“Mi ricordai allora del colonnello José Millan-Astray, comandante della Legione spagnola. Gridai: – Viva la Muerte – Sì, Viva la Muerte. Seicentoventi moschetti risposero sparando e io mi presi i primi giorni di punizione” ricorda, prima della morte, il professore Conte Pio Filippani Ronconi, rievocando la partenza per il fronte di Anzio-Nettuno con un reparto tedesco. E’ il 1944 ma la eco della Legione spagnola è già grande, anche nell’Italia in guerra: nemmeno dieci anni prima, infatti, i primi italiani volontari nella Guerra civile sono inquadrati nelle banderas del Tercio, cioè i battaglioni di una unità di fanteria che era stata creata pochi anni prima dal colonnello José Millan-Astray y Terreros.
Avviato alla carriera di avvocato ma amante del mestiere delle armi, Millan-Astray frequenta i corsi dell’accademia militare di Toledo; poi, partecipa ad una spedizione nella colonia delle Filippine. In Marocco, contro i ribelli del Rif, perde un occhio e una gamba guadagnandosi l’appellativo di Mutilato glorioso. Nel 1920, dopo un viaggio diplomatico in Algeria, comprende la necessità per la Spagna di dotarsi di una legione di stranieri, simile a quella francese (fondata nel 1830). L’idea piace a Re Alfonso XIII che dà il via libera al reclutamento di stranieri; nel Tercio de Extranjeros si arruola un ufficiale di peso destinato a far carriera: Francisco Franco y Bahamonde. Il nome, Tercio, è un omaggio alla tradizione militare spagnola del XVI Secolo.
Pur neutrale nei due conflitti mondiali, la Spagna conta fra i suoi soldati molti caduti: battaglie nei possedimenti oltremare e Guerra civile (in entrambe le guerre la Legione gioca un ruolo importante), nonché i volontari della 250. Infanterie-Division della Wehrmacht che si batte in uniforme tedesca con scudetto bicolore sul Fronte orientale. L’unità, chiamata Division Azul, vanta anche una squadriglia caccia, la Escuadrilla Azul.
Dopo il 1945, insieme alla “cugina” francese, la Legion dà rifugio a molti stranieri, fra i quali ex fascisti in fuga dall’Europa in fiamme: in effetti, l’orientamento del governo spagnolo facilita la scelta per chi ha un passato come militare dell’Asse. Fra loro, pare anche Pino Rauti, ai tempi ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana della RSI, catturato ed internato dagli Alleati ad Algeri. Fuggito dal campo, si arruola nel Tercio.
Ma a differenza della Legione straniera francese, il cui organico riflette i mutamenti della storia della seconda metà del XX Secolo, quella spagnola attira per lo più latino-americani e persone politicamente legate ad un determinato ambiente ideologico, quest’ultimo compatibile con il regime di Francisco Franco, che continuerà a guidare la nazione iberica fino al 1975.
Poi, le prime riforme: fra gli anni ’80 e ’90 niente più stranieri; inseguito, con l’abolizione della leva e la nascita dell’esercito volontario (al pari degli altri paesi NATO alla quale il paese aderisce in due fasi, 1982 e 1998), il Tercio è aperto anche alle donne e ai non spagnoli che siano, tuttavia, di cultura e di lingua ispanica.
E oggi? Oggi è uno dei reparti d’elite dell’Alleanza Atlantica, nonché punta di diamante dell’Ejército de Tierra, forte di una tradizione che né il tempo né il passaggio dalla dittatura alla democrazia hanno intaccato.
A differenza dell’Italia, infatti, la Spagna ha saputo somatizzare con maggiore velocità i quasi 40 anni di regime franchista dal quale, è bene ribadire, si è “liberata” appena 40 anni fa. E malgrado le operazioni di “de-franchizzazione”, richiami e ed echi di quel passato sopravvivono nelle calles (vie) e nella cultura di un reparto, la Legion, capace di fondere un’elevata professionalità ad una fedeltà assoluta alla sua storia, alla sua patria e alla fede cristiano-cattolica, come testimoniano le suggestive immagini della processione del Cristo della Buena Muerte.