«Un’amarezza profonda, a fronte della gravità di quanto accaduto, nel vedere questa Aula vuota. Credo che sia a un fatto come questo che siamo chiamati a guardare se vogliamo comprendere il nostro compito e il senso della nostra missione». Così il ministro della Difesa Mario Mauro, che interveniva per una informativa sull’attentato, ha commentato davanti a una Camera semivuota i contorni di ciò che è avvenuto in quella regione dove più di cinquanta italiani hanno perso la vita in missione. Il ministro ha giustamente biasimato l’assenza massiccia dei parlamentari nel momento in cui era chiamato a dare spiegazioni a tutto il Paese su chi è stato ad uccidere Giuseppe La Rosa, un nostro connazionale. Si è saputo, ad esempio, che non si è trattato di un ragazzino di undici anni che ha eroicamente compiuto un gesto di resistenza, ma di un attentato vero e proprio, organizzato nei dettagli.
Al di là delle opinioni sull’intervento militare in Afganistan, è indicativo il fatto che chi è chiamato a rappresentare il Paese non fosse presente in Aula. Ed è indicativo, questo, non tanto perché aggiunge un’altra figuraccia alla “casta”, ma perché dà il senso di un Paese che rigetta alla radice la volontà di recitare qualunque ruolo nello scacchiere internazionale. Lo si è visto anche oggi: si parla del nostro bersagliere caduto in un attentato nel momento in cui rappresentava la nazione e l’Aula della Camera di questa nazione è vuota. E sorda. E forse davvero grigia.
Ps. Nelle ultime ore è stato individuato grazie alle testimonianze dei bersaglieri che erano sul Lince con La Rosa l’attentatore: ora si spera che, pur non essendoci trattati bilaterali che regolano l’estradizione, possa essere giudicato davanti ad una corte italiana.
@barbadilloit