PsyOps è l’abbreviazione di Psychological Operations vale a dire, molto in sintesi, operazioni condotte per influenzare, mediante propaganda e informazione, lo stato d’animo del nemico.
Gli USA, appassionati cultori della materia (a Fort Bragg c’è uno dei maggiori centri al mondo in cui si studiano e in cui si mettono in pratica le PsyOps), hanno rischiato di mandare a monte anni e anni di lavoro delle forze internazionali in Afghanistan rivoltando, contro se stessi, la propaganda anti-talebana.
Alla fine del luglio 2017, infatti, fra i villaggi afghani piovono volantini rappresentanti un leone che insegue un cane bianco con in groppa la scritta che campeggia sulla bandiera del movimento degli studenti coranici. Come immaginabile, non si tratta di una scritta qualunque: è Tawḥīd, il principio su cui si basa il concetto dell’unità e dell’unicità di Dio. Ed essendo Allah venerato sia dai taliban, sia da 1 miliardo e 700 milioni di musulmani in tutto il mondo, il “goliardico” volantino ha rischiato di incrinare le relazioni dell’esercito statunitense con i fedeli islamici. Una gaffe non da poco, considerando che proprio in estate quel nemico che pareva sconfitto è tornato alla ribalta mediatica: fra aprile e luglio 2017, infatti, due attacchi dinamitardi a Kabul hanno provocato oltre cento morti. E non si tratta di azioni isolate: secondo i dati forniti da Global Terrorism Database fra il 2013 e il 2016 ci sarebbe stata un’escalation di incursioni dinamitarde e di assalti armati, la maggior parte dei quali di matrice talebana (pochi, in rapporto, sono quelli dell’Isis Provincia del Khorasan) con obiettivi militari e civili.
“Con questa azione degli USA abbiamo fatto il gioco di chi combatte le forze americane in Afghanistan” ha commentato il politico ed ex miliziano dell’Alleanza del Nord Abdul Satar Khawasi: in effetti il volantino, forse per un eccesso di buona fede del grafico, ha trasmesso l’idea che il “leone” americano tenti di predare i seguaci dell’Islam. Errore clamoroso che gli studenti coranici non hanno mancato di strumentalizzare, additando ancora una volta le forze occidentali quali nemiche dell’Afghanistan. E a 16 anni dallo scoppio delle ostilità, in una nazione non ancora pacificata, dove molti paesi alleati (Italia in testa) hanno sacrificato uomini, risorse e mezzi e dove il Presidente USA Dondald Trump ha chiesto un maggiore impegno internazionale, la “psy-gaffe-ops” dell’US Army può costare caro agli Stati Uniti e vanificare oltre un decennio di sforzi orientati a conquistare la fiducia del popolo afghano.