Il prossimo 16 febbraio il presidente Mauricio Macri festeggerà i due mesi di presidenza ospitando a Buenos Aires Matteo Renzi, primo premier europeo a far visita al nuovo numero uno argentino. La settimana successiva sarà il turno del presidente francese François Hollande. In questi primi due mesi di governo il leader della coalizione liberal-conservatrice Cambiemos ha fatto molto parlar di sé e indubbiamente ha già contribuito a cambiare il volto dell’Argentina, così come aveva promesso in campagna elettorale. Ma non tutto è filato liscio e c’è chi dice che la “luna di miele” tra il nuovo presidente e il suo popolo (di solito dura tre mesi) si è già consumata, tra gaffe internazionali, ondate di licenziamenti, accuse di autoritarismo, epurazioni nel mondo della cultura e rincari di prezzi e tariffe. Ecco un piccolo dizionario di questi primi due mesi dell’Argentina “macrista”, dalla A alla Z.
A come Animali: La coalizione Cambiemos, che ha sostenuto la candidatura Macri, ha sempre voluto sottolineare la frattura con il passato dei dodici anni di kirchnerismo. Ma parecchia gente non ha apprezzato che sulle nuove banconote siano stati sloggiati i volti austeri dei padri della patria, di Evita Peròn e le isole Malvinas per far posto ad anonimi animali della fauna argentina (balene, guanachi, condor). «Hanno voluto cancellare la nostra storia», è il commento rassegnato di un internauta su un giornale online
B come Ballo: il giorno dell’insediamento alla Casa Rosada, il 10 dicembre del 2015, Mauricio Macri si è esibito in alcuni passi di danza sullo stesso balcone dal quale parlava il generale Peròn, dal quale venne annunciata la guerra delle Malvinas, dal quale Alfonsìn si riaffacciò al termine della dittatura; attirandosi così molte critiche. Ora la televisione brasiliana Rede Globo ha usato le immagini del ballo di Macri per pubblicizzare il Carnevale di Rio. Siccome fra brasiliani e argentini non corre buon sangue, per usare un eufemismo, questi ultimi si sono sentiti un po’ presi per i fondelli.
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C come Chiesa: E’ noto che tra il cardinale Jorge Bergoglio, ora Papa Francesco, e l’ex presidentessa Cristina Fernandez non corresse buon sangue. Ma sembra che la Chiesa argentina non sia in sintonia neppure con il neopresidente conservatore. Di recente la Conferenza episcopale argentina ha denunciato un «clima ostile e intollerante» nei confronti dei movimenti e delle organizzazioni sociali del Paese. E pur senza accusare direttamente il nuovo governo ha invitato a «non cadere in quello che Francesco chiama “sottile xenofobia”, sotto il nobile abito della lotta al clientelismo e alla corruzione».
D come Decreto: Uno dei problemi di Macri è governare il Paese a fronte di un Congresso che è ancora molto influenzato dal kirchnerismo, sia pure passato all’opposizione. La soluzione che ha trovato Mauricio è molto controversa: governare a suon di decreti, infischiandosene del Parlamento. E più la materia è delicata, più Macri emette decreti, in barba alle accuse di autoritarismo che gli piovono addosso dal Congresso. Tanto che un avvocato di fede kirchnerista l’ha denunciato al Tribunale federale perché ritiene che gran parte dei decreti macristi non rispondano ai requisiti di necessità e urgenza richiesti dalla Costituzione.
E come Epurazione: A dispetto delle promesse elettorali e dei primi discorsi da presidente, un cui Macri invocava l’unità nazionale e la necessità di lavorare tutti insieme, nel giro di pochi mesi i nuovi dirigenti insediati nei ministeri e nelle istituzioni pubbliche hanno cominciato a eliminare intellettuali e giornalisti considerati troppo vicini al “vecchio” regime. Sono stati cancellati alcuni programmi televisivi, licenziati centinaia di dipendenti del Centro Culturale Kirchner (dedicato al defunto presidente e marito di Cristina Fernandez). La nuova direttrice della Radio Nazionale si è fatta “beccare” in un filmato mentre spiega ad alcuni giornalisti licenziati che «gli hanno controllato Twitter» e risultavano troppo kirchneristi.
F come Fùtbol: Gli argentini, come si sa, sono ancor più fanatici di calcio degli italiani. Per cui molti non hanno preso bene la notizia che, d’ora in poi, le partite dei cinque maggiori club nazionali (Boca, River, Independiente, Racing e San Lorenzo) verranno trasmesse a pagamento; mentre il precedente governo di Cristina Fernandez Kirchner si era fatto vanto di promuovere il «fùtbol para todos», cioè le partite di campionato in chiaro e sulla tv pubblica. Oltretutto a trasmettere le partite a pagamento saranno canali privati legati anche al gruppo editoriale Clarìn, il più importante del Paese. Che in campagna elettorale, guarda i casi della vita, ha sostenuto a spada tratta la coalizione di Macri.
