con le divisioni corazzate Mediaset/P2 …
Il male moderato dell’italietta di riporto , colonia dei soliti potentati, dove perfino un mignottaro miliardario di turno Ti diventa un mito di liberazione …
Ed oggi poi, quello stesso personaggio, buttato giu’ dal Golpe teleguidato del 2011, è il maggior sponsor dei suoi ex-nemici golpisti …
25 anni di banale e moderata rassegnazione
La vendetta di Catilina, la frase “il vero marxismo omologante avrebbe vinto in occidente grazie al capital liberalismo di massa” è una citazione? Esattamente di chi? Pronuciata oppure scritta dove?
X Giacomo : era la tesi di fondo sostenuta dal Prof. Augusto del Noce morto nel 1989 …
” ….Il nuovo materialismo, per Del Noce, si configura come «totale individualismo»; l’idea di felicità si separa non solo dall’idea classica di beatitudine ma anche da quella di giustizia sociale. Sul piano sociale tramonta l’orizzonte di classe, l’operaismo e il riferimento proletario cedono il passo a un orizzonte neo-borghese, di una borghesia che ha ormai perduto i connotati cristiani e nazional-famigliari della vecchia borghesia. Dalla lotta di classe, annota Del Noce, si passa alla lotta contro la repressione. Marx cede il posto a Freud, anzi a W. Reich ” ….
Ti consiglio in proposito l’ottimo intervento di Marcello veneziani sul profilo del Prof. che con Evola e Pasolini hanno anticipato un EPOCA …
http://www.marcelloveneziani.com/ritratti/ritratti-augusto-del-noce/
Tutte corrette le considerazioni sul piano poltico, ma bisogna anche in modo più prosaico considerare quanto avvenuto al di fuori della politica. Certi comportamenti, anche se appartenenti alla vita privata, non possono non influire sul giudizio generale di una persona e neppure la disinvoltura nell’affidare l’organizzazione di un movimento politico ai propri collaboratori aziendali.Anche l’avere voluto ribadire ripetutamente il proprio disprezzo per la politica e nello stesso tempo il volervi rimanere ad oltranza e ad ogni costo è una contraddizione che lascia quantomento perplessi.