Nell’ipocrita torpore del politically correct all’italiana, dove tutto è permesso di nascosto, e tutto è tristemente pudico in pubblico, irrompe come un pugno dritto in faccia “Sono Tornato”, film realizzato con la regia di Luca Miniero e scritto con Nicola Guaglione.
La pellicola, oltre ad essere una piacevole commedia su un fantasioso ritorno in vita del Duce, grazie alla sua forma ibrida tra finzione e candid camera, ha il merito di far parlare l’Italia profonda, proprio quella più lontana dal politically correct e che più sente i morsi di una crisi senza fine e l’insofferenza verso un sistema di potere distante e inconcludente.
Ed è così che il redivivo Mussolini, ben interpretato da Massimo Popolizio -esageratamente truce in chiave ovviamente ironica-, mettendosi in viaggio con un giovane youtuber, Andrea Canaletti, interpretato da Frank Matano, gira in lungo e in largo la penisola, ascoltando la gente comune, dal fornaio campano: “In Italia c’è troppo magna magna. Io sarei per una dittatura morbida, massimo due partiti”, al contadino di Latina: “In Italia ci vorrebbe una rivoluzione”.
Duce super star, quindi, come ammesso dallo stesso attore protagonista, il quale ha sottolineato la differenza tra un film di produzione tedesca molto simile, “Lui è Tornato” uscito nelle sale tre anni fa, che parlava del ritorno di Hitler, e “Sono Tornato”: “Guardando il film tedesco -dice Popolizio- si evince che i tedeschi di fronte a Hitler sono schifati, gli italiani invece con Mussolini vogliono farsi i selfie”.
E’ rimasto fortemente colpito dalla reazione della gente comune anche Frank Matano, il quale ricorda che anche suo nonno custodiva gelosamente in casa un busto del Duce: “Io volevo bene a mio nonno e ho capito che la sua nostalgia è la stessa di molti ragazzi che, però, non hanno idea di cosa fosse quel periodo. Girando con la telecamera, le persone per i primi trenta secondi pensavano che fosse una candid camera satirica, poi si trasformavano in tante sedute psicologiche. La gente non vedeva l’ora di parlare con Mussolini”.
Ecco, il Mussolini del 2017 che incontra gli italiani, che li ascolta, che utilizza youtube, i social network, i talk show e financo i programmi rivolti alle casalinghe, sembra il prototipo dell’uomo forte -e del popolo- che gli italiani preferirebbero all’attuale sistema di potere. Tra una risata e l’altra, innumerevoli i campanelli d’allarme per la democrazia. Un Mussolini che d’apprima appare buffo -è d’altronde grottesco un personaggio con il fez e la divisa d’orbace nel 2017- ma che quando apre bocca parla diretto all’anima del popolo: “Mi hanno umiliato, fucilato e impiccato. Aveva ragione Hitler a dire che non meritavate un uomo come me. Sono morto per assolvere l’intera classe dirigente italiana, anzi l’intero popolo italiano che altrimenti sarebbe stato chiamato ad assumersi le proprie responsabilità per il lungo e caloroso sostegno accordato al mio governo.
Molti teatranti hanno provato invano ad imitarmi -scorrono le immagini di Craxi, Berlusconi, Salvini, Renzi e Grillo-.
In mia assenza -continua il resuscitato Duce- gli italiani hanno cambiato 63 governi in 70 anni. La democrazia è un cadavere in putrefazione -scorrono le immagini di Craxi sotto la pioggia di monetine, Borsellino, Riina, della strage di Capaci e della stazione di Bologna-, chi sono i buoni? Chi sono i cattivi? Dov’è la Patria?”.
Un Mussolini che induce alla riflessione profonda quando attacca gli effimeri stili di vita figli del consumismo che inducono alla solitudine e all’individualismo, un popolo senza speranze e che non fa più figli.
In un’Italia esausta, dove i comici fanno i politici e i politici fanno i comici, un Mussolini che fa sorridere per il mento pronunciato e il tono comiziante, può per mettersi di dire che votare non serve a nulla perché tanto la democrazia è un sistema inconcludente e corrotto, raccogliendo il consenso degli ascoltatori. Straordinariamente provocatorio!
Insomma, “Sono Tornato” fa ridere l’Italia di se stessa, mettendola a nudo, squarciando ogni velo di ipocrisia sui nostri tempi. La critica dei “gendarmi della memoria” lo ha già condannato, ma è proprio il caso di dirlo: una risata li ha già seppelliti.