Chi ha paura di J. R. R. Tolkien? Cioè di quello tradotto e pubblicato finora in Italia? Di certo non mancano le polemiche, le censure, i veti all’ultimo momento che impongono la cancellazione di convegni ecc. A questa strategia staliniana si aggiunge un gruppo di giornalisti che propone una nuova traduzione dei testi del bardo inglese per “addomesticare” i contenuti espressi e narrati da Tolkien sulla Compagnia dell’anello? Magari per renderli “politicamente corretti” togliendo loro il potenziale spirituale e tradizionale di cui sono impregnati?
Per dibattere apertamente oggi, giovedì 17, si tiene nella sala capitolare del Chiostro del convento si Santa Maria sopra Minerva a Roma (una delle sale del Senato) un convegno che intende fare chiaerezza su operazioni editoriali e nel settore dell’informazione che tendono a dimezzare la figura di Tolkien per conferire una lettura di parte, lontana da quella che Tolkien stesso ha sempre voluto affidare ai suoi scritti. Inoltre, la versione italiana dei libri dello scrittore inglese, curata da Vittoria Alliata fu apprezzata da Tolkien, filologo e buon conoscitore della lingua italiana. E’ la traduzione che oggi vorrebbero censurare.
Al convegno parteciperanno Vittoria Alliata di Villafranca, scrittrice e storica traduttrice di Tolkien, la cui traduzione – ripetiamolo! – fu approvata dallo scrittore inglese; Oronzo Cilli, uno dei maggiori studiosi di Tolkien, autore di vari libri sul tema, in particolare di “Tolkien e l’Italia” (Il Cerchio ed.), Paolo Corsini, giornalista e presidente di Lettera 22, Gianfranco de Turris, scrittore e giornalista, esperto di fantasy, Daniela Quaranta e Alessandro Sansoni, entrambi giornalisti, Franco Cardini, noto storico. Modera la sessione di studi Adriano Monti Buzzetti, giornalista Rai. L’iniziativa è organizzata dall’associazione Italia Protagonista e Lettera 22.
Sarà l’occasione per fare suil punto sia sul dibattito attuale su Tolkien e il fantasy sia sulle operazioni di acquisizione e/o censura di autori, come Tolkien, appunto, non in linea con la cultura del politicamente corretto e tanto meno progressista…