“Il re di Romania è morto, lunga vita alla regina”, così ha titolato qualche organo. Michele I di Romania è deceduto, in Svizzera il 5 dicembre scorso, all’età di 96 anni. Gli succede a capo della Casa Reale di Romania, la figlia maggiore Margareta, la prima di cinque figlie, sessantottenne, dopo la rottura con l’unico nipote maschio, Nicolae, figlio dell’altra sorella Elena, prescelto ma poi diseredato nel 2015 ed anzi arrestato pochi giorni fa dalle Autoritá elvetiche per aver fatto irruzione nella casa del nonno.
Re Michele è morto ad Aubonne, Vaud, in una clinica privata, dove era stato ricoverato più volte in condizioni di salute precarie. Il primo agosto di un anno fa si era spenta la moglie, Anna di Borbone-Parma, in un ospedale di Morges. La coppia reale viveva a Bucarest dal 1992, dopo che il Presidente Ion Iliescu ne aveva permesso il rientro in Patria (nel 1997 gli fu restituita anche la cittadinanza, oltre ad importanti beni immobiliari), ma aveva trascorso buona parte della sua vita in Svizzera e non in condizioni economicamente agiate.
La Romania è una Repubblica che, tuttavia, ha riconosciuto per anni al suo ultimo Re un ruolo di rappresentanza importante e tutti i trattamenti concessi ad un capo di Stato. Una sorta di Capo di Stato Onorario. Per questo Michele I ha goduto di funerali solenni di Stato e nella cattedrale di Bucarest, dopo che la salma è stata esposta per due giorni nella sala del trono del Palazzo Reale per il saluto del popolo, decine, forse centinaia di migliaia di fedelissimi che sognano il ritorno al potere degli Hohenzollern-Sigmaringen.
Una vicenda personale, familiare e dinastica segnata a volte dall’intreccio di farsa e tragedia. Conobbi anni fa, 1984 o ’85, Re Michele ad un pranzo offerto dal nostro Ambasciatore a Berna, Rinieri Paulucci di Calboli, il cui padre Giacomo era stato segretario di Mussolini ed a cui poi toccò, essendo Ambasciatore a Madrid, l’ingrato compito di dire per telefono al Duce che non aderiva alla RSI e, successivamente, pure di consegnare, con un artifizio, la dichiarazione di guerra dell’Italia, neo cobelligerante con gli Alleati, all’Ambasciatore di Germania! Nella Capitale elvetica prestavo servizio come I Segretario, quando la caduta del Socialismo Reale sembrava una chimera. Re Michele era un uomo alto, serio, gentile, dallo sguardo un po’ triste.
La vita gli aveva riservato avventure e disavventure in serie. Ricordiamole in breve:
Nato Michele (Mihai) di Hohenzollern-Sigmaringen il 25 ottobre 1921 regnò come Re di Romania dal 20 luglio 1927 all’8 giugno 1930 ed ancora dal 6 settembre 1940 fino alla sua deposizione da parte dei comunisti filosovietici il 30 dicembre 1947. Discendente della regina Vittoria e dell’Imperatore Tedesco Guglielmo I, tra vari altri sovrani, cugino in terzo grado di Elisabetta II d’Inghilterra ed anche il penultimo dei Capi di Stato della Seconda Guerra Mondiale a spegnersi (l’ultimo sarà Simeone di Bulgaria), Michele nacque nel castello Foișor a Sinaia, figlio dell’allora Principe della corona Carol e della principessa Elena di Dinamarca e Grecia, nipote dell’allora re di Romania Ferdinando I; appartenente ad un ramo cadetto della Famiglia Reale di Prussia, dal 1871 al 1918 Imperatori Tedeschi (non di Germania).
Quando Carlo scappò con l’amante Magda Lupescu e rinunciò ai suoi diritti al trono nel dicembre 1925, Michele divenne erede al trono, su cui si sedette alla morte del nonno Ferdinando nel luglio 1927, assistito da un Consiglio di Reggenza. Nel 1930, nel contesto della crisi economica, Carlo II fu richiamato in patria dalla classe politica rumena, insoddisfatta della reggenza, e proclamato re dal Parlamento. Michele fu designato principe ereditario e successore di Carol II. Nel settembre del 1940, dopo anni di crisi politica, il regime filo-tedesco del primo ministro Antonescu sospese la Costituzione, sciolse il Parlamento, obbligò Carol II all’esilio e mise Michele sul trono. Fino all’agosto 1944, Michele fu una marionetta nelle mani di Antonescu.
