Mattia Feltri, commentatore principe della Stampa, ha dedicato la sua rubrica “Buongiorno” al caso della incivile battuta di Gene Gnocchi su Claretta Petacci, accompagnata dal riso complice del giornalista Giovanni Floris
Tale era la vergogna che quando Claretta Petacci, la donna di Benito Mussolini, fu issata a testa in giù in piazzale Loreto, e dalla camicetta le uscì il seno, e la gonna scese a mostrarla senza mutande, una staffetta partigiana porse una spilla da balia a don Giuseppe Pollarolo e il prete con la spilla rimediò.
Tale era la vergogna che non si è mai saputo, o confessato, perché Claretta fosse senza mutande. Tale era la vergogna che esistono dieci o quindici versioni diverse sulla fucilazione di Claretta, come su quella del Duce. Tale era la vergogna che in Mussolini Ultimo Atto, il film del 1974 di Carlo Lizzani, partigiano e comunista, si racconta che si fece di tutto per allontanare Claretta dal plotone d’esecuzione, e infine fu uccisa quasi per accidente. Tale era la vergogna. Tale era per una donna che seguendo Mussolini nella ridotta di Valtellina credeva solo di aver vinto la sua guerra, lei amante, contro le altre cento amanti, e contro la moglie Rachele. Tale era la vergogna che Sandro Pertini, uno che per antifascismo si era fatto il carcere e il confino ed era stato condannato a morte dai nazisti, e ne scampò evadendo da Regina Coeli, e infine votò per l’esecuzione di Mussolini, ecco, tale era la vergogna che nel 1983 Pertini disse: «La sua unica colpa è di aver amato un uomo».
Tale non è più la vergogna che l’altra sera, facendo umorismo sul maiale fotografato a Roma da Giorgia Meloni, Gene Gnocchi ha detto che quel maiale è femmina, «si chiama Claretta Petacci». In studio tutti a ridere. E stavolta neanche una spilla.