Laddove riconosciuti, gli usi civici su terre, boschi o specchi d’acqua sono inalienabili. Così le proprietà comunitarie italiane sono tutelate da una privatizzazione indiscriminata e da uno sfruttamento eccessivo del suolo. Questa peculiarità degli usi civici ha fatto sì che negli ultimi anni sia stata riconosciuta la sua funzionalità a difesa del territorio e del paesaggio.
La tutela ambientale
In Italia il demanio civico si estende per 5 milioni di ettari, occupato soprattutto da boschi. Si può facilmente comprendere l’importanza degli usi civici per preservare queste aree verdi altrimenti lasciate all’incuria. Naturalmente le trasformazioni sociali e economiche intercorse negli ultimi decenni, hanno ridimensionato l’utilità delle proprietà collettive in seguito all’alto tasso di abbandono dell’agricoltura. Il loro carattere inalienabile costituisce un vincolo perpetuo su quelle terre, che rimangono in possesso della comunità. Per questo motivo, negli ultimi anni, si è evidenziato l’importanza degli usi civici per la tutela del territorio e del paesaggio, soprattutto nelle aree montane e boschive.
La legge Galasso
L’8 agosto 1985 venne approvata la legge 431, nota come Legge Galasso, dal cognome del suo promotore, lo storico e politico Giuseppe Galasso. E’ la prima seria normativa a tutela dei beni naturalistici e ambientali italiani. Con questa legge le regioni furono obbligate alla redazione di un piano paesaggistico per la conservazione del territorio e delle sue bellezze: si stabilivano anche i parametri per definire le aree protette e i relativi divieti di edificazione. La novità della legge non si limita alla protezione ambientale. Si riconosceva la funzionalità degli usi civici come vincoli duraturi e utili alla preservazione del territorio. Dove riconosciuti, non solo la comunità locale poteva esercitare la fruizione gratuita delle risorse, ma queste non potevano essere soggette a privatizzazioni.
Il caso sardo
Quest’estate il G.R.I.G. (Gruppo d’intervento giuridico), una onlus a difesa dell’ambiente, ha intrapreso un’azione legale nei confronti della Regione Sardegna. Il vasto demanio civico dell’isola è da anni aggredito da occupazioni abusive che minacciano la sua integrità e la salute del territorio. Il G.R.I.G., tramite comunicati stampa e segnalazioni al governo, ha denunciato la precarietà delle proprietà comunitarie sarde e ha ribadito l’utilità degli usi civici sull’isola per ridurre il danno ambientale già in corso e prevenire quelli futuro. Sono stati richiesti alcuni accertamenti per la loro permanenze, come, per esempio, nell’area di Portoscuro, nel sud dell’isola, martoriata dagli scarichi delle locali industrie di bauxite. Accertando gli usi civici in quell’area si potrebbe bloccare la riapertura delle fabbriche e ulteriori rischi alla salute dell’ambiente e della popolazione.