A causa dell’avanzata sovietica e della crisi tedesca, nell’agosto 1944 il giovane Re si unì ai politici filo-alleati, che includevano i comunisti, per un colpo di Stato contro Antonescu, che fu arrestato, consegnato ai comunisti romeni e poi ai sovietici. Michele proclamò poi la lealtà del suo Paese agli Alleati, accettò l’armistizio offerto dall’URSS e dichiarò guerra alla Germania. Fu anche decorato con l’ordine della Vittoria da Stalin, per il coraggio personale nel rovesciare Antonescu e per aver posto fine alla guerra della Romania contro gli Alleati.
Nel marzo 1945 la pressione politica obbligò Michele a nominare un Governo filosovietico, dominato dal Partito Comunista. Con il regime comunista Michele funse prettamente da simbolo; nel corso del 1947 i comunisti imposero la “dittatura del proletariato” e costrinsero Michele ad abdicare il 30 dicembre dello stesso anno. Gli fu permesso di espatriare ed egli si recò dapprima in Inghilterra, dove aveva conosciuto la principessa Anna di Borbone Parma, che poi sposerà. Si ritirò quindi in esilio in Svizzera, risiedendo a Versoix, dove lavorò per un’industria locale, in difficili condizioni finanziarie. Non ha avuto eredi maschi.
Dopo la caduta di Ceausescu cercò due volte di rientrare in patria, ma fu riaccompagnato alla frontiera. Infine raggiunse un accordo con il Governo e rientrò definitivamente in Romania, accolto da più di un milione di persone. Visse al “Palazzo di Elisabetta”, che gli venne restituito. Ricoprì anche incarichi istituzionali e gli venne riconosciuto ufficialmente il titolo di Re. Ha rappresentato, tra l’altro, la Romania ai funerali di Giovanni Paolo II. Dopo aver designato la figlia primogenita Margherita quale erede dinastica ed averle lasciato la reggenza il 2 marzo 2016, ritirandosi a vita privata, gli venne diagnosticata una leucemia cronica ed un carcinoma epidermoide metastatico.
Come tutti hanno potuto seguire su Youtube, oltre che sui media, il giorno della sua morte, la figlia Margherita, come nuovo capo della Casa Reale di Romania, ha rilasciato un proclama alla nazione, ricordando che:
“Per nove decadi, Lui ha dedicato alla Romania tutte le forze che Dio gli ha conferito. E solo la morte ha potuto mettere fine alla sua stanchezza ed al suo paziente lavoro. Noi abbiamo sofferto un’immensa perdita. Una perdita personale come una perdita per l’intera Nazione. Noi piangiamo insieme, consci di essere uniti nella nostra sofferenza. Pregando”.
La Casa Reale ha proclamato 3 mesi di lutto e 40 giorni di lutto stretto, il Presidente della Repubblica di Romania Klaus Iohannis tre giorni di lutto nazionale.
Il 13 dicembre le spoglie del sovrano sono arrivate all’aeroporto di Bucarest-Henri Coandă, poi la salma è stata trasportata al Castello di Peleș, a Sinaia, quindi esposta per due giorni nella sala del trono del Palazzo Reale di Bucarest. Il 16 dicembre, si sono svolte funzioni religiose e cerimonie militari, prima del trasferimento nella Cattedrale dei Santi Costantino per la solenne messa funebre al cui termine è avvenuta la sepoltura del defunto sovrano a Curtea de Argeş, presso la Nuova Cattedrale Reale ed Episcopale, tumulato accanto alla consorte Anna di Borbone-Parma.
L’erede di Mihai è la figlia primogenita Margherita, sposata con un attore, Radu Duda, creato dal suocero principe Radu di Hohenzollern-Sigmaringer; la coppia però non ha avuto figli ed attualmente la questione della successione degli Hohenzollern di Romania è aperta. Nel 2016 la Casa Reale romena ha celebrato i suoi 150 anni giacchè il 10 maggio 1866 il principe Karl di Hohenzollern – Sigmaringen prestava giuramento come re di Romania con il nome di Carol I. Questa dinastia tedesca trapiantata nei Balcani rimane sul trono, pur con alterne vicende, come accennato, fino al 1947.
