Briatore pochi giorni fa si trovava ad Otranto per lanciare il suo prossimo locale extralusso, il Twiga: aprirà l’estate prossima sotto il marchio “Billionaire Lifestyle”. Così dopo la Sardegna, Monaco e Montecarlo Briatore vuole imporre la sua “visione di mondo” anche allo zoccolo duro dello stivale, forse troppo “duro” in confronto alle ultra-moderne passerelle cui sono abituati i suoi compari esteri.
Difatti dall’alto della sua posizione così ha tuonato: “I vostri alberghetti non servono, i ricchi vogliono hotel di lusso sul mare”. Il fatto che il cemento a picco sul mare abbia distrutto diversi panorami italiani è noto a tutti, imprenditori sotto le spoglie di benefattori benevoli per anni hanno deturpato scorci stupendi la cui indole selvaggia ed incontaminata ne era vanto. Parliamoci chiaro, non siamo assolutamente dell’idea che il turista vada abbandonato a sé stesso nel deserto una volta giunto a destinazione: crediamo che molte strutture dovrebbero modernizzarsi e per alcuni aspetti guardare al nord Europa.
Qui però vorremmo andare oltre gli estivi capricci dei ricchi, al di là della guida Michelin e dei feedback su Tripadvisor; come la buona educazione europea ci insegna dovremmo tornare a far splendere il concetto greco di “Xenia” (ospitalità).
Basti pensare a Glauco e Diomede nell’Iliade che nel bel mezzo di una battaglia smettono di lottare per scambiarsi le armi poiché si riconoscono come “ospiti ereditari”: in pratica la “Xenia” in quel momento è talmente forte da superare gli interessi nazionali dei rispettivi schieramenti in lotta. Se veramente recuperassimo questa cultura che radicalmente ci appartiene di certo non ci faremmo dare queste “lezioni di ospitalità” dal primo Briatore capriccioso che capita.
Ci dispiace veramente tanto che molti ricchi amici del milionario si trovino “scomodi” senza la pista d’atterraggio per il jet privato sulla spiaggia o senza l’autostrada direttissima che spacca a metà sterminati campi di terra coltivata; ma a questo allegro consorzio di persone ci viene da dire che l’Italia non ha bisogno di loro, non sono e non saranno mai il volano per l’economia di una zona, sono avvoltoi, turisti spietati, spocchiosi annoiati che rapinano tutto quello che possono prima di passare alla zona successiva. Briatore dice che alcune persone in vacanza spendano 20-30mila euro al giorno; però noi ci chiediamo, a meno che non vadano in uno dei suoi locali (in cui una bottiglia di spumante può costare più di 1000 euro), in che modo li potrebbero spenderne così tanti? Al bar in spiaggia? Al ristorante dell’albergo con tre stelle? In un museo? Alle bancarelle? A teatro? Dal barbiere? Assolutamente no. I loro soldi arricchiscono solo altri ricchi, illudendosi di non avere bisogno del mondo esterno si chiudono in un circolo vizioso che prende dall’esterno ma ridistribuisce ricchezze solo ed esclusivamente all’interno.
Per fortuna nel Bel Paese ci sono ancora regioni aspre, dure, rigide, fatte solo da pastori e agricoltori, piene di mosche e zanzare, con alberghi senza aria condizionata, senza wi-fi, senza smart-tv, senza porto per yatch di 40 metri, con stalle vicino agli agriturismi migliori a ricordarci odori che nel caos della città avevamo dimenticato esistessero: per fortuna lo zoccolo “brutto, sporco e cattivo” dello stivale terrà alla larga questa gente ancora per molto tempo, la colonizzazione è rimandata!