Nuove segnalazioni tra libri e saggi di Manlio Triggiani
Il corporativismo contro liberalismo e marxismo
Al centro del fascismo è stato il corporativismo, primo tentativo di superamento delle opzioni politiche ed economiche comunista e liberale. Ma lavori disponibili su questo tema centrale per capire la politica sociale del fascismo sono pochi e non sempre di qualità. Esce ora un libro di Francesco Carlesi (Rivoluzione sociale, Aga editrice, pagg. 268, euroo 20,00; ordini: www.orionlibri.net), che offre una opera che ovvia a una carenza evidente negli studi sul tema. Carlesi individua nel quindicinale Critica fascista, rivista fondata nel 1923 da Giuseppe Bottai, una voce critica nel regime e laboratorio di idee che stimolò polemiche r dibattiti finalizzati alla elaborazione della teoria corporativista con riflessi socio-economici. L’autore sottolinea la necessità del superamento di una visione classista dei rapporti fra ceti sociali: sia del classismo dell’alta borghesia liberale che intende mantenere le distanze fra le classi del Paese bloccandole in cornici sociali definite, sia dal classismo di stampo comunista che teorizza la “lotta di classe”. Nel corporativismo si afferma ilconcetto di collaborazione fra le classi sociali per lo sviluppo della nazione nella concordia e nel senso di solidarietà nel popolo, inteso non come massa (comunismo) né individui (liberalismo) ma come stirpe unitaria, con unica lingua e stessa storia che vive da molte generazioni nello stesso territorio, che condivide un destino e progetta il proprio futuro.
Settentrione e Meridione, l’analisi di un divario
La differenza fra Nord e Sud in Italia è evidente da alcuni decenni e negli ultimi anni si è acutizzata ampliando il divario storicamente esistente. Con l’esito di spinte separatiste al Nord e richiami ai Borbone al Sud, periodo storico che grazie a un filone di revisionismo storiograficoe viene ormai considerato aureo per il Mezzogiorno da molti studiosi. Non solo dal puto di vista politico ma anche sociale e economico. O, quanto meno, migliore dell’Italia unitaria di fine Ottocento, quando le truppe dei Savoia misero ea ferro e fuoco numerosi paesi e villaggi, depredarono le riserve auree del Banco di Napoli., smantellarono ferrovie che portarono in Piemonte e fabbriche che finirono anche esse al Nord. Per non dimenticare le leggi liberticide e la dura repressione compiuta contro i meridionali e i soldati dell’esercito borbonico. La situazione attuale discendendo da queste premesse è ancora una situazione difficile, che Riccardo Scarpa analizza da esperto inviato de Il Tempo qual è (Nordici e sudici, Diana edizioni, pagg. 271, euro 15.00; ordini: www.dianaedizioni.com). Per Scarpa la questione meridionale nasce con l’Unità d’Italia e analizza i motivi storici e politici di una unificazione non propria riuscita. Sono passati in rassegna le spoliazioni dei Savoia, il clientelismo dc, la Cassa per il Mezzogiorno, la lunga serie di scandali ecc. Scarpa non fa sconti al Nord e bacchetta il Sud invitando i “Sudici” ad abbandonare l’assistenzialismo e a rimboccarsi le maniche.
René Guénon, la Tradizione e la crisi del mondo d’oggi
Ristampato un classico del pensiero tradizionale pubblicato in Francia per la prima volta nel 1927. L’autore è il filosofo francese René Guénon (1886-1951), con Julius Evola maggiore esponente della corrente del Tradizionalismo integrale (La crisi del mondo moderno, Mediterranee ed., pagg. 254, euro 14,50) sulla decadenza dell’Occidente. Guénon analizza questa “età oscura” (kali yuga, fase terminale di un ciclo), come viene definita nei testi sacri indù, prendendo in esame dal punto di vista storico e filosofico aspetti della modernità come l’individualismo, l’opposizione fra Occidente e Oriente, il contrasto fra i concetti di conoscenza e di azione (brahmano e kshatrya, che sono legati al sacro l’uno e all’agire nel mondo l’altro). Sottolinea come negli ultimi secoli l’Occidente abbia smarrito valori sacrali che facevano parte del suo patrimonio che si richiamavano proprio alla Tradizione integrale. Deposito di valori e principii ancora sono vivi in molti Paesi orientali. E vengono analizzati i motivi di questa decadenza che ha interessato ormai l’educazione, la cultura, la stessa visione del mondo della Tradizione europea. Si tratta di uno dei testi chiave del pensatore tradizionalista, che in seguito si convertì all’islam e fu iniziato in una comunità sufi. L’edizione è stata curata, con appendici e saggi critici, da Gianfranco de Turris, Giovanni Sessa e Andrea Scarabelli. Utile lavoro di inquadramento che spiega anche vari aspetti della corrente tradizionale.