Parliamo di Giappone e di cinema, ma non quello “tradizionale” a cui l’occidente è avvezzo o quello diretto ad un pubblico sotto la fatidica soglia dei 14 anni (giudizio, piuttosto superficiale, sentito anche nei confronti della Walt Disney, a cui si dovrebbe criticare ben altro): parliamo di cinema d’animazione made in Japan, un settore che negli ultimi vent’anni si è ritagliato, con fatica e sforzi incredibili, uno spazio considerevole nell’attenzione della critica ufficiale ed apprezzamenti sempre più entusiastici da un pubblico composto da appassionati e non, da bambini e adulti. Soprattutto adulti. Eh sì, perchè nel Paese del Sol levante l’animazione ha lo stesso peso di qualsiasi altra opera, anzi tendenzialmente è più importante, quindi i temi affrontati sono molteplici e in larga misura dedicati ad un’utenza con una certa sensibilità ed in grado di comprendere meccanismi, dialoghi, situazioni sempre ricercate e mai banali. Grande merito del successo è dato dalla cura stilistica e dalla realizzazione classica attraverso un uso contenuto, almeno per ora, della computer grafica.
Paesaggi spettacolari, cura dei dettagli maniacale, infiniti particolari di cui è spesso impossibile accorgersi sono solo alcuni di quegli elementi che rendono unici e stupefacenti certi lavori, che altro appellativo non possono avere se non quello di opere d’arte. Il tutto accompagnato da una ricerca musicale di massimo livello, spesso scritta e suonata da grandi orchestre. Non possiamo non citare lo Studio Ghibli ed il suo più conosciuto regista nonché co-fondatore, il maestro Hayao Miyazaki, esempio perfetto di sintesi qualitativa artistica e narrativa che dal 1985, attraverso decine di pellicole, riesce a parlare a tutte le età lasciando messaggi importanti contro capitalismo e globalizzazione, sulla salvaguardia ambientale e sullo spirito di sacrificio per un bene superiore.
La capacità che hanno evoluto registi e sceneggiatori nipponici in questo ambito è, come tutte le cose riguardanti la cultura giapponese una derivazione diretta della loro storia. Che a differenza di quella europea, ormai rinnegata, e di quella americana è presente e viva più che mai. Non è difficile vedere, anche in realizzazioni dedicate ai giovani spettatori, scene di combattimento o di morte, la sofferenza e l’agonia, che a casa nostra sono ormai considerate tabù da cui preservare le angeliche menti dei nostri figli. La Morte è un tema rilevante al tempo in cui la si occulta per continuare con indottrinamenti egualitaristici, femminismo e devirilizzazione.
La questione spirituale
Questo genere cinematografico descrive anche la questione spirituale: il Giappone, si sa, è terra principalemente shintoista e buddhista – o meglio un connubio sincretico tra le due – ed in tutto l’arcipelago regnano miti e misteri da cui la cinematografia prende spunto. Non mancano episodi in cui si richiamano forze superiori, energie e spiriti che collaborano per combattere un nemico comune, che spesso ha un’origine sottile e non è semplicemente un “cattivo da bar”; come non mancano riferimenti all’aldilà ed alla ciclicità dell’esistenza. Spirito, anima, crescita interiore. Particolari, che tanto particolari non sono, visto che in occidente hanno deciso di non affrontarli tout court (nell’animazione), figuriamoci mostrarli ai bambini… che magari corrono il rischio di crescere con una tensione verticale dell’esistenza. Giammai.
Facciamo attenzione però: non in tutte le pellicole, intendiamoci, troviamo questo approccio. Il Giappone è terra colonizzata dalla visione occidentale e consumista della vita – portata all’estremo –, dove lo sono anche le menti dei più. Con tutto ciò che ne consegue, anche nell’elaborazione delle arti; il cinema non è esente da queste forme. Bisogna cercare tra le molte produzioni e fare una cernita di ciò che è valido da ciò che non lo è.
Your Name, pellicola riuscita
Un ottimo lungometraggio uscito in Italia con una anteprima natalizia e che sarà nelle nostre sale il 23, 24 e 25 gennaio, è Your Name (Titolo originale Kimi no na wa) del giovane Makoto Shinkai). Un titolo valido dagli adolescenti in su, che consigliamo di annotarvi e recuperare quando sarà disponibile se non avrete la possibilità di vederlo sul grande schermo. Vi sono raccolti alcuni degli elementi positivi legati a visioni tradizionali, intrecciati in una storia di vita quotidiana di due studenti, stravolta da eventi che non vi racconteremo per non rovinarvi la visione. Emozioni, dramma e qualche sorriso modellati su animazioni di altissimo livello: un mix che in Giappone è rodato e ben funzionante.
Ai genitori, agli appassionati di cinema, agli amanti del Giappone ed a chiunque voglia affacciarsi su questa finestra, un consiglio in conclusione: c’è un mondo cinematografico di qualità, sorprendente e alla stessa portata di quello a cui siete abituati, con la differenza che quella cosa che rimane nel cuore e nei pensieri dopo aver finito un film, sarà differente perché i fini con cui è stata scritta e disegnata sono differenti, perché le persone che l’hanno creata vivono dall’altra parte del mondo e, grazie alla loro cultura, riescono ad aprire porte attraverso colori e musiche che l’animazione occidentale ha smesso di aprire troppo tempo fa.
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