Fratelli d’Italia sarà la terza via al centrodestra italiano. Il successo in Sicilia di Nello Musumeci restituisce una dimensione centrale al partito di Giorgia Meloni che, da Sud, stabilisce quelli che saranno i capisaldi del sovranismo di governo. Ma il sogno di Fratelli d’Italia è quello di radunare “tutte le persone di buona volontà, fiere di essere italiane e credere nel futuro dell’identità e della nostra nazione”.
“Idee forti e toni pacati”, dice la Meloni a Benevento, ospite di Mezzogiorno Nazionale di Pasquale Viespoli. E sembra che, finalmente, sia tornata a tuonare la voce dei grandi vecchi della destra italiana, quelli (colpevolmente) ignorati negli anni della sbornia An-Pdl. Per Giorgia Meloni è necessario, poi, “vivere il proprio tempo” e anche questa è una considerazione importante. Per evitare di essere stritolati in un (nuovo) ghetto, con l’orizzonte limitato funzionale alle strategie elettorali degli avversari politici.
A Trieste per un nuovo patriottismo che rifiuti sommatorie elettorali
Giorgia Meloni ha tutto lo spazio e il tempo per esibire i contenuti di Fratelli d’Italia, anche in vista dell’appuntamento congressuale di Trieste, città scelta proprio perché simbolo dell’unità nazionale e di un patriottismo da ritrovare e praticare. Partire da ideali e convinzioni ferme per affrontare la realtà. “Molte persone di sinistra mi assicurano che voteranno Fratelli d’Italia, perché siamo gli unici a stare dalla parte del popolo. Non parlo di indecisi o della massa di astenuti, ma proprio di uomini e donne che hanno sempre votato a sinistra. E li capisco, perché la destra è stata anima sociale e popolare”.
Rifiutare ogni contabilità elettorale, l’esperienza siciliana ha dimostrato come, fuggendo dalla cabala dei portatori di voti, si possa vincere in maniera convincente. “Vinci solo se hai un progetto credibile. Lo 0,1 più un altro 0,1 non fa 0,2 ma fa -2! Per dieci che ti votano per interesse, ne perdi cento che ti votano per convinzione. Perciò mi sono impuntata in Sicilia, perché il mondo è cambiato”, tuona. Nessuna subalternità nei confronti delle altre anime della coalizione del centrodestra, per la Meloni, se Forza Italia parlerà ai moderati (“ammesso che il moderatismo sia una categoria politica”) e la Lega insisterà sulle istanze autonomiste del Nord e dei territori, Fratelli d’Italia si pone l’obiettivo di ricucire una nazione sbrindellata. E spiega i motivi che l’hanno portata ad opporsi al referendum di Lombardia e Veneto: “Mentre rassicuravano, c’era chi diceva che questo era il primo passo verso l’indipendenza e chi sventolava le bandiere della Catalogna. Se la Lombardia oggi dice che non vuole dar soldi alla Campania, cosa impedisce, domani, un altro referendum in cui i milanesi – con un pil che è il doppio – chiedano che i loro soldi non vadano a finire a Pavia?”.
Ricucire una nazione per resistere alla sfida della globalizzazione
La dimensione nazionale è imprescindibile per le sfide della modernità. Se Viespoli, nell’introduzione, spiega come persino la dimensione europea sia troppo ristretta per competere al tempo della globalizzazione, la Meloni ribadisce come quella nazionale sia l’unica forma politica utile a resistere all’assalto della grande finanza internazionale che punta alla dissoluzione degli Stati Nazione. Sui rapporti con l’Europa, è importante agire sul serio e non limitarsi agli slogan: “Avete capito la posizione dei Cinque Stelle sull’euro? E sull’immigrazione? Loro fanno politica seguendo i big data, noi ci impegniamo solo a seguire le nostre idee. La nostra posizione è semplice, come resistere alle indebite intromissioni dell’Ue? Cambiando la gerarchia delle fonti di legge, in caso di conflitto tra normative comunitarie e nazionali, queste ultime prevalgono. Come succede in Germania, ecco in questo vogliamo essere tedeschi”.
Sul lavoro, per la Meloni, si sono dei punti cardine da chiarire. In primo luogo, non è vero che ci sono lavori che gli italiani non vogliono più fare e che, perciò, s’ha bisogno di più manodopera straniera. “Gli italiani non vogliono fare quei lavori alle condizioni che impongono agli immigrati”, spiega la leader di Fratelli d’Italia. Poi il lavoro non si crea dal nulla, c’è da colmare un dislivello tra le diverse aree italiane. “Il tema della rinegoziazione dei riparti è da affrontare, gli attuali criteri sono penalizzanti per il Mezzogiorno. Se al Nord ci metto mezz’ora a fare cento chilometri e al Sud ci metto tre ore, è un problema: è qui che salta l’unità d’Italia, sotto il profilo infrastrutturale”. La soluzione, per la Meloni, è nel “petrolio”: “Dobbiamo estrarre la nostra più preziosa risorsa che è il turismo”.
Ricomporre la diaspora a destra
L’obiettivo della Meloni è soprattutto quello di radunare una comunità dispersa. “In questo spazio della politica, a destra, ho trovato una comunità. Un posto dove ognuno portava un valore aggiunto, non un luogo dove c’era uno che conta e il resto che porta acqua. Chi ha votato Fdi non aveva niente da salvare, anzi. Sentivo che la mia identità politica non era più a suo agio nel Pdl, ho rischiato perché quell’identità politica avesse un futuro. Anche nel nostro ambiente c’era gente che vale poco. Ma c’è tanta gente che vale tanto, che dobbiamo saper riportare a casa”. Un appello che si riannoda all’atto fondativo di Fdi, quando – con metafore tolkeniane – chiamò a raccolta la Compagnia: “Viaggeremo leggeri, andremo a caccia di orchi”.