![I comitati femminili con Trump](https://www.barbadillo.it/wp-content/uploads/2016/11/women-for-trump-310x210.jpg)
Dopo la vittoria di Trump, si affermerà un modello di conflitto sociale nel quale l’inquietudine degli esclusi troverà traduzione politica nel voto per esponenti lontani dall’establishment. E dopo la Casa Bianca, c’è l’Eliseo. Questa la tesi del sociologo Nuccio Bovalino, allievo di Michel Maffesoli.
Chi ha vinto oggi con Trump?
“Corrado Augias rimarcava nervosamente come negli stati con un livello di studio più elevato abbiano vinto i democratici. Augias, come molti altri intellettuali progressisti, non ha accettato che il nuovo conflitto di classe vede ormai da un lato coloro che abitano la vita quotidiana, ossia la banalità del quotidiano e ne patiscono le sue urgenze primarie ed elementari, dall’altro il consesso dei sapienti e delle élite. Quegli intellettuali e quelle élite, legate a grandi visioni postideologiche, neoglobali, universaliste, sono paradossalmente gli unici pretoriani di una forma ideologica di superbia, che li spinge a immaginarsi gli uomini migliori, in grado di creare il migliore dei mondi. Sono proprio loro i veri sconfitti di oggi, e probabilmente saranno gli sconfitti di domani”.
La chiave del sorpasso del magnate sulla Clinton?
“Il popolo si potrebbe dire, ma è un concetto vago. Meglio, quella parte del popolo che invece è genuinamente postideologico, nel senso concreto e non astratto del termine. La parte del popolo che è legata al vissuto reale, a un presente fatto di criticità che lo aggrediscono nella propria esperienza sensibile e carnale. Quel popolo che non ha passione per idee e ideali svuotate di senso dalla crisi sociale che imperversa”.
Cosa mette in discussione il modello del tycoon Usa?
“La crisi del capitalismo e i capricci della finanza globale hanno risvegliato gli invisibili, coloro che non riescono a ritagliarsi un ruolo all’interno di un sistema sociale bloccato, dove non c’è più il sogno di poter raggiungere alti obiettivi partendo da condizioni economiche e sociali difficili. Non è però la richiesta di più Stato, ma di uno Stato capace di garantire l’accesso a una vita migliore, che riesca a premiare chi lo merita e a sostenere chi non ce la fa”.
E’ legittima l’inquietudine in alcune cancellerie e ambienti culturali occidentali per l’inattesa vittoria di Trump?
“Alcuni hanno definito la vittoria di Trump un’apocalisse, ma apocalisse vuol dire rivelazione: alla gente non si potrà più paventare “il diluvio” come conseguenza nefasta di un voto scorretto come quello per Trump, poiché la classe media è già caduta in disgrazia sotto i colpi del diluvio universale che ha le fattezze di un sistema che autoalimenta se stesso senza creare condizioni di sviluppo, partecipazione e distribuzione degli enormi introiti della finanza globale. Non si intravede l’Arca di Noè capace di salvare nessuno e perciò l’unica cosa che resta da fare è “la mossa del cavallo”: punire l’intero sistema, eludendo il falso mito dell’alternanza e optando per il “corpo estraneo”, oggi Trump domani chissà, Marine Le Pen. È un chiaro messaggio a una intera classe dirigente di politici che pur apparendo contrapposti sul piano politico hanno mostrato di essere parte di uno stesso sistema, contrari che si reggono e si giustificano l’un l’altro nell’apparente lotta per il consenso”.
![Guerino Bovalino, sociologo](https://www.barbadillo.it/wp-content/uploads/2016/11/Guerino-Bovalino-B-310x206.jpg)
Per questo si sceglie il leader più politicamente scorretto?
“Ho l’impressione che molti decidano di votare un leader “osceno”, “perturbante”, come Trump o come potrebbe esserlo Marine Le Pen, più per la volontà di mettere in discussione tutto che nella convinzione di mutare con certezza lo stato delle cose. La totale sfiducia per la politica porta a preferire la tabula rasa a un eterno ritorno dell’uguale”.
È una sconfitta di Obama?
“Sì. Dalla liturgia mistico-politica progressista di Obama, che è stata una grande delusione globale, si è passati all’urlo scomposto e tribale di chi non chiede effimera bellezza futuribile ma rude concretezza nell’immediato”.