Ferdinando I di Romania (1865 –1927) fu Re di Romania dal 10 ottobre 1914 fino alla sua morte. Anche se membro del ramo cadetto del casato di Hohenzollern, Ferdinando fu per l’entrata nella prima guerra mondiale (avvenuta il 27 agosto 1916) a fianco della Triplice intesa, contro gli Imperi Centrali. Anche come conseguenza del “tradimento” verso le sue radici tedesche, l’Imperatore Guglielmo II fece cancellare il suo nome dal registro della Casata Hohenzollern. Quando la Dobrugia e la Valacchia furono occupate dagli Imperi Centrali, la Romania combattè contro di loro nel 1917 e riuscì a fermare l’avanzata tedesca in Moldavia. Allorché i bolscevichi cercarono di ottenere la pace nel 1918, la Romania era circondata dagli Imperi Centrali e fu obbligata a giungere al Trattato di Bucarest. Con esso la Romania restituiva la Dobrugia Meridionale e parte della Dobrugia Settentrionale alla Bulgaria; cedeva all’Austria-Ungheria il controllo dei valichi dei Carpazi; concedeva in locazione i propri pozzi petroliferi alla Germania per 90 anni. Quando l’avanzata alleata spinse la Bulgaria fuori dalla guerra, Ferdinando ordinò la rimobilitazione dell’esercito rumeno e la Romania rientrò in guerra a fianco della Triplice Intesa. Ferdinando divenne il sovrano di uno Stato fortemente allargato, dopo un conflitto tra la Romania e la Repubblica Sovietica Ungherese e dopo la guerra civile in Russia. Venne incoronato Re di Romania con una cerimonia spettacolare il 15 ottobre 1922 nella storica sede principesca di Alba Iulia in Transilvania.
Ai successi pubblici facevano però da drammatico contraltare le vicissitudini familiari. Il promogenito Carol diverrà noto come “re playboy”, amante della bella vita, donnaiolo, irresponsabile, giocatore.
Conosciuto più per le sue avventure galanti che per le doti di sovrano, Carlo si sposò la prima volta ad Odessa, in Ucraina nel 1918 contravvenendo alla legge reale, con Joanna Marie Valentina Lambrino (1898–1953), figlia di un generale rumeno; ebbero un figlio, Mircea Gregor Carol Lambrino, ed il matrimonio fu annullato per decisione del tribunale di Ilfov nel 1919. Si sposò in seguito ad Atene il 10 marzo 1921 con sua cugina di secondo grado, la principessa Elena di Grecia e Danimarca, ma il matrimonio fallì presto con il sorgere della relazione con Magda Lupescu (1895–1977), la figlia cattolica di un farmacista ebreo. A causa dello scandalo, Carlo rinunciò ai suoi diritti sul trono nel dicembre 1925 in favore del figlio Michele, diventando il signor Carlo Caraiman, condennato all’esilio permanente in Francia. Elena divorziò nel 1928. Carlo ebbe anche un figlio ed una figlia da un’altra amante Maria Martini, una studentessa di scuola superiore.
Carol tornò in patria inaspettatamente il 7 giugno 1930 e fu proclamato re il giorno seguente. Per il decennio successivo, cercò di influenzare la vita politica, macchiandosi di crimini imperdonabili. Allarmato dal successo di Codreanu e della sua “Guardia di Ferro”, il 12 febbraio 1938 il Re effettuò un golpe, sospendendo la Costituzione, sciogliendo tutti i partiti ed instaurando un regime poliziesco. Il piano venne messo in pratica solo quando apparve certo che la Germania di Hitler non sarebbe intervenuta nella politica interna romena. Si procedette dunque alla creazione di un partito unico, il Fronte di Rinascita Nazionale e come simbolico capo del governo venne posto l’anziano Patriarca ortodosso Miron Cristea. Entrarono nel governo anche Nicolae Iorga, Ion Antonescu e Armand Călinescu. Quest’ultimo, nominato Ministro dell’Interno, ottenne i pieni poteri e fu il grande protagonista della repressione.
