29 maggio 1992. Borsellino viene “scaricato” proprio nel momento in cui il governo annuncia nuove leggi anti-mafia. Il tutto, in una situazione politica incertissima. “Ecco l’anti-Cossiga”, titola Repubblica; “Scalfaro: riforme, non picconate”, il Corriere della Sera. I commenti al discorso di Scalfaro alle Camere conquistano le prime pagine dei giornali.
Il nuovo presidente della Repubblica si presenta, a parole, come “amico” delle riforme, ma di fatto è un “normalizzatore”. La situazione politica è – dicevamo – molto complessa e la formazione del nuovo governo è lontana da venire: è la Dc il vero problema, manca il successore di Forlani e il partito non può certo affrontare le consultazioni senza un vertice legittimato. In più, il problema è anche economico: il governo nascente dovrà affrontare l’attuazione degli accordi di Maastricht, che impone allo Stato un risanamento fra i 40 e i 50 miliardi.
Intanto, dagli Usa arriva l’Fbi per aiutare nelle indagini sulla strage di Capaci. A fare che, non si sa. Gli stessi inquirenti, a tal proposito, non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione. “L’espresso” pubblica la tesi sostenuta da Falcone durante l’audizione del 22 febbraio davanti alla prima commissione del Csm: «Io credo – dice Falcone – che il procuratore nazionale antimafia abbia il compito principale di rendere effettivo il coordinamento delle indagini, di garantire la funzionalità della polizia e di assicurare la completezza e la tempestività delle investigazioni (…). Il Pg della Cassazione avrebbe funzione di controllo. Probabilmente, ma non ne sarei sicuro, non potrà dare direttive, ma avrà il diritto e il dovere di essere informato tempestivamente e continuativamente sull’attività della Superprocura».
Sul fronte giustizia, ovviamente, tiene banco il tema Superprocura. Sulla candidatura di Borsellino, sia Martelli che Scotti fanno marcia indietro. Martelli si rimangia l’apertura dei termini di presentazione delle candidature al concorso per Superprocuratore, e nega di aver avanzato qualche candidatura; Scotti dice che la sua “candidatura” era più una sollecitazione, un augurio. Insomma, all’improvviso Borsellino non è più il candidato ideale nemmeno per la politica.
Esponenti del Csm e dell’Anm bocciano definitivamente sia la riapertura delle candidature che la candidatura stessa di Borsellino. Solo Caponnetto difende il giudice con parole decise: «Chiederò al presidente della Repubblica che sia Paolo Borsellino a ricoprire la carica di capo della Superprocura».
Borsellino reagisce, in qualche modo, e al Gr1 ribadisce quanto fossero cambiate le cose a Palermo: con la Superprocura, Falcone «avrebbe, anche se per via diversa, ricreato le condizioni in cui operò nel suo periodo migliore il pool antimafia». E accusa chi smantellò il metodo di lavoro del pool, quello che permise la nascita e il successo del maxiprocesso.
Il governo, però, presenta una serie di misure anti-mafia contenute in un decreto. Scrive l’Ansa: «“Misure di ordine legislativo e amministrativo”, alcune delle quali coperte dalla massima riservatezza, tra cui modifiche al nuovo codice sulla formazione della prova, prolungamento delle indagini preliminari per delitti di mafia, maggiore autonomia investigativa alle forze di polizia, nuove norme a tutela dei pentiti, revisione della normativa sulle indagini patrimoniali, interventi di politica penitenziaria: questa sarà la risposta del Governo alla strage di Capaci perché sia ”chiaro ed evidente che l’ uccisione di Falcone, della sua compagna, dei tre agenti della scorta si dimostri per la mafia il peggiore affare della sua storia”». Aver smantellato il pool e la sua operatività, tutto sommato, era stato, invece, un ottimo affare.
@barbadilloit