Cinque Stelle sempre più nel caos e pronti alla resa dei conti interna. Lunedì, infatti, sarà la giornata decisiva per capire il destino non solo dell’ipercritica Adele Gambaro – che ha preso di petto Beppe Grillo, accusandolo di non rispettare il Parlamento, il quale ha reagito chiedendo di mettere al voto la sua espulsione dal movimento – ma anche del gruppo di dissidenti che, specialmente al Senato, mal digerisce il dirigismo del “cerchio magico” di Grillo e Casaleggio e minaccia addirittura di formare un gruppo autonomo. Passano i giorni, insomma, e quello che doveva rappresentare “l’apriscatole” dei cittadini in Parlamento si sta inceppando sotto i colpi dei veleni e delle incomprensioni.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco, dopo il problema delle interviste in tv e quello della diaria, è arrivata l’ultima accusa: la compravendita di parlamentari – in direzione di possibili nuove maggioranze – denunciata dal nuovo capogruppo alla Camera Nuti, affermazione che sta scatenando una vera e propria sindrome del sospetto tra i deputati grillini. Tra i più critici contro il nuovo capogruppo c’è stato il senatore Mario Giarrusso, che ha risposto invocando a sua volta misure drastiche: «Se Nuti ha notizia di una compravendita è suo dovere andare in Procura, altrimenti sono fatti inventati e dovrei chiedere la sua espulsione. Così si sta diffamando il M55». Un parlarsi addosso, questo, che sa tanto di “partito” vecchia maniera con accuse, minacce, ritorsioni.
Ma che cosa sta succedendo ai Cinque stelle? Certo, la batosta delle urne – che ha sancito un crollo verticale dei consensi – avrà contribuito a riscaldare gli animi di una pattuglia inesperta. C’è da dire, poi, che sono sempre di più i grillini a non tollerare la “selezione” che i vertici hanno compiuto arbitrariamente rispetto i parlamentari che possono andare in tv. Se poi aggiungiamo le ultime “direttive” sulla possibilità o meno di esprimere dissenso, risulta evidente come non si tratti di casi isolati, ma più probabilmente di un disagio che i vertici temono possa esplodere.
È chiaro, a questo punto, come la gestione del movimento stia risentendo con tutta probabilità di un paradosso: un leader – Beppe Grillo – che si scontra ogni giorno di più con la necessità (da statuto) della sua “non elezione” in Parlamento. Come dire, quando il gatto non c’è…