“Il Metodo Salvini” è l’ultimo saggio di Francesco Del Vigo (ufficio di direzione de Il Giornale) e Domenico Ferrara (IlGiornale.it) dedicato al leader della nuova Lega Nazionale. Abbiamo intervistato gli autori chiedendo come è nata la ricerca e quali sono gli elementi caratterizzanti la svolta culturale del leader del Carroccio.
Su cosa punta il vostro saggio-inchiesta sul leader leghista?
Punta principalmente ad analizzare i motivi che stanno dietro al successo politico-mediatico di Salvini. Ma poi, con l’ausilio di politologici ed intellettuali, abbiamo anche cercato di comprenderne i limiti, le lacune e le possibilità concrete di successo.
Come avete costruito la vostra ricerca?
Il libro nasce da un diverbio che abbiamo avuto proprio sulla figura del leader della Lega. Diciamo che, non essendo in totale accordo, abbiamo lanciato a noi stessi la sfida di provare a capire qualcosa in più su Salvini, avvalendoci dei contributi di Marcello Veneziani, Pietrangelo Buttafuoco, Marco Tarchi, Massimiliano Panarari, Gianfranco Pasquino, Massimo Fini, Luca Ricolfi, Alessandro Amadori, Alessandro Campi. Per provare invece a comprendere le ragioni per cui molti “terroni” abbiano deciso di votare per Salvini, abbiamo invece fatto un viaggio all’interno dei circoli Noi Con Salvini del Centro-Sud e abbiamo parlato con militanti e coordinatori per capire le loro ragioni.
In cosa differisce rispetto ai tradizionali leader di centrodestra?
Sicuramente nella comunicazione e nella disintermediazione. Salvini ha azzerato ogni filtro. Per usare un’espressione abusata: parla alla pancia del paese. Ma allo stesso tempo è riuscito a dire le cose che la gente pensa al bar o in casa propria. E poi riesce a essere presente sul territorio, sui mezzi di comunicazione tradizionali e su internet.
Il segretario della Lega buca il video con posizioni nette, ma ha anche un quadro identitario altrettanto definito di riferimento?
Sicuramente buca il video. Sul quadro identitario ci sono stati dei cambiamenti rispetto all’elettorato storico di riferimento. Nel senso che ha cercato di allagarlo, non solo territorialmente spostando il baricentro verso il centro-sud, ma anche a sposando cause di categorie sociali storicamente tutelate (almeno a parole) dalla sinistra. Un esempio su tutti: il popolo degli esodati.
La Lega salviniana si è spostata a destra nello schieramento politico?
Può darsi, anche se in un’epoca in cui la dicotomia destra-sinistra ha fatto il suo tempo questa considerazione lascia il tempo che trova. Sicuramente, ha spostato l’asso verso destra per quanto riguarda l’alleanza col partito di Marine Le Pen.
Con Giorgia Meloni ci sono sintonie?
Solo in linea teorica. Ci sono temi e battaglie che li trovano d’accordo. Tuttavia è la visione dello Stato che è differente così come la natura del partito Fratelli d’Italia e del Movimento della Lega Nord.
E’ possibile immaginare un fronte identitaria con un respiro di governo? Come sarà l’autunno di Salvini?
La possibilità rimane viva. Di fronte a un appuntamento elettorale, il centrodestra avrà come unica alternativa quella di cercare un collante e soprattutto un leader. E Salvini non è detto che non si possa fare da parte. Il suo autunno sarà sicuramente “caldo”. Continuerà a battere il ferro dell’immigrazione, a tuonare contro il governo Renzi e a provare a raccogliere ulteriori consensi.
*Il metodo Salvini di Francesco Maria Del Vigo e Domenico Ferrara (Serling &Kupfer, euro 19)