Tre storie, tre donne , tre vite spezzate. Questo è il bilancio di tre giorni d’aprile in Italia, un bollettino di guerra nel segno del numero perfetto. Denise Mondello ha solo 22 anni, il 25 febbraio con profondo stupore scopre che l’ex fidanzato, Matteo Rossi 37enne di Montebelluna, ha comprato un’intera pagina pubblicitaria sull’edizione di Treviso del Gazzettino. L’annuncio profuma di amore e pentimento: «Questa follia per farti capire quanto sono pazzo di te, Denise».
Il 16 aprile la promessa d’amore si trasforma in tragedia. Denise ha una Beretta puntata in faccia e supplica in un grido di pietà Matteo di abbassare l’arma. L’ex ragazzo invece preme il grilletto e le spara alla tempia prima di rivolgere la pistola contro se stesso. Matteo, secondo quanto si è appreso da fonti investigative, aveva iniziato a perseguitarla e Denise si era rivolta ai carabinieri di Montebelluna. Il 37enne era stata chiamato in caserma soltanto per una ramanzina. Ma la sua mente, forse, fantasticava già sugli ultimi istanti delle loro vite, perché risulta che poco dopo abbia fatto richiesta alle autorità per ottenere il porto d’armi per «uso sportivo». Proprio un proiettile di quell’arma ha ucciso la giovane Denise.
Il 18 Aprile, solo due giorni dopo, alla periferia sud di Roma Michela Fioretti, alla guida della propria auto viene freddata con sei colpi di pistola dall’ex marito che l’ha seguita in macchina. Una volta raggiunta ha esploso i colpi tentando poi il suicidio. L’assassino, Guglielmo Berrettini, vigilantes di 42 anni, è ora ricoverato in condizioni gravissime, se si salverà rischia di vivere con menomazioni permanenti. Tre mesi fa il pm di Roma Antonio Calaresu aveva chiesto la misura cautelare, ma il provvedimento era stato bocciato dal gip, in quanto alla denuncia di maltrattamenti esposta da Michela non era stato allegato nessun certificato medico. Così, in mancanza di prove certe, l’ex marito dalla fedina penale immacolata è riuscito a farla franca. Michela alle colleghe aveva anche fatto leggere i messaggi intimidatori che preannunciavano la tragedia: «Tanto ti ammazzerò. La farò pagare anche a tua madre. Sei una bastarda, non meriti niente».
Pesaro, 22 Aprile , un uomo incappucciato entra in casa di Lucia Annibali gettandole dell’acido, probabilmente vetriolo, in faccia. Lucia di professione fa l’avvocato e tra dolori lancinanti riesce a chiedere aiuto e a fare il nome di un collega, il trentacinquenne Luca Variani, che al momento dell’aggressione è alla prese con una partita di calcio di terza categoria. Secondo gli investigatori, coordinati dalla procura di Pesaro, sarebbe però il mandante dell’aggressione il cui esecutore materiale non è stato ancora identificato. I due giovani professionisti avevano avuto una relazione e in passato la Annibali lo aveva già denunciato per molestie. Lucia non muore, ma subisce dei danni permanenti.
Sono tre casi di violenza su donne, di una violenza denunciata dalle vittime, delle situazioni di cui tutti, comprese le forze dell’ordine, erano a conoscenza. Eppure nessuno ha potuto o saputo evitare i tragici eventi. Nel 2012 in Italia sono state uccise 124 donne, nella maggior parte dei casi da ex fidanzati e da ex mariti. Non ci sono dati attendibili per quanto riguarda le violenze minori subite tra le mura domestiche perché in moltissimi casi la paura prevale sulla voglia di porre fine alle violenze e umiliazioni. Le donne che denunciano i loro stalker, spesso si ritrovano ad essere sole e ancora più esposte. La famiglia, gli amici, i colleghi a volte non bastano. E tutto questo continua ad avvenire nonostante sia introdotto un reato in materia. Interrogarsi sul fenomeno, aprire un vero e proprio forum su questo tipo di violenza ci sembra il minimo: nella speranza di doverne parlare sempre meno un giorno.