Siamo talmente abituati a far tutto ciò che ci viene chiesto che anche un comico può farsi solenne beffa della sellerona Angela Merkel per mezzo del sultanissimo di tutte le Turchie, Erdogan Pascià. Cambiare la prospettiva bisogna per poter leggere i fatti tedeschi ché altrimenti c’è da imbarcarsi tutti verso il Kazakistan a domandare asilo politico per manifesta illogicità (e siamo ancora buoni) dei governanti d’Europa.
È una storia che parte da lontano: a Berlino, quasi centocinquanta anni fa, il Kaiser Guglielmo II di Prussia si prepara ad accogliere lo scià di Persia. Teme, evidentemente, che i tedeschi buontemponi lo possano prendere a pernacchie e così impone il paragrafo 103 che vieta a chiunque di sfottere i governanti stranieri e, anzi, promette processi – sempre previa graziosa concessione del governo – a coloro i quali infrangessero tale norma.
Il 31 marzo scorso Jan Boehmermann, professione comico, fa uno spettacolo su Zdf, importante canale pubblico della Renania. Il programma si chiama Neo Magazine Royale e fa satira. A un certo punto gli viene la fregola di farla grossa, ma veramente grossa. Sussurra ai telespettatori che c’è una legge per la quale si possono passare guai se si attenta all’onore dei capi di Stato stranieri e che il governo tedesco sarà sempre disposto a sacrificare il suo cittadino impertinente per ripristinare alla lesa maestà, altro che scemità da apericena.
E così manda in onda una poesia che è completamente stupida, piena di insulti gratuiti e parolacce all’indirizzo del signor Erdogan. È così scema, ipertrofica di sciocchezze e infantile la “Critica Diffamatoria” da non sembrare vera. È una provocazione. Ma questo non è tempo di provocazioni perchè, evidentemente, allo stesso livello artistico della poesiola da nerd brufolosi, son stati coloro i quali hanno avuto responsabilità di Stato.
Il capo dei turchi fa querela. Non gli sembra vero mettere in difficoltà la Germania. Angela Merkel trema. È tra due fuochi, da un lato i rapporti con Ankara dall’altro l’opinione pubblica tedesca. Sceglie una via di mezzo che, come buona parte dei compromessi quando la situazione è da risolvere subito prendendosene le responsabilità in ogni senso, è un mappazzone ineguagliabile: rassicura i tedeschi, nessuno oserà torcere un capello a un figlio del Reno. E intanto dà assenso al processo ai danni di Boehmermann. Sì, il comico l’ha fatta davvero grossa.
Lui, intanto, s’è pigliato pure un periodo di vacanza dal lavoro: “Meglio che i telespettatori prestino attenzione alle cose serie, tipo la questione immigrati o la vita sentimentale di Sophia Tomalla”, ( è quest’ultima la valchiria più sensuale di tutte le Prussie). E sembra dire: rompetevele voi le corna, io mi farò il processo da vittima ma sono il vostro simpaticissimo carnefice.
Sì, perchè la prima immagine che viene in mente a leggere questi fatti è la sfilata di Parigi. Quella del “siamo tutti Charlie”, quella che la satira viene prima di tutto , quella della libertà come valore fondante dell’Occidente. Valori, già. Che, per gli idealisti, romantici e disinteressati capi d’Europa, valgono fino a Erdogan contrario. Che, per la cronaca, in quei giorni convulsi e drammatici mandò a passeggiare per la capitale francese il suo primo ministro, Ahmet Davutoglu.
@barbadilloit