“Al di là ed oltre, è un mare di pennarelli, ed il mio amore per i pennarelli è secondo solo all’amore che nutro per me stesso. (…) Amo Hugo Pratt, Wolinsky…”. Poesia e disegno, anche nel carme “Amo”. Era così Andrea Pazienza e per il sessantesimo compleanno del funambolo della matita (ricorreva il 23 maggio), vero sdoganatore del fumetto nell’Olimpo delle arti, in tutta Italia musei e centri culturali hanno in programma celebrazioni dell’inventore di Pentothal, Zanardi e Pompeo.
“Buon Compleanno Paz!” si intitola la mostra ideata ed organizzata dal MAT, Museo dell’Alto Tavoliere a San Severo, e dal locale assessorato alla Cultura, con il patrocinio della Regione: la città dauna, nella quale Pazienza ha trascorso gli anni giovanili e considerava -insieme alle spiagge di San Menaio sul Gargano – il suo buen retiro, ha promosso un ricco cartellone di eventi che durerà fino al 16 ottobre. All’inaugurazione della rassegna è intervenuta la madre dell’artista, Giuliana di Cretico. Elena Antonacci, direttrice del MAT, ha invitato sessanta grandi autori di fumetto a realizzare un’opera dedicata i sessant’anni dell’artista pugliese: “Il nostro museo – spiega – è un polo culturale che ha nel suo statuto la valorizzazione di Andrea Pazienza e del fumetto, per trasmettere ai giovani il valore autentico della nona arte”. Le tele e i disegni esposti a San Severo sono firmati, tra gli altri, da Milo Manara, Vittorio Giardino, Sergio Staino, Silver, Lele Vianello, Vincino, Max Frezzato, Stefano Disegni, Makkox, Sebastiano Vilella. “Pazienza – aggiunge la Antonacci – avrebbe interpretato tra pathos e disincanto il disagio dei Millennials e non avrebbe disdegnato di cimentarsi nel disegno con le bombolette al posto delle matite. Per questo abbiamo in cantiere uno spazio per performance dei writer, più un dj set, nel nostro Antico Chiostro. Ci piace immaginare che Andrea si sarebbe divertito in una serata architetta in bilico tra antico e postmoderno”.
La biografia “I dolori del giovane Paz”
In libreria è arrivata intanto la ristampa della biografia cult, a più voci, “I dolori del giovane Paz”, curata da Roberto Farina per Milieu (www.milieuedizioni.it). L’opera è proposta in versione arricchita e scandaglia il rapporto di Pazienza con “gli editori e i colleghi, gli amici, le donne, la politica, la droga”. Ci sono i ricordi di Jacopo Fo, Roberto Vecchioni, Claudio Lolli, Daniele Luttazzi, Gianni Canova, Bifo, Staino, Vincino, Marina Comandini, Roberto Freak Antoni, Filippo Scozzari, Vincenzo Sparagna, e dell’amico d’infanzia Luigi Damiani, oltre alle memorie di Renato De Maria e David Riondino. Per Staino, “dietro Pazienza c’è il nostro Rinascimento, ma anche la Pop Art e la Disney”. Bifo: “Paz è agli antipodi della coglionaggine ottimistica che c’è in giro e di cui i media sono pieni, con tutta quella gente che fa finta di essere allegra per qualcosa che non merita neanche un secondo di attenzione”. Di sicuro Pazienza era un traduttore in arte dei segni del tempo, come scrive Claudio Lolli: “La necessità dell’uomo è dare un ordine nel caos, questo fanno i narratori”.
Bandiera di una generazione irrequieta – il suo motto era “Mai tornare indietro, nemmeno per prendere la rincorsa” – sarebbe stato un incasellabile interprete dei nostri anni liquidi, indicando nell’arte una liberazione dalle catene di un mondo che riduce sempre più il diritto al futuro dei ribelli. (dal Corriere del Mezzogiorno)
@waldganger2000