Dopo l’arresto di una delle menti dell’organizzazione, il professore milanese Angelo Pesce, finiscono nella rete della polizia anche gli altri esponenti del commando. Uno di loro è proprio frate Blandino. Il francescano era un cappellano militare della Repubblica Sociale e durante gli ultimi giorni di guerra si era fatto notare per l’intransigenza. Era a Biella il 27 aprile, per esempio, quando i soldati dell’Rsi stavano trattando la cosa con i partigiani che avevano quasi preso il controllo della città. Era stato il frate con una feroce invettiva contro l’ipotesi di deporre le armi, raccontano i testimoni, a far naufragare le trattative. In manette finiscono anche i piloti e gli equipaggi delle “automobili fantasma”. Molti di loro, giovanissimi, erano i ragazzi che andavano a trovare Blandino nella sua cella del convento: Aldo Ratti, 22 anni, ex apparente alle Brigate Nere, Rocco della Rocca, ex sergente della Guardia Nazionale Repubblicana, Carlo Testore, 20 anni, ex paracadutista della Folgore.
Sui giornali, intanto, si apre il dibattito sul pericolo rappresentato da questi fenomeni: «Una parte non trascurabile del popolo italiano è tuttora profondamente penetrata, in vari ceti, di sentimenti nazionalisti – scrive Filippo Burzio su La Nuova Stampa – A poco gioverebbe constatarlo e deplorarlo se non si proponessero anche dei rimedi».
«Una novità per Torino dopo la liberazione: sono ricomparsi ieri mattina i posti di blocco in alcuni crocevia». [fine]
*Da La Stampa
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