Stranezze. Vengono annunciati rafforzamenti alle scorte dei magistrati, ma la protezione dei luoghi maggiormente frequentati da Borsellino sembrano essere “trascurati”: ci si limita a “registrare” i suoi spostamenti abituali. E pare non destino molti allarmi le preoccupazioni dei familiari; la madre di Paolo chiede ripetutamente un maggiore controllo di via D’Amelio e nota strane interferenze alla linea telefonica. Un sopralluogo compiuto proprio in via D’Amelio portò alla scoperta di cunicoli nascosti con tracce di presenze recenti. Nonostante ciò, non venne istituita nessuna zona rimozione nella zona.
Tutto questo, visto con gli occhi di oggi, sicuramente fu una sciatteria condannabile.
Il 2 giugno 1992, festa della Repubblica monca – fu senza parata; ah, i corsi e ricorsi – vede il presidente della Repubblica incontrare sia Scotti che Martelli in due colloqui ufficiali.
Martelli chiede a Scalfaro ”il suo alto e responsabile consiglio” in merito alle nuove misure per contrastare la mafia che saranno presentate al prossimo consiglio dei ministri, ma anche sulla questione della riapertura dei termini per la presentazione delle candidature per la direzione della Dna. Riguardo al pacchetto sulle misure antimafia, trapela un’indiscrezione che dice che si vuole inasprire del regime penitenziario per i detenuti per mafia, sul modello dell’articolo 90 che impediva terroristi più pericolosi di tenere corrispondenza, ricevere pacchi e avere contatti con gli altri detenuti, con i familiari e con i loro avvocati se non sotto la sorveglianza del personale carcerario.
Sulla questione Superprocura, invece, Paolo Gambescia scrive sulla prima pagina del Messaggero: «La Commissione direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura ha proposto ieri di non riaprire i termini per il concorso a superprocuratore antimafia, la carica alla quale era candidato Giovanni Falcone. Nella sostanza questo vuol dire che, sempre secondo la commissione dell’organo di autogoverno, la scelta dovrebbe avvenire solo tra quei magistrati che hanno presentato domanda a suo tempo. Insomma la procedura dovrebbe seguire il suo corso come se niente fosse avvenuto. Non si tratta di una decisione definitiva perché sulla questione deve esprimersi il Plenum del Csm». Lo scontro, insomma, continua: un balletto irritante.
Sempre sul fronte giustizia, la notizia della retromarcia del pentito Calcara produce il primo effetto. Riporta l’Ansa: «L’impunità dei pentiti ed altre misure contro la mafia di ”valore simbolico” ma ”adeguate ed efficaci”, vengono chiesti in un documento dei magistrati palermitani. Le proposte costituiranno la base di discussione di un’ assemblea di tutti i giudici italiani che si terrà a Palermo nei prossimi giorni. Il documento, messo a punto da un comitato ristretto, è stato illustrato oggi pomeriggio in una assemblea della sezione distrettuale dell’ associazione magistrati.
(..) Per evitare, spiegano i magistrati palermitani nel documento, che anche questa preziosa fonte di conoscenza si possa esaurire, è necessario varare una legge a termine per la totale impunità per gli imputati di associazione mafiosa. Per tutti gli altri delitti viene proposta una riduzione dei due terzi delle pene, da estendere anche a coloro che hanno subito condanne definitive. Per tutti i pentiti vengono poi previsti gli arresti domiciliari e forme ”concrete” di assistenza e sostegno. Viene invece chiesta la sospensione dei benefici della legge Gozzini ed un inasprimento delle pene per
chiunque sia riconosciuto colpevole di associazione mafiosa. “Siccome – è stato spiegato ancora – da Cosa Nostra si può uscire solo da morti, occorre tenere in carcere i suoi affiliati il più a lungo possibile per evitare la loro reimmissione nel circuito criminale”’. Allo Stato viene inoltre sollecitato un ”impegno straordinario” per la cattura dei grandi latitanti, ”autori della strage di Capaci e di tutte le altre stragi precedenti e future”. Tra le altre proposte anche l’ istituzione di staff di investigatori impegnati nella ricerca di singoli latitanti».
Intanto, una buona notizia: le condizioni di Giuseppe Costanza, uno degli agenti con Falcone a Capaci, migliorano.