“Nato a Belfast nel 1954, Bobby Sands entrò nell’I.R.A. a soli 17 anni, ritenendolo l’unico modo per difendere la sua gente e combattere le ingiustizie causate dall’occupazione britannica. Organizzatore instancabile di iniziative per migliorare le condizioni di vita della sua comunità, fu arrestato più volte e più volte condannato senza prove a suo carico, divenendo infine il leader di una tragica stagione di lotte carcerarie durata quattro anni e culminata con la sua clamorosa elezione al parlamento di Westminster, mentre era già in corso lo sciopero della fame che l’avrebbe portato alla morte. (…) il sacrificio di Bobby Sands e dei suoi nove compagni che morirono dopo di lui, anche loro rifiutando il cibo per ottenere il riconoscimento dello status di prigioniero politico, favorì l’avvio della decisiva svolta politica culminata in tempi recenti con l’implementazione degli accordi di pace e l’abbandono della lotta armata da parte dell’I.R.A. “La nostra vendetta sarà il sorriso dei nostri bambini”, scrisse Bobby Sands in uno dei passaggi più toccanti e cruciali dei suoi pensieri dal carcere. Oggi quella frase compare accanto alla gigantografia del suo volto su un muro di Falls Road, in una Belfast pacificata ormai da anni. E suggella l’ultima grande vittoria di un eroe dei nostri tempi che, sconfitti tutti i tentativi di criminalizzazione, è diventato fonte d’ispirazione e d’insegnamento anche per i più giovani”. (Riccardo Michelucci – da “Avvenire” del 30 aprile 2010)
“Dopo la sua morte, Bobby Sands fu deposto nella bara con una croce d’oro massiccio tra le mani. Pesante, bellissima, grande come una mano, giuntagli direttamente dal Papa, da quel Giovanni Paolo II che, pochi mesi prima, nel settembre del 1979, aveva omaggiato la terra d’Irlanda con una visita, in cui aveva pronunciato frasi in gaelico e si era rivolto direttamente ai soldati repubblicani, agli uomini della violenza, implorandoli di sotterrare l’ascia di guerra. Proprio il Papa, durante lo sciopero della fame, aveva inviato il suo segretario privato, Padre John Magee, per tentare di convincere Bobby Sands ad interrompere il digiuno, ovviamente senza riuscirci. Ora lo stesso Pontefice, il Papa dei cattolici, e quindi degli irlandesi, inviava ad uno degli uomini della violenza una riproduzione del suo pastorale, con cui il capo della Cristianità predica e ammonisce. E’ il suo coraggio…”. (Blog Rebel Soul – 17.11.2004).
Non è elegante rinfacciare ai morti gli errori commessi in vita, nel giorno del loro funerale. Ma la Signora Margaret Thatcher, primo ministro del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, ieri scomparsa dopo una vita dignitosa e non priva di grandezza, ebbe a definire “terrorista” il patriota irlandese Bobby Sands, morto per sciopero della fame in carcere ed eletto deputato durante la prigionia. Sands è considerato un eroe dai suoi connazionali; e, grazie alla sua scelta estrema, i rapporti tra le due comunità sono profondamente mutati. Bobby Sands non era un terrorista, ma un patriota irlandese; la Signora Thatcher si era sbagliata, per amore della patria britannica; il Pontefice polacco (che mandò a Belfast una riproduzione aurea della sua croce astile, da mettere tra le mani di Bobby, nella bara) fu l’unico, nella vicenda nord -irlandese, a vedere giusto, perché ispirato dall’intelligenza del cuore. Il mondo lo venera anche per questo.