Il comunismo è morto ma i comunisti no. Figli del comunismo eterno, quello che al di là delle lotte di classe, delle dittature del proletariato e della “liberazione”, si riproduce in varie forme, stili, tematiche. A volte con la sottaciuta nostalgia per le repubbliche popolari, i gulag, le purghe staliniane, i fallimentari piani quinquennali. E i neocomunisti lanciano l’attacco sotto mentite spoglie.
Tutto cominciò nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino, che annunciò la dissoluzione del comunismo. Subito i comunisti cercarono di arginare la dissoluzione con un’azione politica sotto altre spoglie. La nuova strategia era quella dell’entrismo in settori fino ad allora non toccati dalla politica o, comunque, non espressamente appartenenti a un’area politica. I nuovi settori di influenza furono l’Indigenismo, l’ambientalismo, i settori Lgbtq, i “diritti civili” in senso ampio, il dibattito sul gender e l’orgoglio queer e omosessuale, il femminismo ecc. Una lenta marcia proseguita in tutti i Paesi. Negli Usa il Partito comunista ha attuato una politica entrista inserendo suoi militanti nel Partito democratico sostenendo una politica poi sfociata nella cultura woke (aggettivo che significa “stai all’erta”, riferendosi alla necessità di vigilare contro le discriminazioni, poi divenuto simbolo della cultura del politicamente corretto). I politologi Augustin Laje e Nicolas Marquez hanno fatto il punto sulla diffusione di questa nuova sinistra nel volume Il libro nero della nuova sinistra. Sono analizzate le nuove teorie e i nuovi leader della cultura woke.
Questo libro è diviso in due parti: la prima, curata da Augustin Laje, affronta la fase di transizione dal marxismo al postmarxismo, il femminismo, l’ideologia di genere e le sue connessioni con il socialismo e la sinistra in genere. La seconda parte, curata da Nicolas Marquez, tratta del cambiamento, a sinistra, dall’”omofobia” marxista al proselitismo a favore di questa nuova ideologia.
Non solo: l’azione politica sostiene l’affermazione del matrimonio omosessuale e le adozioni di minori da parte di “famiglie omosessuali” oltre al ricorso sempre più libero all’aborto. Ci si può chiedere cosa abbia a che fare il comunismo con tutte queste domande politiche e sociali. La risposta è semplice: le vecchie teorie economicistiche non hanno più presa sul popolo, tanto che il comunismo è crollato non a causa di una guerra mondiale, come per i fascismi, ma grazie alla vittoria del modello di società materialista Usa basato sul capitalismo e sul consumismo. I neocomunisti reagiscono con una propaganda mediatica sostenuta dalle multinazionali, dall’alta finanza, dai centri di potere, da fondazioni e sviluppata attraverso una “rieducazione” alla lingua che viene rimodellata secondo espressioni che istintivamente spingono a pensare secondo questa visione woke. Molte piattaforme televisive con la scusa dell’inclusione veicolano teorie gender, omofile, lgbtq, nelle pubblicità è proposto il modello di società multirazziale con la presenza di gente di altre etnie. Si è arrivati addirittura a teorizzare che l’autopercezione sarebbe la misura di tutte le cose. Falsi dogmi spacciati da veri neocomunisti.
Agustin Laje, Nicolas Marquez, Il libro nero della nuova sinistra (Edizioni Eclettica, pagg. 283, euro 17,00; ecletticaedizioni.com)