Il massacro dei fedeli alla Mecca, durante la festa dell’Hajji, avrà ripercussioni diplomatiche serie che andranno a gettare nuova benzina sul fuoco – perennemente acceso – del Medio Oriente. L’Iran ha chiesto ufficialmente una commissione d’inchiesta che faccia luce sulle responsabilità dell’eccidio costato la vita a quasi ottocento persone e la guida suprema di Teheran, l’ayatollah Khamenei non ha nessuna intenzione di far finta di nulla: “Ci saranno severe reazioni se i sauditi non ci restituiranno subito i corpi delle nostre vittime”.
Nella carneficina sono rimasti uccisi almeno 456 iraniani, stando alle cifre che sono state diffuse dall’Organizzazione ufficiale che cura il pellegrinaggio a La Mecca. Però c’è stato un caso diplomatico perchè, stando a quanto denunciato da Teheran, i sauditi non avrebbero convalidato i visti per l’ingresso in Arabia dei funzionari iraniani che avrebbero dovuto procedere al riconoscimento e alla traslazione delle salme. Da parte loro, i sauditi hanno replicato accusando l’Iran di voler strumentalizzare la vicenda.
Intanto il governo iraniano ha intenzione di chiedere una commissione, composta da esponenti provenienti da tutto il mondo musulmano, per far chiarezza attorno alla dinamica che ha portato alla drammatica mattanza dell’Hajji. E, infatti, gli ambasciatori di Teheran nei paesi islamici hanno avuto ordine – confermato dalle dichiarazioni rilasciate all’agenzia di stampa Irna dal ministro alla Cultura iraniano Ali Jannati – di sensibilizzare le istituzioni locali per la costituzione della commissione.