«Abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche, e in particolare di gas nervino, ma non da parte delle autorità governative, bensì da parte degli oppositori, dei resistenti». A parlare non è un complottista o un amico di Hezbollah e dell’Iran. A dire una frase che suona come una doccia fredda sull’occidente filo-ribelli siriani è Carla Del Ponte, in un’intervista rilasciata domenica alla Radio Svizzera Italiana. Forse non c’era bisogno delle parole dell’ex-capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia per capire che le fazioni ribelli in Siria non sono formate da combattenti per la libertà. Dopo due anni di guerra, ormai è chiaro che la leadership dei cosiddetti ribelli è tenuta saldamente in mano da gruppi di salafiti legati da al-Qaeda e da mercenari europei, ceceni, dei paesi del Golfo e del Maghreb, sul libro paga del Qatar e di chissà chi altro. Ogni volta però che qualcuno osa mettere in discussione questo miope appoggio incondizionato da parte dell’Europa e degli Stati Uniti all’opposizione siriana, si viene immediatamente tacciati di essere amici del “sanguinario” governo (legittimo) di Assad.
Per districarsi in una situazione sempre più complicata e cercare di andare oltre alle verità ufficiali, da qualche tempo è in libreria, per Arianna Editrice, il libro inchiesta “Obiettivo Siria”, di Tony Cartalucci e Nile Bowie, con un’interessante introduzione del medievalista Franco Cardini. “Smascherare la grande bugia” è il motivo del libro che, con una nutritissima presenza di note e di riferimenti, spiega in maniera limpida quanto la cosiddetta “primavera araba”, la guerra “umanitaria” in Libia e il disastro umanitario in Siria, siano etero diretti dall’esterno senza se e senza ma. Certo, alcuni manifestanti in buona fede esistono. Come esiste un esercito libero siriano composto da cittadini siriani. Ma sono la minoranza. E intanto esiste un intero mondo che per motivi settari e ideologici vuole portare la destabilizzazione in uno degli stati più aperti, rispettosi e laici dell’intero Vicino Oriente.
“Obiettivo Siria” è un cazzotto sulla bocca dello stomaco, un libro che lascia senza fiato e senza parole, un’inchiesta che svela come ci siano sempre le solite fondazioni dietro alle rivoluzione colorate e alle guerre umanitarie. Una sorta di piano per estendere il “divide et impera” a tutto il mondo, con una bandiera a stelle e strisce sullo sfondo. Un libro che andrebbe fatto leggere ai governanti europei e a quanti pensano che in Siria esistano veramente dei ribelli che combattono per la libertà. Un libro che non nasconde gli eccessi delle truppe governative, ma che punta il dito su un grande teatrino messo in piedi per creare l’idea di un’area fuori controllo.
E ancora, un libro che andrebbe regalato a chi ritwitta o condivide su facebook o peggio scrive su quotidiani e legge nei telegiornali solamente le veline di sedicenti portavoce siriani di norma basati a Londra o negli Stati Uniti, senza mai ovviamente controllare la fonte. Dov’è il programma dell’opposizione siriana? Cosa succederebbe se Assad mollasse la presa e la difesa della Siria? Chi prenderebbe il potere a Damasco? E soprattutto, a chi stiamo consegnando armi che un giorno potrebbero essere usate dagli stessi ribelli contro l’Europa e l’Occidente?
Il triste secondo anniversario dall’inizio della guerra in Siria è stato già sorpassato: di quanto tempo c’è ancora bisogno per far lavorare le diplomazie invece dei servizi segreti e delle industrie di armi? Intanto però si può fare una cosa: documentarsi il più possibile e raccontare la verità, a tutto tondo e senza omissioni. “Obiettivo Siria” è sicuramente un buon punto di partenza. E per gli amanti del cinema c’è anche un secondo consiglio: ritrovate in videoteca “Sesso e Potere”, film del 1997 di Barry Levinson con Dustin Hoffman e Robert De Niro. Un film visionario, che ben racconta quanti i media possano destabilizzare e soprattutto avere il potere di orchestrare una finzione. A livello planetario.