Dopo polemiche durate settimane in Francia, i tre pamphlet antisemiti di Louis-Ferdinand Céline non saranno ripubblicati. Lo ha deciso l’editore Antoine Gallimard ponendo fine al dibattito e spiegando che “non esistono le condizioni metodologiche per un giudizio sereno”. Il progetto prevedeva la riunione dei tre pamphlet in una raccolta intitolata Écrits polemiques (“Scritti polemici”). Era stata programmata una riedizione critica curata dal professor Régis Tettamanzi, con prefazione di Pierre Assouline, uno dei maggiori studiosi dello scrittore di Courbevoie. L’editore ha sostenuto che si è trattato di una scelta presa liberamente ma le pressioni non sono mancate: la Comunità ebraica francese dapprima, poi il Consiglio di Rappresentanza delle istituzioni ebraiche hanno chiesto apertamente di non pubblicare i pamphlet. Il delegato interministeriale per la lotta al razzismo, Frédéric Pottier, è intervenuto sull’editore chiedendo di rinunciare alla pubblicazione e anche il premier francese, Edouard Philippe, è intervenuto. Alla fine, la prestigiosa casa editrice parigina ha ritirato il progetto che doveva essere realizzato entro il 2018. I tre pamphlet (Bagatelle per un massacro del 1937, La scuola dei cadaveri del 1938 e La bella rogna del 1941) nel dopoguerra non sono stati ristampati in Francia. In Italia Bagattelle per un massacro fu stampato nel 1938 e ristampato a poca distanza di tempo da La bella rogna negli anni Ottanta da Guanda. Céline, fino alla morte (avvenuta nel 1961 a Meudon, nei sobborghi di Parigi) non volle che i tre volumi fossero ristampati, visto che nel dopoguerra gli fu comminata una condanna a morte per collaborazionismo. In realtà non collaborò mai con i tedeschi, come è stato provato, ma l’aver scritto pamphlet antisemiti fu considerato un aiuto decisivo alla politica antisemita del Terzo Reich. Si salvò perché fu catturato in Danimarca, dove rimase alcuni anni. Nel 1951 l’amnistia e il ritorno in Francia.
L’incontro con la vedova Lucette
Secondo le notizie della stampa francese, stavolta sarebbe stata la vedova Lucette Almansor, 106 anni di età!, ad acconsentire alla ristampa sia perché ormai è passato tanto tempo e sia, come ha spiegato il suo avvocato, François Gibault, la signora ha bisogno di soldi per “significative spese mediche cui deve far fronte”.
Fino all’anno scorso, la ristampa dei tre pamphlet era sempre stata osteggiata dagli eredi dello scrittore francese. Nell’estate del 1985 chi scrive incontrò – grazie alla gentile mediazione della vedova dello scrittore francese – il legale e biografo di Céline, l’avvocato François Gibault (“la sua opera su Céline è perfetta, non abbiamo nulla da ridire” ci disse la signora Almansor) nel suo grande studio parigino di rue Monsieur 3, nel settimo arrondissement.
In un incontro di oltre un’ora toccammo vari argomenti fra i quali la polemica contro l’editore Guanda per la pubblicazione di due pamphlet céliniani. Guanda ritirò le copie in circolazione ma in realtà in due settimane di distribuzione la tiratura (si parlò di 2mila copie per titolo) era quasi esaurita. In Italia sui media si sviluppò un ampio dibattito sull’opportunità o meno di censurare le opere di grandi scrittori anche se si trattava di scritti antisemiti. Nell’incontro parigino, Gibault fu laconico e sottolineò l’importanza della volontà della signora Almansor nel proibire la pubblicazione. Non volle entrare nel merito dei contenuti sebbene conosceva la vita e l’opera di Céline come pochi per l’amicizia che li aveva legati ma anche per la monumentale biografia (tre volumi) che aveva dedicato allo scrittore.