Incontro Carmela Pierri in un ristorante. Il nostro dialogo è tutto incentrato sulla gastronomia. Il sapore di questo o quel piatto, la sensazione che prevale in uno o nell’altro, la consistenza di alcuni e la temperatura di servizio di altri. Tempo dopo la ritrovo nello stesso ristorante e mi regala questo suo libro (arricchito da una meravigliosa dedica) rendendomi felice come una bambina. Tuttavia ancora non so. Il libro si intitola “Mangia con gli occhi” (Ed. Aracne), ma non è la solita esercitazione stilistica per fashion gourmet. Come nelle migliori composizioni artistiche il principio, l’inizio, l’avvio si è immediatamente manifestato al mio cuore come l’essenza. L’essenza della “cosa” da comunicare, l’essenza del profondo vissuto che ribolle sotto la superficie delle parole. Il libro racconta la sofferenza di un’anima che si ritrova improvvisamente cieca, isolata, perché due importanti canali di comunicazione con il mondo si sono chiusi. Dentro di lei, in modo invisibile ai più, che nella quotidiana superficialità delle relazioni non avvertono le sfumature del disagio degli altri, si svolge un dramma tanto silenzioso quanto invadente, deflagrante. La scomparsa di due sensi; la scomparsa improvvisa delle sensazioni dei sapori nella bocca e degli odori. Il furto del piacere, lo definisce lei brillantemente. Ageusia e anosmia. Una disabilità minore, sottolinea Carmela, ma non per questo meno destabilizzante. L’equilibrio si rompe e lo sgretolarsi di due ponti percettivi che collegano il soggetto all’esteriorità oggettiva, all’esistenza quotidiana fa precipitare il cuore in un abisso. Per fortuna l’animo umano è uno strano e incomparabile strumento: all’iniziale rifiuto, all’iniziale abbandono nella voragine del nulla segue il rovesciamento nell’azione, in una nuova ricerca, in una nuova nascita. Senza leggere il libro di Carmela Pierri è difficile immaginare quanta parte della nostra esistenza sia realmente composta dalle sensazioni olfattive e tattili che contribuiscono a comporre la nostra percezione del mondo come piccole tessere di un gigante mosaico. Non è facile immaginare come questo “furto” possa modificare le nostre relazioni sociali che quasi sempre ruotano intorno alle cene, alle degustazioni, alla condivisione di sapori e profumi.
Carmela Pierri ha messo una delicatezza infinita nel raccontare la sua privazione e immensa forza nel dirci come ha dovuto e voluto attraversarla e conviverci. Bisogna ringraziarla perché ci ricorda che nulla è scontato nella vita. Che l’amore e gli affetti familiari possono traghettarci attraverso qualunque tempesta. Che il sorriso più luminoso, come il suo, è spesso il frutto di sofferenze profonde. Il suo racconto ci apre alla consapevolezza che la perdita di alcuni sensi può essere compensata dalla bellezza, dalla grazia e dalla cura con quale prepariamo ogni momento ed ogni esperienza sensoriale: cucinare, mangiare, offrire, accettare, condividere. Una preparazione che avviene prima nella mente e nel cuore e poi si manifesta nella materia: il bello si manifesta, ad esempio, “nella accurata manipolazione della sfoglia delle lasagne, come leggere lenzuola di seta” e poi nella loro percezione di “parallelepipedi condensati di caldo e corposo ragù”. Un percorso arduo che porta ad “elevare il proprio orizzonte sensoriale e far partecipare in maniera quasi esclusiva la vista” e che porta a riappropriarsi del tempo e della bellezza, pilastri eterni delle Civiltà umane. La Bellezza ritorna ad essere lo strumento primario per la cura dei sensi e dell’anima in una dimensione lontana dalla frenesia e dalla fretta: “Bisogna educare le persone alla bellezza, evitare che in uomini e donne si insinui la rassegnazione. Costruire e ricostruire elementi armonici aiuta a sentirsi piacevolmente vivi e curiosi”. Roberto Gervaso lo ha definito “Un libro che tutti dovrebbero leggere”. Io mi auguro che il libro di Carmela possa servire a tanti per godere appieno dei propri sensi e ad altri per capire che il senso sommo che è necessario esercitare è il senso dell’anima, cuore o spirito (o in qualunque altro modo lo si voglia chiamare).
*Mangia con gli occhi di Carmela Pierri, Ed. Aracne – 2017