G come Gaffe: Mauricio viene spesso accostato a un giovane Berlusconi, non solo per le sue idee in materia di politica economica: come Silvio, anche il neopresidente argentino si sta dimostrando un grande gaffeur. A Davos, in una conferenza stampa in cui si parlava del processo di pace in Colombia e delle trattative fra governo e la guerriglia delle Farc, Mauricio ha gelato i giornalisti commentando: «Mi sento molto vicino alla Colombia: nel miglior periodo del mio Boca hanno giocato con noi Bermudez, Serna e Cordoba», cioè tre giocatori di nazionalità colombiana.
I come India: C’è una donna del nord dell’Argentina, un’india appunto, che a torto o a ragione sta diventando il simbolo dell’opposizione antimacrista. Si chiama Milagro Sala, ha poco più di cinquant’anni e da circa un mese è in carcere con l’accusa di malversazione. La donna, già deputata provinciale di Jujuy, guida l’associazione Tupac Amaru, molto vicina al peronismo kirchnerista: negli anni scorsi ha gestito ingenti fondi statali per la costruzione di case popolari nella poverissima regione al confine con la Bolivia ed è accusata dagli avversari politici di aver intascato denaro pubblico. I suoi sostenitori invece sostengono che l’arresto sia una vendetta politica del governatore macrista di Jujuy. A favore di Milagro, che nel 2013 subì un attentato a colpi di pistola, si è schierata anche Amnesty International e la sua detenzione resta una spina nel fianco del governo.
J come Justicialismo: La vittoria di Macri ha scoperchiato il pentolone del peronismo sconfitto, che sino a novembre dello scorso anno era egemonizzato dal kirchnerismo, vale a dire dall’ala più di sinistra del movimento. Ora il mondo politico che si richiama al pensiero del generale Peròn ha ripreso a sobbollire e molti mettono in dubbio la leadership di Cristina e di Daniel Scioli (il candidato presidenziale sconfitto). Nei prossimi mesi ci sarà una resa dei conti all’interno del partito giustizialista (PJ) e alcuni esponenti storici del peronismo degli anni Settanta e Ottanta hanno aderito al partito di Sergio Massa, l’ex delfino di Cristina Kirchner che un paio d’anni fa ha fondato il Frente Renovador e predica un’opposizione costruttiva a Macri invece della «chiamata alle armi» dei kirchneristi.
K come Kirchner: Nel bene e nel male resta ancora lei, Cristina Fernandez Kirchner, la “bestia nera” di Macri. I due si odiano (neppure tanto cordialmente) e non perdono occasione per dimostrarlo all’intero popolo argentino. Cristina vorrebbe capeggiare l’opposizione al governo macrista per ripresentarsi candidata del fronte peronista alle presidenziali del 2019; Mauricio e i suoi, conoscendo il suo indubbio ascendente sull’elettorato, preferirebbero eliminarla subito dal gioco politico. Magari anche ricorrendo a qualche magistrato “amico”.
L come Licenziamenti: L’insediamento del nuovo presidente alla Casa Rosada è coinciso con un’ondata di licenziamenti nel settore pubblico che ha provocato dure prese di posizione e manifestazioni di protesta: in meno di due mesi sono stati cacciati circa 24 mila dipendenti, in molti casi, secondo i sindacati, in seguito a “interrogatori” per conoscerne la tendenza politica. Secondo i macristi, invece, si tratta in gran parte di personale assunto negli ultimi mesi del governo Kirchner per clientelismo. Anche nel settore privato ci sono stati già più di 20 mila lilcenizamenti.
M come Mascotte: Si chiama Balcarce, è un simpatico trovatello ed è il cane più famoso d’Argentina perché appartiene ai Macri, che non perdono occasione per mostrarlo come un vero membro della famiglia. Anche troppo, hanno pensato moltissimi argentini quando hanno visto il cagnolino immortalato in foto mentre siede sulla poltrona presidenziale.
N come Nepotismo: Una delle accuse ricorrenti mosse da Cambiemos alla coalizione Frente para la Victoria (che sosteneva Scioli) era quella di “clientelismo”. E Macri prometteva il ritorno della meritocrazia nelle scelte governative. Poi, dopo aver vinto, è successo che la vicepresidente Gabriela Michetti ha fatto assumere sua cugina al Senato, il ministro della Cultura Pablo Avelluto ha nominato la fidanzata alla guida del servizio audiovisivo, il sindaco macrista di Quilmes, Martiniano Molina, ha assunto il fratello come segretario generale del Comune; infine il ministro delle Comunicazioni Oscar Aguad ha nominato il genero a dirigere l’impresa pubblica di telecomunicazioni Arsat.
