5 giugno 1992. “Sono aggressioni, mascalzonate!”. Bettino Craxi si difende così dalle accusate di Mario Chiesa. Il Giornale di Montanelli scrive che “la situazione di incertezza potrebbe favorire le candidature di Giovanni Spadolini o Arnaldo Forlani” e ipotizza “l’ingresso di Ciampi, Reviglio e Martinazzoli in un gabinetto composto da non più di venti ministri”.
La confusione è tanta, le soluzioni scarseggiano.
Il governo, con i ministri Scotti e Martelli, continua a lavorare sul pacchetto antimafia. Filtrano solo ipotesi: rivedere l’istituto del soggiorno obbligato per permettere di riunire in un unico luogo, magari un isola; introdurre restrizioni nel regime penitenziario per impedire ai boss detenuti di mantenere contatti con i loro gli altri affiliati; reintrodurre il fermo di polizia, come durante gli anni del terrorismo, che consentiva alle forze di polizia di trattenere per 48 ore i sospettati prima di darne notifica alla magistratura. Filtra anche un’altra ipotesi: l’inserimento di una norma che riapra i termini del concorso alla Dna.
In serata, Paolo Borsellino partecipa a una cena organizzata dai vertici dell’Arma dei Carabinieri, informale. Alla fine della cena, Borsellino, calice in mano, dirà: «Brindo agli onesti!». Paolo si fidava dell’Arma. Anche nel pieno di una tempesta che si alimentava di sospetti e veleni. Borsellino la ricorderà come la cena degli onesti. A quella cena parteciparono anche il tenente Carmelo Canale e il maggiore Mario Obinu.