Se il padre della Patria deve allontanarsi, c’è una ‘madrina’ pronta a prenderne il posto ed un colonnello a corto di soldati ma determinatissimo a dare battaglia. Salerno rischia di trasformarsi in un interessante laboratorio politico capace di poter dare indicazioni sul futuro prossimo venturo di alleanze e strategie.
Ma andiamo per ordine. Tutto è cominciato all’indomani dell’abbraccio Pd-Pdl in nome della governabilità. O, se preferite, dell’inciucione dei Letta. Enrico, nipote di Gianni, aveva nominato il suo esercito di ministri. Che il Partito democratico di Salerno aveva subito stroncato: “Una ‘Dorotea’ del Nord, senza rappresentanti del Sud e con ministeri chiave regalati al Pdl. Daremo battaglia all’assemblea Pd”, così aveva tuonato il segretario pd salernitano Nicola Landolfi. Sullo sfondo c’erano anche altre questioni ‘correntizie’ e locali, ma, in questa storia, ciò conta poco. Pochi giorni dopo Enrico Letta si è rifatto alla grande ed ha mantenuto la promessa che il bigio Pierluigi Bersani avrebbe fatto durante le primarie democratiche al sindaco più amato d’Italia, il padre della Patria di Salerno Vincenzo De Luca: nominarlo sottosegretario nel governo. Per di più ai trasporti ed infrastrutture: che colpo! La nomina di una colomba travestita da falco come Vincenzo De Luca, al governo, porta con sé tante, ma tante conseguenze. La prima, e più importante, riguarda il rapporto tra un sindaco a vocazione plebiscitaria ed il ‘suo’ popolo.
De Luca non può ricoprire entrambi i ruoli: deve ‘optare’, riesumando un termine caro al politichese della Prima Repubblica. E quando la Patria più grande chiama, quella più piccola deve rassegnarsi e cedere. Ma un buon padre di famiglia non lascia soli i suoi figli-cittadini e assicura che, in un modo o nell’altro, troverà un modo per gestire il Comune pur senza comparire in prima persona. Si è parlato di triumvirato (composto da alcuni suoi fedelissimi tra gli assessori), si è giocato sulle scadenze elettorali, c’è addirittura chi intravede una vita brevissima per il governo Letta e, perciò, ipotizza che De Luca, dopo l’esilio romano di un anno, potrà ricandidarsi e ritornare al suo posto. Un po’ come il mitico Cincinnato che, dopo aver servito Roma, si ritirò nel suo orticello. “Non lascerò soli i salernitani”, ha promesso De Luca.
Nel frattempo, in città, c’è già chi si muove per creare il dopo-De Luca. E’ il Pdl che faticosamente sta rinascendo dalle ceneri della scissione con Fratelli d’Italia che ha portato alla corte di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni il gruppo dell’ex presidente della Provincia di Salerno Edmondo Cirielli. Gli azzurri hanno un nome sul quale puntare forte: è quello dell’ex ministro alle Pari Opportunità Mara Carfagna. Passata praticamente indenne dalla buriana che ha travolto l’ultimo esecutivo Berlusconi, la Carfagna – nonostante le accuse e il fuoco di fila fin troppo noto a tutti – ha infatti ricevuto riconoscimenti per il suo operato da ministro anche da larghi strati sinistra e dal mondo gay, inizialmente totalmente ostile alla sua figura.
Ha evitato di entrare nella bagarre ‘lettiana’ per dedicarsi completamente a rifondare il partito a Salerno. Con un ambizioso obiettivo, anzi una mission impossible: strappare il Comune a De Luca. C’è da dire, però, che con la Carfagna, il sindaco-sceriffo non ha mai avuto un rapporto totalmente negativo. Anzi, specialmente negli ultimi anni gli spiragli di dialogo tra Pd e Pdl sono di molto aumentati. Rimane una forte diffidenza, specialmente al livello della base come nel resto d’Italia, ma non c’è più l’aria di guerra che invece ispirava i rapporti tra De Luca ed il colonnello Edmondo Cirielli, transitato alla corte di La Russa – Meloni – Crosetto.
E pensare che, quando l’estabilishment della sinistra volle sbarazzarsi di ‘Vicienzo ‘a funtanella’ (nomignolo affibbiato a De Luca perché promotore dell’istallazione di fontane e giochi d’acqua in ogni parte di Salerno) schierando l’armata guidata dall’ambiziosissimo ex Margherita Alfonso Andria, fu proprio Alleanza Nazionale – al ballottaggio nelle elezioni comunali del 2006 – ad appoggiare l’allora ‘civico’ De Luca contro il centrosinistra ufficiale. Allora, An, era guidata proprio da Edmondo Cirielli. Tra i due, dopo quell’insolita alleanza, non ci sono stati quasi più rapporti, e quei pochi che ancora rimangono in piedi sono tesissimi. Come del resto quelli tra il colonnello dei carabinieri e la Carfagna: pochi collegamenti, e pronti a saltare da un momento all’altro. Pontieri, in questo caso, non ce ne stanno.
Se si tornerà al voto a Salerno città, Cirielli, ora leader di Fratelli d’Italia dovrà proporre un nome in grado di dare battaglia. E’ praticamente impossibile, almeno adesso, ogni accordo con il Pdl. Potrebbe puntare su un suo fedelissimo ma adesso è tutto prematuro. Anche perché, a Salerno capoluogo, Cirielli giocherà una partita del capoluogo senza disporre del suo stato maggiore che, invece, è stabilmente collocato nella provincia nord e in quella sud. Mentre il Pdl opporrà una ritrovata ‘madrina’ che tenterà di dare l’assalto al fortino del padre-padrone De Luca.