Quando Carol II sentì di avere la situazione in pugno ordinò di dare avvio ad una brutale repressione del movimento legionario. Codreanu subì una condanna a sei mesi di reclusione nel carcere di Jilava per diffamazione. Poco dopo nei suoi confronti prese avvio un altro processo, una farsa, nel quale venne accusato di sedizione, tradimento, legami con sedicenti “poteri stranieri”. Le irregolarità furono molteplici ed il processo si concluse con una condanna a dieci anni di lavori forzati. Codreanu venne ucciso il 30 novembre dello stesso anno insieme ad altri 13 legionari. Secondo la versione ufficiale, diramata dalle forze governative, la sua uccisione avvenne in seguito ad un tentativo di fuga collettivo messo in atto durante il tragitto di trasferimento verso un altro penitenziario. In realtá furono il Re ed il ministro Călinescu ad ordinare il massacro per ragioni politiche. I 14 detenuti vennero infatti strangolati contemporaneamente da altrettanti gendarmi durante il tragitto di trasferimento. Sui corpi furono poi gettati svariati bidoni di acido solforico prima dell’occultamento in una fossa comune scavata in aperta campagna. A ciascun gendarme fu riconosciuta la ricompensa di ventimila lei. Il culmine delle violenze fu raggiunto nel 1939, come riferito dallo studioso Zeev Barbu: «Tra il 1924 ed il 1937 i legionari commisero undici omicidi, in gran parte di personalità politiche importanti. In questo stesso periodo furono però uccisi più di 500 legionari, in maggioranza dalla polizia. Tra l’aprile ed il dicembre del 1939 vennero arrestati, imprigionati ed uccisi circa 1200 legionari».
Scoppiato il conflitto, obbligato prima dai sovietici, poi da ungheresi, bulgari, tedeschi, italiani a cedere importanti parti del regno al dominio straniero, il Re fu convinto infine dall’amministrazione filo-tedesca del maresciallo Ion Antonesco ad abdicare in favore del figlio Michele. Il 6 settembre 1940 il Re partí per l’esilio assieme all’amante Magda, in un treno (aveva anche l’hobby dei treni e sovente li conduceva in incognito) carico di oggetti di valore. Al momento dell’abdicazione era uno dei principali uomini d’affari del Paese, con azioni di 40 imprese e banche. Dapprima fu in Yugoslavia, poi in Portogallo, a Cuba, Messico, Brasile (dove in un albergo di Río de Janeiro, Carol e Magda si sposarono). Alla fine del conflitto tornarono in Portogallo, dove nel 1953, a sessant’anni, Carol morí d’infarto. Magda Lupescu visse fino al 1977.
Cresciuto senza l’affetto paterno, potendo stare solo per brevi periodi con la madre, Re Michele non ebbe neppure molta fortuna con le sue cinque figlie, in genere sposatesi con uomini inadeguati, poi divorziate, talvolta risposatesi. La maggiore, Margherita giá coinvolta in una relazione romantica con Gordon Brown, che in seguito sarebbe diventato Primo Ministro del Regno Unito (2007-2010), si sposó, giá matura, con un piú giovane attore rumeno, per alcuni un avventuriero, Radu Duda. Quest’ultimo, nel 2009, vivendo al Palazzo Reale di Bucarest, annunció la propria candidatura alla Presidenza di Romania, dalla quale si dovette poi ritirare cinque mesi piú tardi!
Il 1º agosto 2015 l’ex re Michele I di Romania, ha firmato un documento con cui venivano rimossi i titoli di Principe di Romania e la qualifica di Altezza Reale al nipote Nicola, figlio della principessa Elena. In una lettera privata alla figlia, Michele lamentava che al nipote mancassero le “qualità morali” per servire degnamente il popolo rumeno. In seguito a tale decisione ci furono numerosi pettegolezzi su quale fosse la reale causa della decisione, fra le quali una possibile omosessualità del nipote.
La terzogenita Principessa Irina (nata nel 1953) sposò in seconde nozze un poliziotto statunitense dell’Oregon; fu arrestata nel 2014 dalle autorità americane perché organizzava combattimenti illegali tra galli, con relativo giro di scommesse, in una fattoria del predetto Stato!
Vicissitudini e crisi famigliari a parte credo s’imponga una riflessione di carattere generale. Come ha commentato Padraic Kennedy in un libro del 2008 “Il peso della libertá: l’Europa dell’Est dal 1989”, il nazionalismo incentrato sull’idea di Stato, esploso dopo il crollo del Muro di Berlino nel 1989, e dell’URSS nel 1992, pare essersi assai indebolito. All’inizio degli anni ’90 pareva, anzi, che un “nuovo sentimento monarchico” stesse per trionfare, dalla Romania alla Bulgaria, dall’Ungheria alla Serbia, persino all’Albania.
Alla fine “tutti i troni rimasero vacanti” a conferma che le monarchie, una volta cadute, non si possono mai resuscitare.