O come Olivos: Se la Casa Rosada è l’ufficio pubblico del presidente, la residenza privata è nel palazzo di Olivos, a nord della capitale. Qui il presidente Macri ha voluto segnare un altro punto di differenza dal suo predecessore, relegando in un’ala secondaria dell’edificio i quadri dei grandi personaggi della storia patria e sostituendoli con dipinti contemporanei. Non solo: per eliminare le “negatività” della residenza ha fatto eseguire non meglio precisate “operazioni di pulizia energetica”, in pratica rituali magici per scacciare il malocchio.
P come Prezzi: L’eliminazione del cambio forzato peso-dollaro e soprattutto l’abolizione dei prezzi calmierati che erano stati adottati sotto il governo Kirchner in meno di due mesi ha provocato forti aumenti nei generi di consumo. Secondo alcune rilevazioni del quotidiano Clarìn (peraltro filo-governativo) latte a prodotti caseari sono aumentati del 40%, la carne del 70%, frutta e verdura del 60%. Secondo alcuni studi, negli ultimi due mesi la perdita di potere d’acquisto degli argentini è intorno al 10%. Gli economisti governativi fanno risalire le cause dell’inflazione al sistema calmierato applicato negli ultimi anni dal governo Kirchner.
R come Repressione: Sarà un caso, ma da quando Macri ha preso possesso della presidenza l’atteggiamento dei vari corpi di polizia (polizia federale, polizie locali, gendarmeria) nei confronti dei manifestanti è diventato molto più duro. Anche in occasione di scioperi e cortei di lavoratori licenziati o che rischiano il posto di lavoro: in molti casi la risposta è stata una pioggia di pallottole di gomma, che – come si vede dalla foto – non sono letali ma provocano ferite e contusioni anche gravi.
S come Scioperi : in meno di due mesi di presidenza Macri è già riuscito a far indire uno sciopero nazionale contro la politica economica del governo. Il 24 febbraio, su richiesta del sindacato della funzione pubblica Ate, i lavoratori scenderanno in piazza e si preparano a paralizzare l’Argentina per protestare contro i massicci licenziamenti nel settore pubblico.
T come Tariffe: Sono in aumento anche le tariffe di luce e gas, che in precedenza avevano un prezzo “politico”. Ora, fatte salve alcune esenzioni e tariffe speciali per i più bisognosi, il nuovo ministro dell’Energia ha annunciato rincari fino al 500% rispetto a prima, con sconti per chi consuma meno. Sono attesi rincari anche per i servizi di trasporto pubblico.
U come Usa: Con la vittoria di Macri sono destinati a cambiare anche i rapporti fra Argentina e Stati Uniti, che durante i dodici anni di kirchnerismo si erano deteriorati per la politica “tercerista” della Casa Rosada. Sul tappeto il ruolo strategico del paese nell’area sudamericana (con i peronisti si era avvicinato all’alternativa bolivariana di Chavez, Correa e in parte del Brasile) e i risarcimenti per i bond argentini richiesti dai cosiddetti “fondi avvoltoio” statunitensi, che richiedono indennizzi miliardari sulla base della sentenza di un giudice newyorchese. Cristina si era sempre rifiutata di trattare, invocando la sovranità nazionale e rifiutando la legittimità di un giudice straniero. Ora il governo Macri offrirebbe un risarcimento di 6,5 miliardi dollari.
V come Valuta: Era una delle promesse elettorali di Macri e il neopresidente l’ha subito mantenuta: subito dopo il suo insediamento ha tolto i vincoli valutari che imponevano un cambio fisso tra peso e dollaro (prima delle elezioni circa 12 pesos per un dollaro). Vincoli che di fatto avevano creato un mercato valutario nero parallelo. Ora con il cambio libero un dollaro equivale a circa 14,5 pesos (l’euro sfiora i 16 pesos), il che ha comportato una svalutazione della moneta argentina ma è stato visto in modo positivo dai mercati internazionali.
Z come Zika: Neppure l’Argentina è esente dal rischio Zika e Dengue, vale a dire gravi malattie contagiose trasmesse dalle zanzare che stanno affliggendo buona parte del Sudamerica. Soprattutto le province settentrionali al confine con Paraguay e Brasile, dove il clima è tropicale. Eppure i sindacati della sanità accusano il nuovo governo di aver tagliato i fondi alla sanità pubblica e di aver già licenziato circa mille dipendenti di ospedali e ambulatori.