Il Parlamento giapponese ha dato il via libera alla legge che, per la prima volta dal 1947, autorizza le “forze di autodifesa”, perifrasi con cui si presentano le forze armate nipponiche, a partecipare a missioni armate al di fuori dei confini del paese. Si tratta di una rilevante discontinuità rispetto al passato, dal momento che la Costituzione del Giappone vieta allo Stato di avere un esercito.
Adesso le forze di autodifesa giapponesi, come sintetizzato dal Wall Street Journal, potranno fornire supporto logistico ad eserciti alleati impegnati in operazioni all’estero di interesse nazionale per il Giappone; intercettare missili balistici diretti verso gli Stati Uniti o altri paesi alleati; potranno impegnarsi in operazioni militari per tenere aperte le rotte marittime di importanza strategica per il paese; potranno partecipare a missioni di pace ONU ad elevato rischio: fino ad oggi potevano impegnarsi solo dove non ci fosse rischio di essere coinvolti in un combattimento; potranno impegnarsi in missioni di combattimento per salvare ostaggi giapponesi.
Questa nuova legge va a sanare un vulnus, dal momento che l’attuale costituzione giapponese, di impronta ideologicamente pacifista, fu realizzata dalle forze occupanti americane sbarcate in Giappone dopo la fine della Seconda guerra mondiale.