L’America è lontana, e le sue faccende politiche sa sistemarle da sé. Eppure, c’è quasi una gara, specialmente in Europa, per dire che Donald Trump non va bene. Non ha il pedigree democratico, non dà affidamento, vuole rimettere in circolazione discusse figure della politica. Questo per la persona e il suo prevedibile programma politico. Può darsi che le preoccupazioni abbiano un fondamento. Ma stiamo parlando soprattutto di intenzioni.
Quanto invece alle persone di cui si circonda, non sono ritenute sufficientemente democratiche (s’intende per vocazione, non per schieramento di partito). Quindi le critiche, da parte di chi simpatizza per i democratici americani, potrebbero avere un fondamento. Quanto alla loro legittimazione, queste critiche sembrano alquanto discutibili, e soprattutto premature: la democrazia si realizza col voto, e il risultato del voto prima di tutto si deve accettare. Si potrà contestare quello che l’eletto farà dopo essere entrato in carica, ma non sembra democratico contestare la sua figura solo in conseguenza della sua avvenuta elezione. Il pericolo di diffuso contagio di simili situazioni, a chi scrive questa nota appare evidente. Eppure occorre attrezzarsi ad affrontarlo politicamente, senza anatemi.
Trump ha vinto le elezioni secondo il sistema sancito dalla legge americana. Secondo dati ancora in corso di elaborazione, ha ottenuto 61.251.881 (46,79%) voti popolari (quelli espressi direttamente dagli elettori), contro i 62.413.443 (47,68%) di Hillary Clinton: un risultato quindi nettamente inferiore a quello dello dell’altra candidata. Ma ha ottenuto dai grandi elettori un numero di voti largamente superiore a quello della sua contendente. Dunque la sua legittimazione è fuori discussione, e non viene perciò contestata. (Una discussione potrebbe farsi forse, anche dalle nostre parti sui sistemi elettorali basati su elaborazioni del risultato puramente numerico del voto: ma questo è un altro discorso, che concernerebbe anche altri paesi).
Diciamo invece che Trump afferma di voler realizzare un programma che non piace ai simpatizzanti del Partito democratico americano, e non piace neppure ai “centro-sinistri” europei: i quali esprimono dei giudizi assolutamente legittimi. Ma occorrerebbe attendere che Trump incominci davvero a fare il presidente: questo accadrà nel suo Inauguration day, il 20 gennaio 2017. Da quel momento, ogni contestazione politica sarà legittima, e perfino necessaria per un buon andamento democratico della sua presidenza.
Sullo sfondo, si avverte con forza anche una questione di politica estera: questa potrebbe realmente interessare l’Europa. Si tratta del progetto annunciato da Trump di non mantenere la Russia fuori del dialogo con l’Occidente, ma di considerarla su molti piani un partner internazionale, a seconda delle convenienze per gli Stati Uniti. Un tale, possibile avvicinamento potrebbe far passare in secondo piano la rilevanza “atlantica” dell’Europa.
Questa ipotesi non sembrerebbe improbabile. L’Europa però si è costituita ormai nella forma di Unione Europea, una realtà economicamente potente. Potrebbe perciò anche incominciare a pensare anche a strumenti propri per la sua difesa.
I problemi insomma, sono parecchi. Il più complesso da affrontare potrebbe essere quello di tenersi realmente aperti a ragionare sulla base di progetti, schemi, equilibri, progetti che non sembrano più gli stessi che sono in piedi dal 1949, l’anno di costituzione della NATO. Il mondo è cambiato molto, da tutte le parti, ma la scossa sembra venire dal personaggio che all’Occidente non piace. Sembra che anche nella costruzione dell’Unione Europea si sia ragionato e proceduto finora secondo uno schema, non sempre espresso a parole, ma sempre alle spalle di ogni ragionamento politico: quello di volerci tenere tutti sotto l’ombrello della NATO. Per quanto possa apparire incredibile, un presupposto di questo genere era forse anche nella testa di chi l’Alleanza atlantica la contestava.
I problemi che Trump pone anche a noi, sono davvero tanti e complessi.
* Storico dell’America, biografo di Enrico Mattei