In una lettera inviata al direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, il direttore del Conservatorio di Benevento, Giuseppe Ilario, ha replicato all’articolo di Paolo Isotta sull’opportunità di concedere il riconoscimento della laurea honoris causa a Gigi D’Alessio.
In calce alla missiva, la controreplica di Isotta.
Con sorpresa leggo il pezzo intitolato “La dissennata scelta di Benevento: laurea honoris causa a Gigi D’Alessio” firmato da Paolo Isotta.
Scrive il suo giornalista: “Mi si segnala che il Conservatorio di Benevento, su proposta del sindaco Clemente Mastella, sta valutando la possibilità di conferire una laurea honoris causa al ‘cantante’ Gigi D’Alessio ‘per aver portato la canzone napoletana nel mondo”.
Sono veramente curioso di conoscere la fonte di una simile segnalazione visto che il Conservatorio di Benevento mai si è espresso in merito a una simile ipotesi. Il suo giornalista dice che “se fossi insegnante a Benevento, nel nome di Sala mi dimetterei”.
Ecco io mi dimetterei dalla vergogna se fossi giornalista del Fatto, visto che una telefonata di controllo prima di scrivere un pezzo dovrebbe essere un passo scontato per chiunque firmi qualcosa di pubblico, anche un post su Facebook.
Al controllo delle fonti, Isotta evidentemente non è abituato. Le lancio invece uno scoop visto l’interesse che nutrite per noi. Ci piacerebbe invitare Gigi D’Alessio a tenere una masterclass della durata di un giorno ai nostri studenti di Pop Music.
Perché si, abbiamo una sezione di Pop Music, e pure di Musica Jazz, come praticamente tutti i Conservatori italiani. Noi facciamo il nostro lavoro e sappiamo meglio di chiunque chi sia Nicola Sala.
Prima di stracciarsi le vesti, Isotta impari a fare il suo di cronista, se può.
La risposta di Paolo Isotta:
Il direttore del Conservatorio di Benevento smentisce il Fatto e non i giornali e i siti internet che hanno pubblicato la notizia. Evidentemente non gradisce che un importante quotidiano nazionale diffonda qualcosa che forse desiderava gestire a livello locale, iin famiglia.
Nel suo tono aggressivo e offensivo, egli mi chiama “il suo giornalista” fingendo di ignorare che ero insegnante al Conservatorio di Napoli (non di Benevento) quando egli ancora andava a giocare a palla ai giardinetti; e proprio per la presenza di studenti del suo calibro civile e culturale ho abbandonato spontaneamente una cattedra assunta nel 1971.
Tuttavia la lettura del mio articolo non è stata per lui inutile: ha imparato chi è Nicola Sala, al quale il Conservatorio da lui diretto è intitolato.
*Da Il Fatto Quotidiano