Ancor oggi continua l’infinita sequela di polemiche sull’ultima autorete del governo Renzi: il “Fertility Day”.
Le polemiche sono arrivate davvero da tutti i fronti ma ne prendo in considerazione uno in particolare: quella pseudo-sinistra che nasce dai più tristi rigurgiti del ’68, la sinistra libertaria che si esprime nella maggior parte dei collettivi studenteschi odierni. Da quel fronte mi è capitato di leggere uno slogan che invoca il “diritto” di utilizzare il proprio corpo liberi “dalla Chiesa e dallo Stato”, una libertà negativa quindi, una libertà “da”. Mi viene da pensare a quale chiesa-padrone si riferiscano dato che già Pasolini nel 1973 sul CorSera con l’articolo “Analisi linguistica di uno slogan” palesava una volta per tutte il tramonto della Chiesa come strumento di repressione da parte dello Stato borghese, la Chiesa come “grande censore” o “istitutore monacale”: da quel momento la Chiesa non potrà fare altro che “sopravvivere in quanto prodotto naturale di enorme consumo e forma folcloristica ancora sfruttabile”(dall’articolo). In pratica da quel momento la Chiesa è sulla difensiva, sopravvive come ombra nei moniti mondialmente inascoltati del Papa.
Questa sinistra libertaria in pratica vive un’epoca che non esiste da almeno 50 anni, si inventa dei nemici che sono morti e sepolti perché senza quei nemici probabilmente non avrebbe quella sopravvivenza (anche qui meramente negativa) nei confronti di/in opposizione a.
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Per ragionare seriamente a proposito del tremendo calo demografico che l’Europa tutta sta vivendo vi consiglio la visione di un film fondamentale per la storia del cinema di questo secolo: “Children of men” di Alfonso Cuaròn. Questo film è ambientato in un futuro distopico, a Londra nel 2027, l’umanità è colpita da infertilità, da 18 anni non nascono più bambini. Tutti i continenti sono nel caos, enormi masse di profughi si spostano da una paese all’altro perché sembra che la guerra e la fame siano davvero ovunque, un po’ di meno in Inghilterra, a causa della sua distanza territoriale dai continenti in quanto isola. Proprio per questo è la meta più agognata, i clandestini cercano di entrare ad ogni costo e il governo è costretto a mettere in atto una vera e propria caccia all’uomo in cui si invita quotidianamente la popolazione autoctona inglese a denunciare i clandestini, fortemente simboliche le scene ambientate nel campo profughi che nitidamente ricordano un vero e proprio ghetto. In questo film c’è tutto quello che, in nuce, è sul punto di esplodere nella nostra epoca: infertilità portata alle stelle, conseguente isteria delle popolazioni che si trovano a vivere un’esistenza conchiusa in sé stessa, priva di alcun significato teleologico, solo l’attimo conta, il governo produce e vende dei kit appositi per un “dolce suicidio, con la musica e tutto il resto”, le migrazioni ed il crollo delle frontiere hanno portato il nomadismo apolide ad un livello tale da abbattere ogni possibile comunità (d’altronde la famiglia è il primo nucleo dello Stato, in assenza dell’una cade anche l’altro, quello inglese non è infatti uno Stato ma un regime poliziesco), frange terroristiche che lottano per i diritti dei migranti si riveleranno in gran parte marce e poliziesche tanto quanto lo Stato che combattono, musulmani inneggiano ad Allah e marciano nel campo profughi mentre monta la rivolta foraggiata dalle frange di cui sopra e via discorrendo.
In pratica se il nostro mondo non inverte la rotta il futuro che ci aspetta è chiaramente quello dipinto (splendidamente) nel film.
A chi innalza la libertà di non fare figli come chissà quale vittoria di quest’epoca ridicola e crudele lascio questa frase di un personaggio del film, un’ostetrica che ha visto letteralmente un mondo morirgli tra le braccia a forza di aborti spontanei durante il crepuscolo della fertilità: “Quando i rumori dei parchi gioco svanirono arrivò la disperazione”. Quella disperazione che saremo costretti a provare anche noi per pagare il prezzo della nostra “Hybris”.
@barbadilloit