L’ultimo film di Woody Allen non è un capolavoro. To Rome with love è una storiella che scivola lenta, con i soliti tic del regista americano e alcune riflessioni caustiche che colpiscono.
La degenerazione dei contenuti per i media (italiani o internazionali, cambia poco). Il personaggio interpretato da Roberto Benigni, Leopoldo Pisanello, è una trovata geniale: un italiano medio divenuto incomprensibilmente un vip, seguito passo passo da tv e giornali. Pisanello evidenzia come il sistema dell’informazione spesso si avvinghi ad autentiche nullità, la cui esistenza priva di significato è vivisezionata da telecamere e articoli. E’ l’archetipo che rivive nelle gesta insulse di tanti protagonisti del Grande Fratello o nelle vesti pietose di tanti opinionisti senza titolo nei salotti dei talk show.
La bellezza di Roma. La Città Eterna, bonificata dal traffico asfissiante e dagli ingorghi insopportabili, emerge in tutto il suo fascino, tra monumenti e piazza. Da questo punto di vista la pellicola di Allen è uno spottone riuscito per la Capitale.
La sinistra italiana vista da un americano. Quando Woody Allen sull’aereo discute sulla moglie dell’orientamento politico comunista del futuro marito della figlia, tira fuori dal cappello una serie di luoghi comuni sul sinistrismo italico, che poi ricompaiono nelle successive sequenze. In questo caso la satira ha un sapore maccartista. Non tutto – nemmeno in tempi nei quali il fronte progressista italiano è più sgangherato del solito – si può ridurre all’utilizzo di un bagno in “comune”…