Vincenzo Sofo, animatore della rivista-web Il Talebano, riferimento dell’area identitaria della Lega Nord e candidato del Carroccio per il consiglio comunale di Milano, spiega a Barbadillo il progetto che sostiene per cambiare orizzonti all’amministrazione meneghina
Dopo anni di lavoro “dietro le quinte” con Il Talebano, ha deciso candidarti come consigliere comunale a Milano: come mai questa scelta?
“Voglio fare di Milano il laboratorio di quelle che devono essere le politiche identitarie per i territori. Milano è l’avanguardia d’Italia, la città dalla quale tutto nasce per poi diffondersi nel resto del Paese, dunque bisogna fare in modo che da Milano escano fuori esempi positivi. E’ questo il senso del convegno “Milano capitale dell’Identità” che ho voluto organizzare lo scorso marzo con Marion Le Pen e Matteo Salvini: è ora di passare dall’astratto al concreto e io voglio dimostrare come si può influenzare in senso identitario un’amministrazione cittadina.
Che cosa significa e come è possibile rendere una città identitaria?
Significa fare in modo che torni a essere innanzitutto una comunità di persone, fatta di relazioni umane, solidarietà, benessere collettivo. Milano, come tutte le metropoli contemporanee, è totalmente disgregata, un ammasso di individui isolati. Per ricreare un collante serve valorizzare la storia, dalla cultura e dall’identità del territorio e del popolo che lo ha vissuto, perché questo è l’unico comune denominatore possibile. Ma bisogna anche cambiare lo sviluppo stesso della città, che oggi divide i cittadini in Serie A e Serie B. Intendo che le periferie devono tornare a essere luoghi di vita dignitosa, facendoli diventare dei veri e propri centri di attrazione dotati di tutto ciò che serve per potersi godere la propria quotidianità… commercio, trasporti, sicurezza, asili, luoghi di aggregazione, eventi culturali… come fosse un villaggio. Per questo, in un mare di politicanti solo chiacchiere, sto proponendo progetti innovativi e soprattutto molto concreti.
I giornali le hanno dedicato molta attenzione per le posizioni molto forti sul tema famiglia.
La famiglia è il nucleo fondamentale per una qualsiasi società e dunque una qualsiasi città. Una popolazione non ha futuro se non fa figli e noi stiamo vivendo un inverno demografico preoccupante. Uno dei bracci destri più noti di Pisapia, l’assessore Majorino, si è scagliato contro di me perché ho osato dire che i soldi delle politiche sociali devono essere destinati prioritariamente al sostegno delle nascite e dunque a famiglie e giovani coppie invece che a eventi Lgbt. Ne resto convinto e prendo i suoi attacchi come una medaglia al merito. Così come sono orgoglioso di lavorare con un assessore regionale come Cristina Cappellini, con la quale abbiamo fatto vedere che cosa significa farsi carico di una battaglia: vedere scritta “Family Day” sul Pirellone per credere.
Eppure il candidato sindaco di centrodestra Parisi sembra molto timido su questo fronte e abbastanza simile al rivale Sala.
Parisi è un liberale, è cosa nota. Ma è lì non in autonomia bensì perché scelto da una coalizione che deve rappresentare. Milano è una città borghese, moderata, manageriale e dunque il profilo di Parisi è adatto alla causa: toccherà poi agli eletti in Consiglio Comunale mordere le caviglie al prossimo sindaco affinché adotti il moderatismo con moderazione. Io mi candido per questo: per garantire che le istanze identitarie siano tutelate e portate avanti nel più forte modo possibile.
Il Talebano è tra i principali promotori di un fronte identitario in Italia e di recente l’abbiamo visto più volte al tavolo con Marion Le Pen. Che cosa dobbiamo aspettarci dopo questa tornata elettorale?
Il panorama politico nazionale è a un bivio. Renzi sta spostando il Pd sempre più al centro rompendo con la sua ala sinistra. Nel centrodestra Berlusconi sta facendo la stessa cosa. Il Partito della Nazione è sul punto di nascere e questo rende l’idea del fronte identitario che lanciammo tre anni fa è più necessaria che mai: per questo ho voluto stringere i rapporti con il Front National e in particolare con Marion Le Pen, con la quale è nata una collaborazione proficua e che ho intenzione di portare di nuovo in Italia, questa volta nel sud; e per questo come 1000 Patrie rilanciamo l’appello per riunire tutte le forze identitarie presenti nel Paese in modo che sotto Salvini si possa costruire una controproposta solida alla probabile nuova balena centrista.