La cultura del bello. Il culto dei padri. La salvaguardia della nostra storia. Certo, non stiamo parlando di disoccupazione giovanile, nuove povertà, suicidi degli imprenditori, ovvero le piaghe del Kali Yuga in cui stiamo vivendo. Ma un popolo senza storia, senza radici, senza tradizione, è un popolo senza futuro. Purtroppo noi, pur abituati a vivere nel bello, nel sacro, nel tradizionale, facciamo sempre meno caso a quello che succede ai nostri simboli, di epoche remote, ma ancora simboli forti e importanti.
E’ notizia di pochi giorni fa il danneggiamento del Dolmen della Chianca a Bisceglie. Qualche deficiente ha visto bene di prendere a martellate una struttura praticamente unica del suo genere. Ma lasciata nell’abbandono e nell’incuria. Chiunque transiti nella bella BAT provincia, non Gotham city ma l’acronimo di Barletta-Andria-Trani, non si dovrebbe far sfuggire l’occasione di fermarsi a Bisceglie, per il mare, l’ottimo cibo, l’accoglienza ma anche e soprattutto terra dove sorgono ben tre dolmen, con quella della Chianca che è un vero gioiello di importanza storica, archeologica e religiosa. Scoperto nel 1909, risale all’età del bronzo, l’imponente monumento megalitico preistorico è un unicum per l’eccezionale stato di conservazione, bellezza e ricchezza di reperti ritrovati: si tratta di una tomba a corridoio largo, composta da una cella sepolcrale e un corridoio di accesso. La cella è coperta da una lastrone di pietra e durante gli scavi sono stati ritrovati numerosi resti ossei umani, un ricco corredo funebre, frammenti di lama e anche i resti di un focolare circolare diverse volte acceso a scopo rituale in occasione dei vari momenti di deposizione. Tutt’intorno un panorama di ulivi, fatto di pace, bellezza e forza. Non si può non rimanere toccati nel profondo da una visita del genere. E chi scrive lo ha sentito sulla propria pelle.
Nel 2011 l’UNESCO ha riconosciuto il dolmen della Chianca di Bisceglie come “Patrimonio testimone di una cultura di pace per l’umanità”. Eppure ancora oggi la sua valorizzazione nel territorio è nulla. Quando qualche anno fa ho avuto la fortuna di visitare il sito archeologico non ho trovato né recinzione, né telecamere. Ho anche scoperto che, tranne un evento all’anno, il dolmen non diventa mai realmente punto centrale di cultura e arte. Ma sono ricorrenti nel tempo le notizie di scritte spray, sporcizia, degrado. E ora qualcuno ha visto bene di prenderlo anche a martellate.
Forse tra le priorità del Governo e delle Istituzioni locali ci dovrebbe essere proprio la nostra storia e la nostra cultura: primo, perché sarebbe sicuramente un volano per l’economia. Ma soprattutto, perché fare scempio di quello che siamo stati è un pessimo biglietto da visita per il futuro. Va bene il Kali Yuga, ma questo è veramente troppo.