6 giugno 1992. «Caro Michele, la tua esperienza e i tuoi consigli, insieme con la tua solidarietà, mi sono stati particolarmente graditi. La mia non e’ stata la reazione emotiva contro attacchi ingiustificati ma la presa d’ atto che, nella situazione attuale, era impossibile andare avanti. Forse hai ragione tu e bisognerebbe tentare di andare avanti a qualsiasi costo. Ma e’ veramente difficile. per non dire impossibile . Continuare a lavorare con ostacoli di ogni genere che si frappongono e ti tolgono la serenità . Cordialmente. Giovanni Falcone».
Il Corriere pubblica questa lettera dell’agosto del 1988 al’amico e collega Michele Del Gaudio. Quei dell’88 sono i giorni dello scontro con Meli. Falcone sapeva di essere “nemico” di tanti, da tempo. È Milano, però, la capitale della notizia e il caso Craxi condiziona i Palazzi romani.
Sempre sul Corriere, scrive Folli: « “È un segno dell’imbarbarimento della lotta politica”. Giuseppe Ayala, l’ex magistrato del pool antimafia, amico fraterno di Falcone e oggi deputato repubblicano, bolla così il torrente di rivelazioni sulle tangenti milanesi. Il torrente è uscito dalla giunta parlamentare per le autorizzazioni a procedere, di cui Ayala stesso è un componente, e sta provocando uno sconquasso di cui non si intravede l’epilogo. La posta in gioco è Palazzo Chigi; o meglio: è l’ equilibrio politico della legislatura. Se Craxi vincerà lo scontro di potere in atto e otterrà da Scalfaro il mandato di formare il nuovo governo, mercoledì o giovedì prossimo, egli potrà dimostrare che il ruolo del Psi è ancora centrale nel sistema politico. Viceversa, se apparirà soccombente alla “questione morale”, al punto di non poter ricevere l’ incarico oppure, avendolo ottenuto, di non essere in grado di gestirlo con successo, allora un’epoca della storia italiana sarà da considerarsi chiusa. Ecco perché quello che sta avvenendo in questi giorni, in pubblico e dietro le quinte, è destinato a pesare per anni. Sulle spalle del presidente della Repubblica grava una considerevole responsabilità».
E il protagonista di quei giorni è Antonio Di Pietro: escono anticipazioni di una intervista da star per Panorama e le agenzie riportano le sue dichiarazioni al convegno dei giovani industriali aderenti alla Confindustria, dove è stato accolto tra applausi e acclamazioni: «“Voi non siete vittime”. – Così Di Pietro sferza gli industriali», titola l’Unità.
Non solo Palermo, dunque: per capire quei giorni, oltre a Roma, bisogna guardare anche a Milano.