Il giorno dopo l’insediamento al palazzo dell’Eliseo, il presidente della repubblica francese Emmanuel Macron ha scelto il suo primo ministro: si tratta di Edouard Philippe, deputato dei Repubblicani e sindaco di Le Havre, proveniente dalle grandi scuole francesi di amministrazione (che novità!); poi, il neoeletto presidente ha preso il volo con destinazione Berlino, per incontrare il cancelliere tedesco.
L’asse Macron-Merkel
L’incontro amichevole fra Emmanuel Macron e Angel Merkel sottolinea che la nuova presidenza rinsalderà l’asse franco-tedesco per il mantenimento dell’ordine europeo esistente. Berlino, campione di austerità, sta inoltre rompendo con settant’anni di contenimento militare, avviando un nuovo protagonismo in politica estera.
Macron ha affermato che la Germania potrebbe considerare la revisione dei trattati europei, per concedere più spazio di manovra; ma se anche venisse consentito un rimodellamento superficiale, ciò non avrebbe alcun beneficio per le classi ferite dalla crisi economica. Verrebbe realizzato, infatti, sulla base di un accordo comune tra tutti i governi dell’U.E. sull’austerità – il quadro essenziale della politica sociale europea dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica un quarto di secolo fa. Questa politica ha devastato gran parte dell’Europa orientale e meridionale, dopo il crollo di Wall Street nel 2008.
L’installazione di Edouard Philippe come primo ministro e i legami con Angela Merkel rimarcano l’inconsistenza degli argomenti secondo cui gli elettori francesi fossero “moralmente obbligati” a votare per Macron contro la “neo-fascista” Marine Le Pen, per opporsi al nazionalismo e al razzismo. Il nuovo governo, di fatto, sta preparando all’interno un nuovo attacco contro il lavoro, all’esterno una nuova proiezione bellicosa. Non solo Parigi e Berlino guidano una politica di austerità antisociale, ma stanno invero collaborando per utilizzare l’U.E. come quadro per sviluppare una politica estera aggressiva. Infatti, mentre si svolgeva l’incontro Macron-Merkel a Berlino, i ministri degli esteri dell’Unione si sono riuniti a Bruxelles alla presenza dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e Sicurezza Comune Federica Mogherini, che ha sollevato un’ampia gamma di temi, tra cui gli interventi nel Corno d’Africa e in Libia, per fermare il flusso di migranti in tutto il Mediterraneo.
L’opposizione sociale al governo Macron
Macron affronterà un’opposizione sociale esplosiva. Il 12% dell’elettorato ha votato in bianco o scheda nulla, per esprimere la propria opposizione a entrambi i candidati. Alcuni settori della popolazione si sono astenuti, tra cui il 34% degli elettori di età compresa tra 18 e 24 anni, il 32% degli elettori di età compresa tra 25 e 34 anni e il 35% dei disoccupati. Degli elettori di Macron, il 43% ha dichiarato di aver votato “contro” la Le Pen.
Attraverso un disperato intervento – utilizzando le banche centrali per pompare trilioni di dollari nel sistema finanziario – si è aggirato un crollo catastrofico nel breve periodo, ma sono state completamente ignorate le contraddizioni dell’impianto economico attuale. La Federal Reserve e le altre grandi banche centrali hanno consegnato trilioni di dollari nelle mani degli speculatori finanziari e le conseguenze sociali si rivelano chiaramente. I salari reali ristagnano, mentre la quota di reddito che il capitale sottrae al lavoro aumenta progressivamente. La spesa pubblica per i servizi essenziali, come la tutela della salute, l’istruzione e le pensioni, viene ridotta.
La crisi storica del sistema capitalista, è bene comprenderlo senza infingimenti, sta producendo le stesse condizioni che condussero ai conflitti economici degli anni Trenta del XX secolo e all’eruzione della guerra nel 1939. Infatti, dopo l’esplosione della crisi finanziaria, i leader delle maggiori potenze, inizialmente, si impegnarono ad escludere tutte le forme di protezionismo commerciale competitivo, riconoscendo le conseguenze disastrose che tali misure avevano prodotto nella Grande Depressione. Le lezioni del passato erano state apprese, la storia non si sarebbe ripetuta.
Quest’anno, si è giunti invece ad punto di svolta. Qualsiasi impegno per “resistere al protezionismo” è ormai diventato così controverso che le principali istituzioni economiche globali lo hanno escluso dalle loro dichiarazioni ufficiali. La causa immediata della crisi nelle relazioni economiche internazionali è la nuova agenda di “America First” dell’Amministrazione Trump.
È opportuno chiarire che liberismo economico e protezionismo “aggressivo” sono due facce della stessa medaglia, e nulla hanno a che fare col progresso dei popoli civili. Ora, è divampata una nuova lotta per il predominio globale, con la minaccia di guerre nucleari e della distruzione totale. Questo nuovo pericolo si muove sulle stesse, irrisolvibili contraddizioni del capitalismo mondiale, che hanno avuto tanta parte di responsabilità nell’esplosione dei due grandi conflitti militari del Novecento.