“L’abolizione dell’ora legale, che pare la Commissione Europea si accinga inopinatamente a proporre, non rappresenterebbe solo un danno economico e di costume, ma anche politico”.
Non lo hanno detto né Matteo Salvini né Giorgia Meloni. E nemmeno Nigel Farage e Marine Le Pen. E chi, allora, ha osato smascherare l’ennesima battaglia (inutile) dell’Unione Europea che viaggia ormai sempre più spedita verso il baratro dell’impopolarità?
La riflessione porta la firma degli esponenti democratici Ivan Scalfarotto e Claudia Gribaudo,in una nota intelligentemente intitolata in latino “De minimis curat Europa” (l’Europa si interessa delle quisquilie, efficace capovolgimento del noto brocardo “De minimis non curat praetor”) e ripresa dall’Adn Kronos.
Nelle dichiarazioni di Scalfarotto e Gribaudo c’è una solenne mazziata all’ultima intemerata di Juncker che, nel marasma delle polemiche relative ai temi centrali dell’immigrazione, dell’economia e del lavoro, vira su questioni a dir poco secondarie, presentate in pompa magna (il sondaggione!) come misure di civiltà europea.
“Si dimostrerebbero ancora una volta le peggiori tesi euroscettiche – spiegano i due esponenti Pd – quelle che vedono l’Europa come una regolamentatrice minuziosa e pignola di aspetti minori delle nostre vite, come il famoso grado di curvatura dei cetrioli, e invece completamente assente su questioni centrali e strategiche come le crescita o il lavoro”.
E aggiungono: “Non si capisce davvero quale bisogno senta la Commissione di aprire un nuovo fronte di polemica sull’Europa, soprattutto nei Paesi meridionali dell’Unione, e per quale motivo poi si vogliano solleticare istinti anti-modernisti che già serpeggiano pericolosamente nelle nostre opinioni pubbliche”.
La loro chiosa è feroce: “Non si può che augurarsi che questa balzana iniziativa si riveli essere soltanto il risultato del lavoro di un qualche zelante funzionario brussellese, preoccupato di giustificare la propria presenza in ufficio nel mese di agosto”.